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Massimo Levantaci
27 Gennaio 2021
FOGGIA - È l’investimento sui motori elettrici la grande incognita sul futuro dello stabilimento Fiat Powertrain di borgo Incoronata, 1800 dipendenti e una tradizione motoristica che da un po’ segna il passo sull’alimentazione diesel. Di transizione all’elettrico però non si parla, neppure ora che l’impianto foggiano potrebbe rientrare nella trattativa per la cessione del marchio Iveco ai cinesi. Questione aperta, ma dai risvolti imprevedibili. Alla Fpt infatti tutto procede «come nelle attese», dicono i sindacati, lo stabilimento foggiano non fa eccezione rispetto alla galassia degli stabilimenti del gruppo Cnh Industrial che registrano volumi produttivi e livelli di fatturato persino in ripresa, a dispetto della congiuntura astrale del Covid 19 che ha piegato l’industria mondiale e in particolar modo quella dell’auto. Se non fosse per la trattativa cinese fra la Exor e il colosso Faw (camion e mezzi pesanti), non ci sarebbe motivo di apprensione tra i lavoratori - le sigle dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil - persino a Foggia dove ci si sta preparando ad attutire le conseguenze della perdita della commessa Sevel, 150mila motori in meno che dall’aprile prossimo (ma con una gradualità già iniziata) saranno prodotti da Fca nell’impianto avellinese di Pratola Serra.
Il gruppo Faw punta il marchio italiano per allargarsi sul mercato europeo, è inoltre interessato a una divisione della Fpt marchio che conta in Italia gli stabilimenti di Torino e Foggia. L’idea di finire sotto il controllo di una multinazionale con interessi specifici sulla consistenza commerciale del brand della casa torinese comincia tuttavia a destare più di qualche sospetto come opportunamente rilevato nell’ultimo question-time alla Camera con il ministro Patuanelli dal parlamentare Guglielmo Epifani. L’ex segretario generale della Cgil, paventa solo mire commerciali da parte del gruppo Faw e allarga il concetto anche all’accordo Fca-Psa nella nuova Stellantis.
Il nodo da sciogliere è soprattutto industriale, i programmi di investimento sui nuovi motori latitano. Non c’è traccia nel piano d’investimenti cinese di prospettive di sviluppo sui motori elettrici, la grande sfida del futuro ma già ampiamente d’attualità dal momento che il mercato dell’automotive ha già virato sui modelli ibridi. Le segreterie nazionali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, Ugl metalmeccanici e AqcfR hanno invitato il governo a compiere una riflessione proprio su questo punto: «Abbiamo chiesto al ministero dello Sviluppo economico di seguire non solo l’esecuzione del piano industriale (il processo di riorganizzazione di Cnh Industrial: ndr), ma anche le prospettive proprietarie e azionarie del gruppo, a cominciare dalle trattative in corso con la cinese Faw per Iveco». Sindacati e lavoratori temono che si stia perdendo di vista il punto focale dell’investimento cinese se mai si concretizzerà, considerato l’assordante silenzio sui programmi. I sindacati hanno rivolto al governo un invito un po’ sopra le righe, spia forse della tensione che aleggia sulla trattativa: «Chiediamo al governo di continuare a seguire le vicende industriali e societarie di Cnh Industrial e chiediamo al ministro Patuanelli di interessarsi fattivamente ad esse e di partecipare al prossimo incontro, consapevole della importanza di questo gruppo per l’Italia sia dal punto di vista occupazionale sia industriale».
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