“Non è rilevabile un errore umano che abbia inciso nel decesso di Natasha Pugliese, ma soltanto una gestione organizzativa, intraospedaliera che non ha consentito di raggiungere l’esito sperato”, salvare la paziente. Pareva che la degente si stesse riprendendo dai postumi di un incidente stradale avvenuto 2 mesi prima, poi negli ultimi 4 giorni le condizioni si aggravarono per un’insufficienza respiratoria; operata d’urgenza, morì sotto i ferri. Sono le conclusioni racchiuse nelle 183 pagine della relazione dei 3 consulenti incaricati dal pm Paola De Martino di eseguire l’autopsia, e accertare cause e eventuali errori medici nella morte di Natasha Pugliese. La ventiduenne cerignolana rimase ferita la sera del 18 giugno 2024 nello scontro nella cittadina del basso Tavoliere tra il monopattino elettrico su cui viaggiava e un’auto; fu ricoverata agli ospedali riuniti di Foggia, dove morì la sera del 4 settembre nella sala operatoria della chirurgia toracica. La relazione autoptica è firmata da Vittorio Fineschi professore di medicina legale dell’università La Sapienza di Roma; Monica Rocco, docente di anestesia-rianimazione nello stesso ateneo; Erino Rendina che insegna chirurgia toracica sempre a La Sapienza.
21 indagati - L’indagine conta 21 indagati, cui vennero notificate le informazioni di garanzia quando il pm dispose l’autopsia per dar loro la possibilità di nominare propri consulenti. Per omicidio colposo in ambito medico sono indagati 20 tra sanitari e chirurghi del nosocomio dauno che ebbero in cura e operarono la paziente; il 21° indiziato per omicidio stradale è il conducente dell’auto coinvolta nell’impatto; per i consulenti della Procura “sussiste indissolubile nesso causale tra l’incidente stradale e il decesso”.
La difesa: accuse da archiviare - Il pm deciderà ora se e per chi chiedere al gip l’archiviazione delle accuse; e per chi eventualmente procedere con l’avviso di conclusione indagini, preludio solitamente alla richiesta di rinvio a giudizio. “La consulenza è chiara, nessun errore medico: mi aspetto la richiesta di archiviazione da parte del pm” dice l’avv. Gianluca Ursitti, difensore di 6 medici. L’avv. Francesco Santangelo legale dei familiari della vittima, preferisce non rilasciare commenti in questa fase di un’indagine ancora aperta. Pm e gip dovranno valutare oltre alle conclusioni di chi eseguì l’autopsia, anche le consulenze dei medici cui si sono affidati molti dei medici indagati; e quelle degli esperti nominati dalle parti offese. Se l’indagine sul decesso è ancora aperta, è in corso da febbraio il processo a 5 parenti di Natasha Pugliese - padre, 3 fratelli, uno zio - accusati d’aver aggredito i chirurghi la sera del 4 settembre 2024 alla notizia del decesso della familiare.
Insufficienza polmonare - Natasha Pugliese morì alle 9 di sera per “una progressiva insufficienza polmonare respiratoria con edema polmonare terminale”, scrivono i prof. Fineschi, Rocco e Rendina. Fu operata d’urgenza “nell’inane tentativo di risolvere tre stenosi tracheali”. Il pm ha chiesto ai 3 esperti di accertare se i medici che ebbero in cura e operarono la paziente sbagliarono “nell’approccio diagnostico e terapeutico e nell’assistenza sanitaria”, tenendo conto anche che fu valutata la possibilità di trasferirla all’ospedale Sant’Andrea di Roma. Per i consulenti “la possibilità di un trasferimento, in tempi non ancora contrassegnati dalla gravità dell’insufficienza respiratoria, in un policlinico attrezzato per gestire e operare la patologia tracheale da cui era affetta la Pugliese fu presa in considerazione dai medici foggiani, ma poi non più percorsa. Occorre rilevare che sino alla fine di agosto il quadro clinico sembrava poter essere terapeuticamente dominato” (curato) “nel nosocomio foggiano; e non c’era la concreta ipotesi di un repentino peggioramento quale quello verificatosi dal 30 agosto in poi, quando la situazione virò bruscamente nella sua gravità. Ma con una progressività e un quadro sintomatologico che non lasciavano presagire il conclamarsi della gravissima insufficienza respiratoria nel volgere di 72-96 ore”.
“Nessun errore umano” - Quanto all’ultimo quesito posto dal pm - la morte conseguenza dell’incidente e anche di cure non adeguate? - secondo i consulenti Natasha morì per le lesioni riportate nello scontro. Per il resto si è di fronte a un caso di “morte trattabile in cui solo il sistema sanitario è imputabile; dobbiamo ribadire come non ria rilevabile errore umano che abbia inciso nel decesso, ma solo una gestione organizzativa, intraospedaliera che non consentì” di salvare la ventiduenne cerignolana.















