La ragioniera del Comune aveva l’abitudine di autoliquidarsi rimborsi sostanziosi. Ad esempio i 18mila euro per le trasferte quotidiane da Foggia, o anche delle indennità mensili per la lotta all’evasione e - persino - in un caso - il compenso professionale per un ricorso davanti alla commissione tributaria. In totale, un giochino da 130mila euro. Soldi che per la Corte dei conti costituiscono danno erariale, e che sono costati una condanna - oltre che alla funzionaria, Maria Anna Tornisiello - anche al segretario comunale e alla giunta di Margherita di Savoia, all’epoca guidata dal sindaco Gabriella Carlucci.
Carlucci, sorella della showgirl Milly, dopo una carriera nel mondo dello spettacolo e della moda ha avuto una parentesi in politica: deputata di Forza Italia, eletta in Puglia nel 2001 e confermata per due legislature, nel 2010 tenta l’avventura come sindaco della città del sale. Una esperienza che dura due anni e si conclude con le dimissioni, preludio all’addio a Berlusconi e a una nuova candidatura con Monti che non ha successo. Ci ha riprovato lo scorso anno, con l’Udc, sempre in Puglia, ma non ha avuto miglior fortuna.
Nel procedimento contabile, dove era difesa L’ex sindaco, difesa dal marito Marco Catelli, l’ex sindaco non si è neppure costituita: ormai la Carlucci risiede stabilmente a Londra. La condanna nei suoi confronti è tutto sommato minima (1.600 euro), ma solo perché i giudici hanno stabilito di ridurre del 50% il danno di circa 130mila euro contestato dall’allora vice-procuratore Pierpaolo Grasso.
La vicenda nasce da un esposto presentato da un consigliere comunale di opposizione e vede al centro, appunto, i rimborsi facili della Tornisiello. In particolare quelli - 18mila euro totali in due anni - per recarsi in ufficio con l’auto. Soldi erogati con modalità abbastanza singolari. «Con richiesta firmata dalla Tornisiello, indirizzata al Settore Economico finanziario del Comune (vale a dire alla Tornisiello stessa) veniva richiesto, a consuntivo, il rimborso relativo a diversi e svariati mesi, senza indicazione dei giorni ed in assenza di alcuna preventiva autorizzazione all’eventuale utilizzo del mezzo proprio». Un iter che si concludeva con un «mandato di pagamento, a firma, anche in questo caso, della stessa Tornisiello».
Ad innescare la responsabilità dell’allora sindaco Carlucci, dei suoi assessori e del segretario comunale sono invece i compensi per i progetti di recupero dell’evasione Ici, approvati dalla giunta, che prevedevano per la funzionaria una indennità aggiuntiva di 1.500 euro al mese, calcolata non solo sull’Ici - come consentito dalla legge - ma anche sugli altri tributi comunali. Soldi - secondo i giudici - erogati «senza alcun riferimento concreto alle somme incassate ed in palese dispregio delle disposizioni normative in quanto alcun compenso incentivante può essere previsto per i tributi diversi dall’Ici».
I componenti della giunta e il segretario comunale dovranno risarcire circa 47mila euro, in solido con la Tornisiello. La funzionaria dovrà poi restituire altri 55mila euro: tra le altre cose si era autoliquidata 2mila euro di straordinari in occasione di un referendum, anche qui in violazione di legge, perché dall’indagine è venuto fuori che non timbrava nemmeno il cartellino.