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Ex Ilva, i sindacati: «Non pagata integrazione Cigs, uno scandalo». Catalfo: «In arrivo, no polemiche»

 
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Ilva, nel piano Mittal Marcegagliaspuntano oltre 2400 esuberi

Per Usb e Fim: «È una leggerezza del governo»

Martedì 11 Febbraio 2020, 14:45

16:35

TARANTO -  «Un altro scandaloso colpo ai danni dei lavoratori in cassa integrazione dell’Ilva in AS che per beghe e cavilli burocratici si vedono decurtate le loro retribuzioni». Lo denuncia Valerio D’Alò della segretaria nazionale Fim Cisl riferendosi al fatto che l’Ilva in amministrazione straordinaria non ha corrisposto ai suoi 1800 dipendenti in cassa integrazione straordinaria, dichiarati in esubero e non assunti da ArcelorMittal a novembre 2018, l'integrazione salariale del 10%. In questo mese l’importo erogato da Ilva è inferiore o in alcuni casi nullo (per chi non beneficia degli assegni familiari) proprio a causa della mancanza dell’integrazione salariale che è stata finanziata nel decreto Milleproroghe da parte del Governo, ma si è ancora in attesa della conversione in legge. «I lavoratori - puntualizza D’Alò - si vedranno decurtate di circa 200 euro le proprie retribuzioni. E’ inaccettabile che a seguito delle rassicurazioni e delle passerelle da parte della politica, come ripetiamo da tempo, a pagare siano i lavoratori. Il Governo comprenda che non si può giocare con le famiglie e le scadenze che ogni mese i lavoratori hanno. Si ripristini - aggiunge - la condizione quanto prima e non escludiamo la mobilitazione dei lavoratori». La misura dovrebbe essere corrisposta con gli arretrati della mensilitá di gennaio nel cedolino di marzo 2020.

«Abbiamo sollecitato per tempo il governo, ma ad oggi nulla è stato inserito nelle buste paga dei lavoratori. Riscontriamo una evidente leggerezza, quasi indifferenza, nei confronti della città di Taranto, contrariamente ai vari annunci». Lo sottolinea il coordinatore provinciale dell’Usb di Taranto, Francesco Rizzo, commentando la mancata corresponsione ai 1800 dipendenti in cassa integrazione straordinaria dell’Ilva in As dell’integrazione salariale del 10%, che è stata finanziata nel decreto Milleproroghe, ma si è ancora in attesa della conversione in legge. «A dir poco imbarazzante - aggiunge Rizzo - vedere il premier Conte che insegue Arcelor Mittal, quasi pregandolo di rimanere in Italia, in particolare a Taranto, e andando spudoratamente contro la volontà popolare. Il Governo del popolo, così si è autoproclamato, soprattutto nella sua componente Cinque Stelle, ma di fatto l’esecutivo, sta facendo tutt'altro rispetto a quello che la comunità vorrebbe di fronte ad una multinazionale che si è già mostrata per quello che è».
Il sindacalista evidenzia anche le problematiche dell’appalto-indotto. «Diverse - sostiene Rizzo - sono le ditte che comunicano il mancato impegno onorato da parte di Mittal, comportamento questo che mette in difficoltà moltissimi lavoratori e rispettive famiglie. Il risultato è uno stato di grande confusione e precarietà. Invitiamo dunque il territorio - conclude - ad una unità di intenti mirata a reagire in maniera costruttiva di fronte a questo gioco al massacro di cui fanno le spese sempre i cittadini e i lavoratori di Taranto».

LE PAROLE DEL MINISTRO CATALFO - «L'emendamento al decreto Milleproroghe è già stato depositato e ha ricevuto anche l’ok della Ragioneria generale dello Stato, ora attendiamo solo l'approvazione del provvedimento che avverrà nei prossimi giorni. L’emendamento stesso garantirà la continuità del sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti delle aziende del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria per l’anno 2020, prorogando così misure già in vigore negli anni 2018- 2019». Lo precisano il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mario Turco.
«Inutile quindi ingenerare preoccupazioni che non fanno bene ad un territorio già segnato da contrapposizioni e polemiche - aggiungono i due esponenti di Governo -. Lavoriamo insieme per costruire e non per dividere». 

GIOVEDì INCONTRO INDOTTO - Il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha convocato per giovedì 13 febbraio alle ore 11 in Prefettura il tavolo di crisi sull'indotto-appalto ArcelorMittal, che era stato chiesto nei giorni scorsi da Confindustria Taranto e dai sindacati confederali. Invitata anche ArcelorMittal.
All’ordine del giorno lo stato dei pagamenti alle imprese da parte della multinazionale che nei giorni ha precisato di aver erogato alle imprese, dall’inizio di gennaio 2020 ad oggi, circa 20 milioni e altri 6 milioni sono in arrivo. L’associazione degli industriali continua a lamentare invece ritardi nei pagamenti e la corresponsione alle imprese solo di acconti sullo scaduto. L’azienda ha anche annunciato l’attivazione di un numero telefonico dedicato a cui gli imprenditori possono rivolgersi per segnalare i loro problemi.

PRESIDIO IN PREFETTURA - Giovedì prossimo, in occasione del tavolo convocato dal prefetto di Taranto Demetrio Martino sulla questione dell’indotto-appalto dello stabilimento siderurgico, a cui sono stati invitati sindacati, Confindustria e ArcelorMittal, i lavoratori dell’Ilva in As terranno un presidio dinanzi alla Prefettura. Lo annunciano Fim, Fiom e Uilm spiegando di aver chiesto ufficialmente al prefetto di affrontare, a margine dell’incontro, anche la questione dell’integrazione salariale del 10% per i lavoratori di Ilva in AS non erogata questo mese.
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco, hanno spiegato in una nota che «l'emendamento è già stato depositato e ha ricevuto anche l’ok della Ragioneria generale dello Stato, ora attendiamo solo l’approvazione del provvedimento che avverrà nei prossimi giorni». Fim, Fiom e Uilm ribadiscono che «con i cedolini, visualizzati in data odierna dal portale My Ilva» i lavoratori hanno «constatato il mancato pagamento dell’integrazione salariale del 10 per cento con conseguente retribuzione pari a zero euro. Il governo deve dare risposte ai lavoratori sugli impegni assunti» anche in base «all’accordo del 6 settembre 2018».

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