FOGGIA - L’approdo in rossonero a fine gennaio scorso, in prestito dalla Spal dopo più di 40 partite giocate con gli emiliani, fra Serie A, B e Coppa Italia. In panchina le prime 2 gare della nuova avventura in C. Poi l’esordio, a Crotone. Subito parate decisive, in casa e fuori, che hanno spinto il Foggia a ridosso del terzo posto. In poche settimane, Demba Thiam è diventato uno dei pilastri della formazione rossonera. Classe ’98, originario di Dakar, alto più di 2 metri, il portiere senegalese si sta rivelando una certezza per i «Satanelli».
Thiam, ad Andria il Foggia ha conquistato il settimo risultato utile di fila in campionato.
«Vittoria d’oro. Siamo stati bravi. C’erano molte insidie. L’Andria aveva bisogno di punti per la salvezza, ha confermato che è una buona squadra, la loro classifica è bugiarda».
Quarto posto, col Cerignola incollato ad appena un punto di distanza ma la terza posizione è lontana solo 2 lunghezze: dove può arrivare il Foggia?
«C’è ancora un bel pezzo di strada da fare, 9 giornate non sono poche. Cerchiamo di vincere tutte le gare, senza porci limiti. Alla fine tireremo le somme. È chiaro che essendo lì, ad un soffio dal terzo posto, è d’obbligo provare ad afferrarlo».
Sabato allo Zaccheria c’è la Viterbese, sua ex squadra, che si è rilanciata nella corsa-salvezza con 10 punti nelle ultime 4 giornate. Che partita sarà?
«Una gara molto difficile. Loro sono una formazione di tutto rispetto: conosco Polidori e altri giocatori della rosa, tutta gente di qualità; sono in forma e hanno bisogno di punti per la permanenza, ma la vittoria serve anche a noi. Stetti solo alcuni mesi a Viterbo, nel 2019: giocai poco, perché ero reduce da un infortunio».
Che tipo di portiere è Thiam e a chi si ispira?
«Non ci sono fondamentali che prediligo più di altri: cerco di fare del mio meglio in tutte le situazioni di gioco. Il nostro è un ruolo delicato, sei solo, devi cercare di essere decisivo in frazioni di secondo e saper giocare la palla anche con i piedi. Ci vogliono grande concentrazione e determinazione. Purtroppo c’è poca pazienza con i portieri giovani: ai primi errori, si tende a cambiare, anziché dare fiducia e la possibilità di crescere. Io ho grande passione per il mio lavoro, cerco sempre di difendere la mia porta con grinta, coraggio e forza, dare sicurezza ai miei compagni di squadra. Ho preso come modelli da seguire, crescendo, Cech e Courtois».
In 3 partite appena un gol subito in campionato, su autorete della difesa. In Coppa l’amarezza dell’eliminazione ai rigori con la Juventus Next Gen. Bilancio del primo mese in rossonero?
«Un buon inizio, voglio migliorare ancora. La sconfitta in Coppa è stato un brutto colpo, ci è dispiaciuto per i tanti tifosi che sono venuti ad Alessandria a sostenerci facendo grossi sacrifici: sembrava di giocare in casa. Ai rigori ho provato a fare del mio meglio ma la Juve li ha calciati tutti molto bene. Non me l’aspettavo, da ragazzi giovani, che fossero perfetti dal dischetto. È andata così, abbiamo voltato pagina e siamo concentrati totalmente sul campionato».
Com’è stato l’impatto con Foggia: società, squadra, città, tifosi?
«Ottimo. Sono stato accolto alla grande. Non credevo che avrei trovato così tanto affetto. Siamo un gruppo molto unito, ragazzi affiatati e compatti. Questo ci ha permesso di non subire contraccolpi dalle dimissioni, la settimana scorsa, di mister Gallo: non ce l’aspettavamo che lasciasse, ma il calcio è anche questo, bisogna essere pronti a tutto. Poi è arrivato Somma e siamo ripartiti. Noi siamo dipendenti della società, e dobbiamo preoccuparci solo di andare in campo e fare il meglio possibile, al di là di chi allena la squadra. La tifoseria è straordinaria: sono contento di essere qui, orgoglioso di indossare la maglia del Foggia, fiero di difendere la porta rossonera».
Domenica compirà 25 anni: potesse scegliere un regalo da scartare sabato pomeriggio, quale chiederebbe?
«Risposta facile: battere la Viterbese, senza subire gol. Sarebbe il massimo».