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Larussa (FdI): basta con i personalismi su Fitto. I leghisti ripensino alla lezione di Tatarella

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Larussa (FdI): basta con i personalismi su Fitto. I leghisti ripensino alla lezione di Tatarella

Ignazio La Russa e Raffaele Fitto

Il presidente dei meloniani, a Bari con l’eurodeputato e possibile candidato governatore, rievoca le strategie del «ministro dell’armonia»

Venerdì 07 Febbraio 2020, 18:37

18:46

Lo scontro tra Fratelli d’Italia e Lega per l’indicazione del candidato governatore impazza ma potrebbe essere l’evocazione del «ministro dell’Armonia”» a pacificare i contendenti. Ieri a Bari si è inaugurata presso la Fondazione Tatarella, la mostra fotografica dedicata a Pinuccio Tatarella e al fratello Salvatore. Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e già ministro della Difesa, ricordando il legame profondo con «le renard», come fu definito dal quotidiano francese Le Monde, invita a superare i provincialismi e convergere su Raffaele Fitto, eurodeputato meloniano, come sfidante di Michele Emiliano.

Presidente La Russa, è a Bari con Raffaele Fitto (che lo ha accolto all’aeroporto Wojityla, ndr)…
«Sono qui per la mostra su Pinuccio e Salvatore».

Allora partiamo dall’Amarcord. Quando ha conosciuto Pinuccio?
«Mi fa ritornare alla notte dei tempi. Sicuramente negli anni settanta. L’amicizia profonda nacque nel congresso nazionale del Msi del 1976, al Midas di Roma. Lì Pinuccio sancì l’alleanza con un gruppo di giovani cresciuto nel Fronte della gioventù. L’amicizia non fu solo politica, ma anche personale. Passavamo con mia moglie le vacanze insieme a Pinuccio e Angioletta».

La considerano uno degli eredi della tradizione tatarelliana. Le pesa?
«Guardi, per fare quello che faceva Pinuccio, ce ne vorrebbero almeno tre. La mia attività politica, senza la pretesa di assomigliargli, è ispirata alla sua visione, interpretata con la mia personalità. Ci ha insegnato a ricercare l’armonia nel partito e con gli alleati».

E ad andare oltre gli schemi precostituiti…
«Gli piaceva arricchire la destra con personalità esterne. Per esempio avrebbe apprezzato l’adesione di un intellettuale come Francesco Alberoni, ora di Fdi».

Nei primi anni novanta Pinuccio organizzava convegni su Di Vittorio e Salvatore vinceva nella città del leader della Cgil. Che ricorda di quel periodo?
«Andai a Cerignola per sostenere Salvatore con un comizio. E Pinuccio affettuosamente mi rimbrottò: “I tuoi comizi vanno bene in Lombardia. Qui siamo in Puglia”. Vincemmo e lì iniziò la destra di governo. Salvatore sindaco non era il fratello di Pinuccio, ma “un altro Tatarella”».

Discepoli di Tatarella ci sono anche nella Lega.
«Giancarlo Giorgetti può assomigliargli ma non ha vissuto la sua stagione. Maroni aveva una intesa di ferro con Pinuccio. Nel 1994 leghisti e Msi non andavano d’accordo. Pinuccio mi disse: “Con chi devo parlare per sistemare le cose?”. E gli procurai l’appuntamento con Maroni. Nacque un sodalizio umano che non è mai venuto meno. Salvarono per molti mesi il governo. Poi Maroni provò a frenare Bossi quando voleva rompere con il Polo della libertà e successivamente pagò questa posizione con un lungo ostracismo da parte del “Senatur”».

Ci vuole una nuova armonia tatarelliana in Puglia per lanciare la candidatura di Fitto?
«Con Pinuccio non ci sarebbe stato problema: avrebbe messo nella voce “provincialismo” certi atteggiamenti (si riferisce all’ostilità della Lega per Fitto, ndr) che nascono da legittime e comprensibili posizioni personali di qualcuno, che era amico e poi meno amico. Pinuccio avrebbe commentato la querelle con questa massima: “I cazzetti personali sono ammissibili in politica purché siano in sintonia con gli interessi generali”. Quindi non bisogna far prevalere aspetti personali rispetto alla grande convinzione che con la competenza di Fitto si vinca in Puglia, essendo Raffaele il più adeguato a guidare la coalizione che batterà Emiliano».

La Meloni ha ricordato che ci sono accordi nazionali da rispettare...
«Nella vita i patti si mantengono e noi abbiamo mantenuto gli impegni assunti, ad esempio in Emilia-Romagna. E in Puglia mettiamo in campo Fitto, il più votato nella regione alle europee, pur non essendo del partito più forte».

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