San Severo - Quattro omicidi in cerca d’autore, forse legati da un unico filo conduttore. E’ lo spettro che va delineandosi dietro la morte di Matteo Anastasio, 42 anni ucciso domenica notte in un agguato in piazza durante i festeggiamenti per la “nazionale”. Raid in cui è rimasto gravemente ferito il nipote Antonio, di 6 anni (ne riferiamo a parte), figlio del fratello Giuseppe, a sua volta assassinato nel febbraio 2017 sempre a San Severo. Con loro sullo scooter c’era anche la convivente di Matteo Anastasio rimasta fortunatamente illesa dai proiettili (verosimilmente cinque) esplosi dai killer, due dei quali hanno colpito l’uomo al collo e alla testa.
Il primo in ordine di tempo è proprio l’omicidio di Giuseppe Anastasio, ucciso con una calibro 7.65 (lo stesso calibro della pistola che domenica ha ucciso suo fratello), avvenuta il5 febbraio 2017 in via Taranto a San Severo. Stava rincasando quando i killer entrarono in azione.
Per quell’omicidio c’era un indagato, Matteo Masullo, 30 anni, di Torremaggiore, detto “Bacchettone”, scomparso quattro anni fa e sicuramente vittima di lupara bianca. Per gli inquirenti, Masullo era sul luogo dell’omicidio di Giuseppe Anastasio: lo avrebbe attestato la presenza di un residuo organico che la polizia scientifica trovò sulla scena del delitto.
La sera del 7 febbraio 2017, si recò a casa della fidanzata a Termoli. Prima di cenare ricevette una telefonata e uscì dicendo che sarebbe rientrato poco dopo ma a casa della ragazza non fece più ritorno. La sua auto fu ritrovata chiusa tre giorni dopo, in una masseria abbandonata nelle campagne di San Severo. La famiglia parlò anche di minacce ricevute.
Giuseppe Anastasio, Matteo Masullo e... Pasquale Maiellaro, 37 anni, netturbino di Torremaggiore, amico del compaesano vittima della lupara bianca. L’operatore ecologico è stato ucciso in un agguato compiuto con colpi di pistola a Torremaggiore, il 28 aprile 2017. La vittima si trovava per strada quando venne stata colpita da sei colpi di pistola, probabilmente cal. 7.65 (ancora una volta lo stesso calibro di tre di questi quattro omicidi) che lo hanno raggiunto in varie parti del corpo mentre si trovava in via Moro.
Maiellaro, il 28 agosto 2002, aveva ucciso con colpi di pistola Nazareno Protano, di 22 anni, durante una lite per futili motivi. Un omicidio d’impeto, fu definito, che portò Maiellaro in carcere per diversi anni. In un primo momento non si escluse nemmeno questa pista, ma, alla, luce dei recenti sviluppi, prende sempre più corpo l’ipotesi di un unico filo conduttore su cui gli inquirenti stanno già lavorando per dipanare l’intricata matassa di questa nuova «guerra di mala» in un ambiente senza capi e leader dopo il blitz «Ares» che ha smantellato la cupola dell’organizzazione criminale locale.