Nuova settimana di lavoro per individuare entro i 20 dicembre, un percorso d’intesa che permetta ad ArcelorMittal di restare in Ilva. Giovedì prossimo, 5 dicembre, il custode giudiziario sull'aria caldo, ingegnere Barbara Velenzano dovrà fornire al giudice di Taranto una valutazione tecnica in merito all’automazione della Map dell’Altoforno 2. In sostanza dovrà valutare se l’impedimento che ha obbligato Ilva in As a chiede una proroga per provvedere all’automazione richieda o meno una proroga oltre il 13 dicembre. Dopo la valutazione tecnica sarà il pm titolare del procedimento a dare il proprio parere, quindi il giudice dovrà decidere se concedere o meno la proroga.
Mentre in Italia si cerca di convincere ArcelorMittal a non chiudere Taranto e a mantenere gli accordi, la multinazionale con sede a Lussemburgo, ha annunciato un investimento da 100 milioni entro il 2023 (stesso orizzonte temporale del piano di ristrutturazione e rilancio dell’Ilva) sul sito francese di Fos-sur-Mer. Ieri è stata annunciata la prima tranche di 20 milioni di euro per realizzare un nuovo sistema di filtraggio che permetterà di ridurre del 40% le emissioni, un sistema che anticipa le future misure ambientali.
L’intero investimento - fanno sapere da ArcelorMittal - punta a migliorare la qualità ambientale e la salubrità dell’aria. L’investimento arriva dopo che nel dicembre 2018, in seguito a un rapporto dell’ispettorato del lavoro locale, la prefettura di Bouches-du-Rhône ha notificato al direzione di ArcelorMittal Fos-sur-Mer una multa da 15.000 euro per inquinamento dell’aria.
Tornando in Italia, i sindacati, aspettano una convocazione per capire come si muove la trattativa e si preparano a dare battaglia sugli esuberi, mantenendo il punto sulla cifra «Zero». Vale la pena ricordare, che la cifra «zero» esuberi usciva sia dal piano occupazionale dell’accordo (non siglato dai sindacati) impostato dall’ex ministro Calenda, sia dall’accordo del 6 settembre 2018 firmato dai sindacati con l’allora neoministro Luigi Di Maio. In entrambi i casi a fine piano (2023) tutti gli addetti sarebbero stati assorbiti in ArcelorMittal, fino ad allora, una parte sarebbe rimasta in capo all’Ilva in Amministrazione Straordinaria - con cassa integrazione e corsi di formazione - ovvero avrebbe accettato l’incentivo all’esodo.
Grazie agli incentivi (fino a un massimo di 100.000 euro lordi, pari a un netto variabile dai 70 agli 80.000 euro) in 900 sono usciti e ora in capo all’A.S. rimangono solo circa 1.600 addetti. Una cifra che ArcelorMittal sperava notevolmente più bassa. In questi mesi gli operai rimasti all’Amministrazione Straordinaria sono impegnati nelle attività di formazione, una serie di corsi finanziati da Fondimprese per prepararli ad ArcelorMittal o comunque nelle nuove fabbriche 4.0.
«ArcelorMittal ha solamente rinviato i tempi di spegnimento" puntualizza il segretario generale della Uilm Rocco Palombella "Non si può trattare sotto ricatto e non si può legare il destino occupazionale di migliaia di lavoratori, le sorti ambientali di un’intera comunità e quelle dell’economia italiana ai tempi della giustizia» conclude.