Sabato 06 Settembre 2025 | 18:58

Foggia: «Così funziona il sistema nei clan della Società»

 
redazione foggia

Reporter:

redazione foggia

Foggia: «Così funziona il sistema nei clan della Società»

Le dichiarazioni dei fratelli Francavilla, ora pentiti fanno tremare boss, affiliati e la cosiddetta zona grigiaIl processo a bari

Domenica 17 Marzo 2024, 15:25

“Rispetto a quanto riferito in questa aula dai fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla, mi verrebbe da dire che il bello deve ancora venire…”. Le parole del pm della Dda Federico Perrone Capano nella prima parte della requisitoria del processo abbreviato “Game over” in corso davanti al gup di Bari a 63 imputati di traffico e spaccio di cocaina aggravati dalla mafiosità, sono una conferma del peso criminale degli ultimi due pentiti della “Società”; e sembrano preannunciare rivelazioni clamorose. Da quando i “capelloni”, soprannome di Ciro e Giuseppe Francavilla di 50 e 46 anni, hanno iniziato a collaborare con la Giustizia tra dicembre e gennaio scorso dopo le condanne definitive a 9 e 12 anni per mafia e estorsione nel processo “Decimazione”, trema la “Società foggiana”. E ha tutte le ragioni per farlo, visto ciò che sanno i due più importanti pentiti dei 15 sfornati dal ’92 a oggi. Ma con la quarta mafia d’Italia, trema anche la borghesia mafiosa, ossia la zona grigia, quel mondo di mezzo punto di incontro in cui convergono interessi della criminalità e di alcuni esponenti infedeli dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione. I Francavilla, da inizio millennio al vertice del clan Sinesi/Francavilla una delle tre batterie della mafia cittadina, stanno raccontando a Dda e investigatori gli ultimi vent’anni di vita (e morte) dei clan: parlano di omicidi, estorsioni, droga, affari illeciti, alleanze e chissà che altro.

“Game over” I due mafiosi sono tra i 63 imputati che hanno scelto il giudizio abbreviato in corso dal 2 febbraio davanti al gup di Bari Angelo Salerno; la requisitoria dei pm Bruna Manganelli e Perrone Capano proseguirà in aprile con richieste di condanna e eventuali assoluzioni; sentenza entro l’estate, pene scontate di un terzo per la scelta del rito. Per altri 21 imputati processi in corso a Foggia. L’inchiesta, sfociata nel blitz del 24 luglio 2023 con 82 arresti eseguiti dai carabinieri, fotografa il monopolio imposto dalla “Società” a grossisti e spacciatori di cocaina, costretti a rifornirsi esclusivamente dai clan pena rappresaglie. Le cifre dell’affare? La Dda parla di 10 chili di cocaina ritirati mensilmente da canali cerignolani; 50mila dosi smerciate ogni trenta giorni nel capoluogo; droga pagata dai mafiosi poco meno di 40 euro al grammo e rivenduta a 55/60 euro a chi poi la spacciava in città; entrate mensili di oltre 200mila euro, che alimentavano la cassa comune voluta dalle batterie per pagare stipendi a affiliati, mantenere famiglie dei sodali detenuti, reinvestire nell’acquisto di altre partite di stupefacenti.

Il sistema Parlando per oltre 2 ore e mezzo i pm hanno ricostruito la genesi dell’inchiesta che poggia sulle rivelazioni di pentiti e intercettazioni. La Manganelli ha trattato il tema dell’associazione finalizzata al traffico di droga e la sussistenza dell’aggravante mafiosa per metodi usati e per aver agevolato la “Società”, aggravante dimostrata dal diktat dei clan a grossisti e pusher. Perrone Capano si è soffermato sulla rilevanza di quanto detto e sulla credibilità di 6 pentiti: i foggiani Alfonso Capotosto, Giuseppe Folliero e Carlo Verderosa, il viestano Danilo Pietro Della Malva, le cui dichiarazioni furono alla base del blitz del luglio scorso; ora si sono aggiunte quelle dei fratelli Francavilla ascoltati in aula nelle udienze del 23 febbraio e primo marzo. Il “sistema” - così l’hanno definito i Francavilla parlando dell’accordo per imporre il monopolio sullo smercio di cocaina - nacque a inizio 2013 dall’accordo tra una decina di mafiosi esponenti dei Sinesi/Francavilla e dei rivali Moretti pronti a mettere da parte rancori e contrasti per fare affari insieme. Secondo l’accusa l’accordo era ancora in vita nel periodo oggetto dei fatti del processo che i pm hanno ora circoscritto a due anni: da gennaio 2017 al 18 dicembre 2019 quando si pentì Verderosa. Le sue prime rivelazioni consentirono alla squadra mobile poche ore dopo di perquisire l’abitazione di Rocco Moretti junior nipote del boss Rocco Moretti (sono tra i 21 imputati del processo a Foggia), sequestrare oltre un etto di cocaina, e soprattutto rinvenire lista delle vittime del racket e delle somme pagate; quella degli affiliati stipendiati; e l’elenco di spacciatori e quantità smerciate. Come sostenuto dal pm Perrone Capano le dichiarazioni dei pentiti sono riscontrate, genuine, prive di intenti calunniosi. Tant’è – ha rimarcato la Dda - che i Francavilla hanno escluso che uno dei coimputati spacciasse, ma il suo coinvolgimento nel “sistema” emergerebbe da altri elementi. E qui c’è stata la chiosa del pm: “rispetto a quanto riferito in questa aula dai Francavilla, mi verrebbe da dire che il bello deve ancora venire…”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)