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«Turismo e immobili: Bari e la Puglia al top»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

«Turismo e immobili: Bari e la Puglia al top»

Parla Mario Breglia, di Scenari Immobiliari: ora si punti sulle infrastrutture

Mercoledì 02 Ottobre 2019, 17:01

Fu una meteora nei lontani Novanta, poi il crollo, fino alla risalita vertiginosa negli ultimi anni. Oggi Bari è alla testa di una regione, la Puglia, che macina record su record nel settore immobiliare e turistico. Un trend spaventosamente positivo che, però, ha bisogno di essere irrobustito e irrorato. Creare un ponte tra territorio e investitori, nazionali e internazionali, è l’obiettivo del «Forum del Sud 2019» in scena venerdì 4 ottobre proprio a Bari (i dettagli nel box). La manifestazione, ideata dall’Istituto indipendente di studi e ricerche Scenari Immobiliari e Cassa depositi e prestiti, approda dunque nel capoluogo pugliese per la sua quarta edizione, dopo le iniziative a Lecce -Matera, Siracusa e Napoli.

Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, perché proprio Bari?
«Bari è una città che, insieme alla Puglia tutta, sta sta vivendo uno sviluppo turistico impressionante. Parliamo di una Regione leader nel Mezzogiorno e, per tanti versi, anche dell’intero Paese».

Entriamo in dettaglio. Cosa «tira» di più?
«La Puglia è la Regione che sta avendo il maggior incremento del numero di compravendite di case. È il territorio con il più alto numero di stranieri che acquistano abitazioni in Italia. E infine è la parte di Paese che sta attirando il maggior numero di investimenti istituzionali nel Mezzogiorno».

La bellezza del territorio è nota così come lo sono alcune che, però, sono sempre state lì. Come si giustifica questa esplosione?
«La cosa più interessante è che non si tratta di una fiammata, ma di un fenomeno andato in crescendo nel tempo. La Puglia 10 anni fa non era nel radar degli investitori, oggi è al primo posto. Vuol dire che sono stati realizzati alcuni passaggi virtuosi: incremento della qualità dell’offerta e dell’efficienza nella promozione, rivalutazione dell’immagine, miglioramento dei servizi. E, naturalmente, anche del prodotto turistico-immobiliare».

Allora proviamo a rovesciare il discorso. Se queste sono le rose e i fiori, dove invece sussistono delle lacune?
«Il punto critico sono le infrastrutture. L’aeroporto di Bari è sicuramente cresciuto tanto, quello di Brindisi è interessante, ma è chiaro che si tratta dei “fondamentali”. Ma poi c’è l’offerta organizzata. C’è tanto da fare in termini di rete: quando hai dei singoli punti di eccellenza la differenza la fa la capacità di armonizzazione».

Di trend positivi ne avrete visti tanti. Cosa fare per non sprecare l’occasione?
«Servono iniziative di lungo termine. Prendiamo Matera 2019. La città sta perdendo una grande occasione. Sono aumentati i prezzi di tutti i servizi ma non la qualità degli stessi. Non ci sono bar, né panchine, né accoglienza. C’è solo il mordi e fuggi che però non va bene».

Qualche esempio virtuoso cui ispirarsi?
«Capri, la Costiera amalfitana e Venezia fanno turismo di qualità da 100 anni. Erano delle eccellenze allora e lo sono tutt’ora. Bisogna avere continuità, investire, migliorare. Avere tempo e non avere fretta».

Il pubblico, in tutto questo, cosa può fare?
«Pubblico e privato devono marciare uniti. Se uno cade trascina anche l’altro. Il pubblico, oltre a garantire infrastrutture e alcuni elementi essenziali, come la sicurezza, deve capire che il turismo è un trend mondiale, con numeri enormi, ma l’Italia sta perdendo terreno».

E come si fa a riguadagnarlo? Con il turismo per i ricchi stranieri?
«Ci vuole un sistema integrato, né di alto né di basso livello. Negli anni ‘90, in Puglia, si pensò di puntare sui campi da golf e, su questo, ci furono notevoli investimenti. È servito ad attirare i ricchi golfisti? No, perché i campi da soli non bastavano. D’altra parte, anche il turismo povero è insufficiente. Le gradazioni di offerta sono la soluzione».

Ma quando si parla dell’«Italia turistica» quanto pesano le differenze Nord-Sud?
«Il Paese offre un sistema a macchia di leopardo. Ci sono alcune eccellenze che funzionano, altre molto meno. Gli stranieri conoscono Venezia, Firenze, Roma, la Puglia e la Toscana. L’Italia la conoscono poco e questo è pericoloso. Cinque realtà non reggono il peso di una Nazione».

Stringiamo la telecamera sul futuro delle città, altro tema del Forum. In che direzione dovrebbero svilupparsi?
«In primo luogo devono essere accoglienti per chi ci arriva e chi ci abita. Il Wi-fi non basta. E poi, se ci sono delle eccellenze, bisognerebbe sapere dove trovarle. Dotarsi di un ufficio per accogliere e guidare i turisti, come a Venezia, è di certo una buona idea. S’inizia sempre dalle cose semplici».

Ma è vero che il policentrismo della città, un «mondo» in ogni quartiere stile Berlino, è un valore aggiunto?
«Forse può esserlo per il residente, ma non per il turista. È probabile che quest’ultimo non abbia nessuna voglia di sbattersi in giro per la città, ma ami trovare tutto in centro a portata di mano».

A Bari ci si lamenta spesso dei prezzi troppo alti delle abitazioni. Vi risulta una crescita eccessiva?
«I prezzi sono cresciuti anche se non userei il termine eccessivo. Il problema è che la pressione è tutta sul mercato del prodotto usato. Si costruiscono pochissime case nuove e dunque si rischia di strapagare abitazioni datate. A Roma si edificano mille case nuove all’anno per tre milioni e mezzo di abitanti. Nelle altre città, e Bari non fa eccezione, solo poche decine».

Ma una spinta non potrebbe arrivare da questa svolta ecologista che tutti auspicano?
«Il mercato immobiliare, da questo punto di vista, è sordo. Nessuno, né privato né azienda, è disposto a spendere un euro in più per una casa verde. I costruttori seguono le norme sul risparmio energetico, ovvio, ma il mercato non chiede nulla in questo senso. Greta è fuori dall’immobiliare, purtroppo».

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