MANFREDONIA - Sono state annullate e rinviate tutte le prenotazioni di gennaio per l’applicazione di holter cardiaco. Il motivo? «Purtroppo non ci sono medici per refertare questi esami che, di conseguenza, restano in lunga attesa». Questa la risposta dell’operatore Azienda sanitaria locale all’utente avvisato telefonicamente che l’appuntamento (per il suocero 90enne) programmato per il 13 gennaio 2022, mediante registrazione al cup avvenuta in data 14 novembre 2022, veniva posticipato al 7 marzo 2023.
«In questo ospedale non sono una novità le liste d’attesa e i disguidi che impediscono al paziente di sottoporsi ad altri esami, anche una semplice radiografia, per i quali, spesso, si viene indirizzati verso le strutture sanitarie di altri centri della provincia con spostamenti che non tutti sono in grado di effettuare e che comunque mettono in difficoltà l’utente anziano, disabile o che versa in condizioni precarie di salute. Che dire? Alla fine a pagare sono sempre le fasce più deboli e i più fragili».
Una conferma arriva dalla coordinatrice territoriale di “Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato”, Eleonora Pellico, la quale ribadisce quanto più e più volte denunciato pubblicamente e divenuto oggetto di lettere e comunicazioni ai vertici aziendali e della sanità regionale: «Le criticità si registrano ormai da anni e in quasi tutti i reparti, salvo qualche eccezione. Cardiologia, come radiologia e ortopedia sono in sofferenza continua. Uno dei problemi di fondo resta la carenza di personale, medico e infermieristico. In radiologia ora manca il primario, so che a breve ci sarà un concorso pubblico ma dobbiamo incrociare le dita che non vada deserto, come già avvenuto in precedenza, perché Manfredonia è ritenuta una piazza che non offre prospettive di carriera e quindi non si presentano. Speriamo che qualcuno si faccia avanti altrimenti si procederebbe con la nomina di un facente funzione: a discrezione del direttore generale e sorvolando sul possesso o meno di tutti i requisiti».
Uno dei problemi, non l’unico: ad oggi non si è ancora capito che si vuol fare del “San Camillo de Lellis”, una struttura che poteva continuare ad essere un valido riferimento per gli abitanti dei quattro centri del distretto sanitario che, con Vieste, formano un bacino di quasi 100mila unità che raddoppiano d’estate. Lo si è declassato a presidio di base e tuttavia non lo si è ancora dotato delle strutture funzionanti previste che hanno reso operativo il regolamento degli standard ospedalieri (pronto soccorso, medicina interna, chirurgia generale, ortopedia, anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità h 24 di radiologia, laboratorio, emoteca, letti di osservazione breve intensiva).
La lenta agonia “cui prodest”? Non certo ai malati. Le denunce servono ma non bastano. La politica ha un ruolo determinante. Quella che si è occupata di Manfredonia non ha mai brillato per idee, iniziative, incisività e altruismo.