Foggia - Si va verso la proroga di un anno dei contratti di servizio per il trasporto pubblico locale in Puglia, sarebbe la terza negli ultimi sette anni (le altre due nel 2013 e nel 2018) stavolta però per un contrattempo imprevisto e imprevedibile qual è l’emergenza sanitaria. Problema enorme da affrontare e infatti tutte le amministrazioni continuano a essere prese alla sprovvista sugli adattamenti che occorrono per modificare pianificazioni fatte prima del Covid e oggi tutte da rifare. Il settore dei trasporti non fa eccezione, anzi forse è quello più complicato su cui intervenire. Alla luce della possibile proroga le preoccupazioni dei sindacati riguardo a eventuali «ricadute negative sui posti di lavoro nelle aziende di trasporto» - determinata dal combinato composto fra Coronavirus e riforma imminente - dovrebbero essere fugate.
Ma siamo appena agli inizi di un percorso. In realtà il paracadute per lasciare le cose come stanno è da aprire, mentre la riforma del Tpl con l’introduzione delle gare di trasporto pubblico sui servizi è dietro l’angolo, senza cambi di rotta entrerà in vigore il 1° luglio.
La Regione è scesa a più miti consigli, dopo l’invito dei presidenti delle Province a rinviare tutto considerato come il mondo sia cambiato dopo il Covid. La riforma, lo ricordiamo, viene licenziata dalla Regione in febbraio proprio alla vigilia dell’emergenza sanitaria che ha sconvolto il trasporto pubblico locale e non, azzerando durante il lockdown il numero dei passeggeri sui mezzi di trasporto. La proroga dei contratti in essere, caldeggiata dal presidente della provincia di Foggia e da altri suoi omologhi pugliesi, aiuterà a non perdere la bussola a fronte di due grandi questioni: i passeggeri ammessi a salire sui bus possono essere oggi al massimo 23, bisognerà prevedere autobus aggiuntivi e dunque costi suppletivi almeno sulle corse più trafficate; a parità di introiti derivanti dai contratti di servizio esiste un problema di sostenibilità economica delle linee che con la riforma si vuol correggere, elevando la quota della bigliettazione dall’attuale 20-21% (in Capitanata) all’equilibrio del 35%. «La differenza di costo - si chiede Gatta - chi la tirerebbe fuori?».
Questione dunque ancor più aperta, da quando sono cambiati i parametri di riferimento. La proroga durerà un anno, ma tocca all’Unione europea in ultima analisi autorizzarne l’adozione a causa dell’emergenza Covid. Ma prima di tutto bisogna far quadrare i conti con il Cotrap, il consorzio regionale per il trasporto pubblico che già il 15 maggio chiedeva alla Regione lumi in tal senso. «Le Province hanno espresso alla Regione la volontà di procedere con la proroga - spiega Gatta - c’è stata la presa d’atto dell’assessore Giannini. Ora faremo partire le procedure di affidamento, ma dobbiamo prima consultare il Cotrap e i Comuni titolari del servizio di trasporto locale. Abbiamo tempi stretti, me ne rendo conto, ma le Province si sono mosse da un mese mentre la Regione non ci ha risposto subito e al termine di questi passaggi dovrà portare in giunta l’atto deliberativo.
Speriamo di farcela per il primo luglio. Il ministero dei Trasporti contestualmente chiederà l’autorizzazione alla proroga da parte dell’Ue, partendo comunque dal presupposto che la legge è statale e viene data facoltà alle Regioni di prorogare il servizio partendo dal presupposto che il sistema con la pianificazione pre-Covid non regge più».
Fondato dunque il timore dei sindacati secondo cui la prevedibile revisione di calcoli ricadrà anche sui posti di lavoro di autisti, manutentori e altre figure soprattutto in considerazione delle perplessità già espresse dal Cotrap: «Il consorzio - riferiscono in una nota congiunta Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - denuncia gli impatti negativi dall’attuale situazione di precarietà e di incertezza». «Ci preme esprimere tutta la nostra preoccupazione per le difficoltà economiche che coinvolgono tutto il comparto - sottolineano le sigle - chiediamo agli organi preposti di monitorare attentamente la situazione».