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Manfredonia, operato d’urgenza è salvo: impossibile trasferirlo a Foggia

 
Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Manfredonia, operato d’urgenza è salvo: impossibile trasferirlo a Foggia

Di notte, malgrado la mancanza di chirurghi di turno

Domenica 13 Settembre 2020, 11:56

Manfredonia - I dolori lancinanti che non danno tregua, la corsa verso il pronto soccorso del San Camillo di Manfredonia in piena notte, il viso cupo dei medici. Poi l’uomo che perde conoscenza, l’ecografia che mostra la milza rotta e una decisione da prendere su due piedi: mandare come da prassi il paziente a San Giovanni o a Foggia rischiando muoia durante il trasporto o intervenire d’urgenza richiamando il personale in un ospedale dove di notte non c’è nessuno? Il personale medico e tecnico dell’ospedale sipontino non ha avuto dubbi e ha salvato la vita al paziente, un uomo di 48 anni operato d’urgenza. La splenectomia (asportazione della milza) è all’ordine del giorno in altre strutture, ma non a Manfredonia dove, in quanto ospedale di base, le urgenze non arrivano e vengono solitamente dirottate altrove.

Senza alcun indugio, la sala operatoria è stata allestita in meno di mezz’ora, un tempo brevissimo anche per una grande struttura e che è stato fondamentale per salvare la vita ad un paziente così grave. Il direttore di chirurgia generale Salvatore Rucci, che tra l’altro era già a diversi chilometri da Manfredonia, é subito partito dopo aver terminato un intervento effettuato diverse ore; con lui la collega Elvira Impagnatiello e gli altri medici Sandra Troiano, Davide D’Antini; senza dimenticare l’apporto del «trasfusionale» con il medico Luigi Ciccone ed il tecnico Raffaella Clemente. L’intervento effettuato tempestivamente al paziente colto da shock a causa delle importanti perdite di sangue, è riuscito alla perfezione e non è stato nemmeno necessario portarlo in rianimazione. Rispettato anche il percorso Covid per minimizzare i rischi di contagio. In un momento in cui l’emergenza sanitaria è ancora alta per via della pandemia, è importante tenere conto che il trasferimento in un altro ospedale diventa rischioso anche perché, da protocollo sanitario, occorre obbligatoriamente fare il tampone a chi arriva ed allestire il percorso Covid anche se il paziente è in condizioni gravi. Quanto avvenuto è un’ulteriore dimostrazione che «piccoli» ospedali come quello di Manfredonia che si trovano in luoghi densamente abitati, soprattutto d’estate, devono funzionare. Il rischio di rimanere sprovvisti di una struttura sanitaria adeguata a gestire urgenze, oltre che la routine, è pericoloso, perché il sovraffollamento in altri centri porta a ritardare cure che se differite possono mettere a rischio la vita dei pazienti. Va ribadito che ospedale come il «San Camillo» non possono essere depotenziati, per garantire attività ambulatoriali e ricoveri senza doversi necessariamente spostare e perché ci si può trovare in situazioni d’urgenza, come quella della scorsa notte, dove ogni minuto diventa preziosissimo.  

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