BARI - Li hanno confinati in ottava fila o giù di lì, dietro i presidenti di Confqualcosa e i consiglieri delle bocciofile. La prima volta della nuova Razza Padrona in Fiera del Levante è stata, come dire, sottotono. Ma se se la sono presa, non l’hanno data a vedere. Silenziosi, compatti, ordinati e deferenti, si sono fatti notare soltanto per il timido applauso all’ingresso del premier Giuseppe Conte. Nessuno li ha seguiti. Eppure il drappello dei parlamentari Cinque Stelle, mai così numeroso, ha segnato anche a queste latitudini il passaggio dei grillini da corsari di opposizione a forza di governo.
Tra loro c’era, in particolare, il deputato barese Giuseppe Brescia, l’ex volontario di Emergency che da presidente della commissione Affari costituzionali ieri era la più alta carica dello Stato presente in Fiera. Non se n’è accorto nessuno. L’abitudine felpata e deferente di quelli che a Bari ucciderebbero la sorella per un invito all’inaugurazione della Fiera è di fare la fila per stringere mani ai soliti noti, compresi quei pochi parlamentari Pd rimasti che ormai a Roma contano quanto il due di briscola. Ma Brescia, uomo di mondo (ha fatto il barista in Australia), non ci ha neppure fatto caso: gli unici a lamentarsi per essere stati messi così lontano dal palco sono stati i parlamentari di opposizione. Le idee, lui che ormai è un veterano e non ha avuto paura di cantarle a Salvini sull’immigrazione, le ha molto chiare anche sulla politica pugliese: «Emiliano vuole avvicinarsi a noi? - risponde senza accalorarsi - Se lo può soltanto sognare. È inutile che provi a far finta di non c’entrare nulla con i vecchi partiti...».
A poche sedie di distanza da Brescia c’è il deputato di Polignano, Emanuele Scagliusi, influente capogruppo in commissione Trasporti. Vicino a lui altri parlamentari del territorio: «Siamo talmente tanti - scherza uno - che ancora non ci conosciamo nemmeno tra noi». La senatrice Bruna Piarulli della commissione Giustizia, in tailleur nero, ha già esordito una settimana fa a queste latitudini e tutti la salutano. Qualche fila dietro c’è il consigliere regionale Grazia Di Bari. Il vero boss, Rocco Casalino, in abito blu e cravatta a righe lilla, si è piazzato davanti a tutti, giusto alle spalle del premier e del ministro Lezzi che fa le smorfie quando Emiliano parla di Ilva e di Tap.
Lezzi, ormai abituata a essere consultata su ogni argomento, ieri non si è fatta pregare. Ma, come il resto dei discorsi ufficiali di ieri, anche il ministro per il Sud ha tenuto le polemiche al minimo. Ha bacchettato il sindaco di Bari, Antonio Decaro, sui fondi per le periferie («Non è esattamente un taglio. Ci sono stati amministratori che hanno presentato regolarmente i progetti e non hanno perso un euro. Diverso è il discorso per quei Comuni che purtroppo non hanno adempiuto al loro dovere»), ha promesso attenzione alle infrastrutture («Quando parliamo di Puglia, intendiamo che devono arrivare fino al Salento») e si è proiettata in valutazioni sull’economia dei trasporti: «Conte ha parlato di far partire il porto di Gioia Tauro che potrebbe lavorare perfettamente in sinergia con quello di Taranto». Se lo dice lei.