Se la Corte Costituzionale
entra nelle scuole della Puglia
A Bari e Foggia incontri con Silvana Sciarra. «Ripartire dalle uguaglianze»
Lunedì 14 Maggio 2018, 10:06
10:07
di Enrica Simonetti
«La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua»: così parlava Sandro Pertini. E così parlano oggi le tante iniziative che hanno non solo l’obiettivo di celebrare i 70 anni della nostra Costituzione, quanto invece la voglia di porre l’accento sulla sua «attualità», sulla sua vicinanza alla nostra vita quotidiana di cittadini. E quali cittadini hanno più bisogno di capire? I giovani, le generazioni del futuro, che con questa Carta vedono e vedranno l’affermazione della propria appartenenza alla vita pubblica.
È nata così l’idea di un progetto articolato, che proprio in questi giorni ha fatto tappa in Puglia, dal titolo «Viaggio in Italia: la Corte Costituzionale nelle scuole». Due incontri si sono tenuti nel Liceo classico «Lanza» di Foggia e nel liceo artistico «De Nittis-Pascali» di Bari: a guidare entrambi è stata Silvana Sciarra, giudice della Corte Costituzionale, che praticamente è tornata a casa, perché è di origini pugliesi, nata a Trani e laureatasi in Giurisprudenza a Bari, dove è stata allieva di Gino Giugni. La sua storia come quinta donna entrata a far parte della Corte Costituzionale e il suo vissuto all’interno di un’istituzione così importante hanno molto incuriosito i ragazzi delle scuola, che l’hanno tempestata di domande. Le abbiamo chiesto un bilancio di questa esperienza.
Silvana Sciarra, come nasce il progetto di portare la Corte Costituzionale nelle scuole?
«Nasce con un protocollo d’intesa firmato dalla Corte Costituzionale (l’allora presidente Grossi) con il Ministero dell’istruzione, al fine di diffondere tra i giovani significato e azioni di questa istituzione. Il Ministero ha effettuato una mappatura delle scuole (due per regione) e i vari giudici sono incaricati di incontrare i ragazzi. Personalmente, ho avuto il piacere di tornare nella mia Puglia - anche se non ancora nella mia scuola, il Liceo classico “Orazio Flacco” di Bari - e mi sono occupata di Bari e Foggia. L’obiettivo è di andare in 36 scuole italiane e far conoscere la genesi, la composizione ed il funzionamento della Corte Costituzionale, nonché la sua attività̀, illustrandola anche attraverso le sentenze che hanno inciso maggiormente nella vita sociale e nello sviluppo democratico».
Che reazioni ha notato negli studenti?
«Ho trovato una grande apertura in entrambi gli istituti, con dirigenti, docenti e ragazzi impegnati sul fronte della legalità, cosa molto importante. Al “De Nittis” gli studenti hanno mostrato un loro video; a Foggia ho trovato oltre 300 ragazzi pronti a riflettere sul tema della legalità... insomma, sensazioni molto positive».
Il messaggio di fiducia nella giustizia e nelle istituzioni secondo lei giunge ai giovani?
«La realtà intrinseca del messaggio è proprio questa. Illustrare come lavora il Collegio, spiegare i diritti (tema su cui ho ricevuto tante domande) e raccontare alcune delle sentenze più importanti sono tutti punti di partenza fondamentali. Abbiamo riflettuto sui 70 anni della Costituzione e sull’anniversario delle leggi razziali; abbiamo parlato della sentenza che ha dato l’accesso alle donne in Magistratura (datata 1960) o di quella sul reato di adulterio che un tempo era ascrivibile solo alle donne (sentenza del ‘68); o ancora della pluralità dell’insegnamento religioso. Come vede, pezzi della nostra Storia. Si è parlato anche dell’equilibrio tra le istituzioni e, mi creda, ho notato grande interesse nei giovani anche nel recepire questo sintomo di giustizia che magari in qualche caso può sfuggire dall’esterno».
Se dovesse preferirne uno, quale articolo della Costituzione sceglierebbe?
«Tutti hanno la loro importanza, ma l’articolo 3, che stabilisce il principio di uguaglianza sostanziale è quello che a mio avviso continua ad avere un valore straordinario. Altra norma straordinaria è l’art. 36, in materia di giusta retribuzione: oggi si parla tanto delle nuove povertà e io credo che quel principio di dignità che questo articolo introduce sia un “faro guida” della nostra realtà ed emani una luce fortissima sulla Costituzione».
Lei ha studiato a Bari, allieva di Gino Giugni. Che ricordi ha?
«Bellissimi ricordi di questa città e di questa Università che mi ha formata. Ai ragazzi, negli incontri scolastici, ho anche portato me stessa con la mia esperienza di donna, raccontando l’impegno e la maternità, insomma, l’aver conciliato le diverse nature e l’ho fatto non per protagonismo ma per iniettare fiducia e consapevolezza. Sono andata via da Bari a fine anni Settanta ma in questi giorni ho avuto anche il piacere di essere ricevuta dal rettore dell’Università Antonio Felice Uricchio, che mi ha mostrato con grande emozione la stanza di Aldo Moro. Sì, sento quella di Bari come la “mia” Università e ho contatti con moltissimi colleghi».