Non esercitò pressioni per farsi consegnare 20mila euro dalla cooperativa “San Giovanni di Dio” per votare in consiglio comunale a favore del riconoscimento del debito fuori bilancio dei crediti vantati dalla coop: se uscì dall’aula al momento del voto fu perché era stato sfiduciato come presidente del consiglio comunale di Foggia, ed era transitato dalla maggioranza di centrodestra all’opposizione; seguì l’esempio della minoranza che abbandonò la seduta consiliare, quindi il suo non voto non fu certo collegato all’accusa contestata.
Nel processo in corso al Tribunale di Foggia per le presunte tangenti al Comune in corso da marzo 2023 a carico di 14 imputati, Leonardo Iaccarino, ex presidente del Consiglio comunale, ha reso ieri dichiarazioni spontanee per respingere sia l’accusa di concorso in tentata induzione indebita per ottenere 20mila euro da Michele D’Alba, imprenditore suocero di Raffaele De Nittis presidente della “San Giovanni”; sia quelle di peculato per aver utilizzato soldi dell’ufficio di presidenza per spese private per qualche migliaio d’euro in negozi fornitori del Comune.
In attesa di giudizio 14 imputati tra ex amministratori e consiglieri comunali, funzionari e dipendenti municipali, imprenditori, commercianti, privati cittadini, una società edile accusati a vario titolo di tentata concussione; 2 corruzioni; 1 tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato. Iaccarino è insieme all’ex sindaco Franco Landella il principale imputato. Nel processo l’ex presidente del consiglio veste i doppi panni di accusatore di Landella, e di imputato col maggior numero di accuse a carico: 2 corruzioni (una confessata); il tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità; 11 peculati e tentativi di peculato per spese private nell’ordine di qualche migliaio di euro.
Di un paio di questi acquisti si è parlato con l’interrogatorio del titolare di una libreria; e del dipendente di un negozio di cancelleria che hanno risposto alle domande del pubblico ministero Roberta Bray e dei difensori di Iaccarino, avv. Antonio Ciarambino e Potito Marucci. L’impiegato ha sostanzialmente confermato quanto dichiarò il 15 giugno 2021 alla Polizia durante le indagini, quando verbalizzò che “Iaccarino acquistava di tutto: una plastificatrice, uno zaino, una borsa per notebook, penne regalo, vari articoli di cancelleria, carte da canasta. Questi prodotti non venivano mai pagati. Ritirava la merce e andava via; mi diceva di ‘segnare’, sottintendendo che avremmo dovuto fatturare la spesa sul conto del Comune; mi diceva di fatturare la merce con la dicitura ‘toner’ facendomi capire che solo così saremmo stati rimborsati. Essendo lui presidente del consiglio non avevamo dubbi sulla validità dell’operazione”.
Quanto al titolare della libreria, Iaccarino acquistò nel suo negozio libri scolastici, poi la collana con i 7 volumi della saga di Harry Potter, infine il volume del giudice Palamara. In quelle occasioni - ha detto il teste - Iaccarino non pagò, dicendo al commerciante di vedersela col dirigente dell’ufficio economato che però ammonì il libraio dicendogli che non era una procedura ammessa. Il teste ha spiegato di non aver mai messo in conto quegli acquisti al Comune; e che a distanza di un anno fu il padre dell’imputato a saldare il conto dei libri di Harry Potter.
Questo avvenne quando l’inchiesta era ormai di dominio pubblico: l’ex presidente del Consiglio comunale di Foggia, Leonardo Iaccarino era finito anche in carcere il 30 aprile 2021 per corruzione, tentata induzione indebita e peculato. La difesa ha depositato la ricevuta di pagamento di quei libri.
Sulle imputazioni di peculato Iaccarino ieri nelle dichiarazioni spontanee ha parlato dei rapporti conflittuali col dirigente dell’economato (sentito nella precedente udienza), sostenendo che al suo ufficio di presidenza erano addebitate spese da lui mai sostenute.
















