Domenica 02 Novembre 2025 | 20:10

Perché è così importante investire e formare in educazione finanziaria

Perché è così importante investire e formare in educazione finanziaria

 
Francesco Giorgino

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Francesco Giorgino

Truffatrice seriale incubo delle banche

Sono quasi sei milioni gli italiani (il 10% del totale) che hanno subito una truffa finanziaria negli ultimi anni, in molti casi tramite mail, Whatsapp o con il più tradizionale sms

Domenica 02 Novembre 2025, 12:00

È iniziato ieri, primo novembre, il mese dedicato all’educazione finanziaria. Il comitato Edufin ha organizzato, anche in occasione dell’ottava edizione, una serie di eventi dedicati ad una gestione consapevole delle risorse finanziarie, personali e familiari. Ci si rivolge meritoriamente a tutte le fasce d’età. Si tratta di un’attività sinergica, coordinata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in campo insieme ai Dicasteri dell’Istruzione e del Merito (per il doveroso coinvolgimento delle scuole), delle Imprese e del Made in Italy, del Lavoro e delle Politiche Sociali. A loro fianco Banca d’Italia, la Consob, il Comitato di Vigilanza sui Fondi Pensione, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, l’Organismo di Vigilanza e Tenuta dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari ed il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti. Da non dimenticare l’importante contributo dato alla causa dalla Guardia di Finanza relativamente alla promozione della cultura della legalità finanziaria.

Ci si potrà orientare meglio tra i diversi appuntamenti grazie ad alcuni colori: il blu riguarda l’iniziativa dell’educazione finanziaria nel suo complesso; il rosa identifica le attività rivolte alle donne; il verde accompagna i temi legati alla sostenibilità ambientale; il giallo si riferisce a tutto ciò che proviene da università e istituzioni scientifiche; il viola, infine, è relativo a tutto ciò che avviene nell’ambito dell’innovazione tecnologica e finanziaria. Tra le diverse iniziative ce n’è una che unisce le competenze in materia di educazione finanziaria della già citata Banca d’Italia e quelle di comunicazione della Rai impegnata in questo progetto con il proprio Ufficio Studi. Attività quella dell’azienda radiotelevisiva e multimediale in linea con quanto previsto dal Contratto di Servizio. Dopo il convegno organizzato la scorsa primavera nella sede di via Asiago per fare il punto su quello che fanno le testate e i programmi Rai, il prossimo 10 novembre in quella di Banca d’Italia si svolgerà il secondo round del dibattito su questo tema. Le due istituzioni, Banca d’Italia e Rai, saranno ancora una volta una accanto all’altra per contribuire alla diffusione di quella che a livello internazionale viene definita financial literacy.

Sono sempre di più i truffatori che attentano al nostro danaro. Secondo il Sole 24 Ore, che ha lanciato il primo chatbot per l’educazione finanziaria, sono quasi sei milioni gli italiani (il 10% del totale) che hanno subito una truffa finanziaria negli ultimi anni, in molti casi tramite mail, whatsapp o con il più tradizionale sms. Alla campagna sull’educazione finanziaria ha aderito anche l’Agenzia delle Entrate e molte realtà produttive.

L’Ocse considera l’educazione finanziaria come il «processo finalizzato a migliorare la comprensione dei prodotti finanziari, dei concetti di base e a sviluppare le attitudini e le conoscenze necessarie a prendere decisioni consapevoli». Il fatto che ci si riferisca ad un «processo» evoca la necessità di un ragionamento strutturato intorno ad una successione di fatti e azioni che si sviluppano in base ad un rapporto di causa ed effetto. C’è un’altra espressione tra quelle scelte dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che vale la pena di essere evidenziata: «decisioni consapevoli». La chiave è tutta qui. Si è consapevoli di quello che si sta facendo e delle conseguenze prodotte nel contesto in cui si opera quando si è padroni delle proprie scelte. La definizione appena riportata, infatti, prevede sia i «concetti di base» dell’educazione finanziaria, sia i suoi «prodotti».

Nel momento in cui si gestiscono le risorse disponibili, come per esempio il reddito lavorativo, il risparmio accumulato negli anni, un’eredità, delle donazioni ecc. si viene indotti ad effettuare spese. Alcune ordinarie e altre straordinarie.

Il concetto di alfabetizzazione finanziaria risale agli inizi degli anni Novanta e nella letteratura scientifica si concretizza soprattutto nella capacità di esprimere giudizi informati e prendere decisioni efficaci sull’impiego e la gestione del denaro. Non è banale ricordare che le persone con una bassa alfabetizzazione finanziaria sono quelle più esposte al pericolo di frodi, spesso con conseguenze importanti non solo per sé, ma anche per il contesto micro sociale nel quale vivono e operano.

La seconda edizione di Edufin Index, Osservatorio sulla consapevolezza e sui comportamenti finanziari e assicurativi degli italiani, ha permesso di accertare che il livello medio di consapevolezza dei rischi e delle opportunità è leggermente più alto rispetto agli anni precedenti, ma senza raggiungere la sufficienza: cosa che accade solo per il 7% dei nostri connazionali. Il ruolo dei media è risultato fondamentale, specie per quanto riguarda la conoscenza dello scenario inflattivo, dell’aumento dei tassi, delle crisi belliche. Parimenti è stato riconosciuto decisivo l’impatto delle istituzioni e delle imprese (di diversi settori) impegnate su questo versante. Sono stati individuati cinque macro gruppi di italiani: fragili e disinteressati; insicuri ma fiduciosi; non curanti e fai da te; ottimisti e impavidi; colti e composti. A superare la sufficienza sono solo gli ultimi due gruppi.

Il tema dell’educazione finanziaria va affrontato senza prescindere dall’analisi del modo in cui imprese, istituzioni pubbliche, organizzazioni, individui gestiscono i vari flussi monetari nel corso del tempo. Stiamo parlando dell’allocazione del danaro, considerando la gamma degli usi alternativi di questo strumento, indispensabile per lo sviluppo della totalità dei processi economici. La finanza si occupa degli investimenti per generare ricchezza nel presente e nel futuro e dei finanziamenti per affrontare decisioni che riguardano non solo l’oggi, ma anche il domani e, addirittura, il dopodomani. Si può sostenere, sia pur sinteticamente, che l’economia ottimizza, almeno in linea generale, la questione della scarsità delle risorse, mentre la finanza persegue l’obiettivo di ottenere il miglior risultato possibile in chiave di accumulo della ricchezza.

L’educazione finanziaria è importante, oltre che per tutti i motivi finora elencati, anche perché la finanza si articola su più piani. Essa, infatti, può essere «pubblica» quando riguarda le risorse di uno Stato, «aziendale» quando ha a che fare con la necessità di una gestione efficiente da parte dell’impresa, «personale» quando riguarda il singolo risparmiatore. Ad ulteriore riprova dell’importanza dell’educazione finanziaria, consideriamo quanto sia strategica, oggi più di ieri, l’acquisizione di una cultura dell’investimento, oltre che di una cultura del risparmio e del rendimento della ricchezza accumulata. Si pensi, a titolo esemplificativo, alle modalità di funzionamento del conto corrente bancario e alla remunerazione che ne consegue. Vanno considerate, altresì, le modalità di pagamento nelle transazioni giuridico-economiche, gli strumenti di tutela del consumatore, l’accesso al credito e tante altre questioni.

Per rimanere al solo concetto di investimento, va ricordato che esso non può essere disgiunto dall’idea di «rischio»: infatti, non c’è investimento senza rischio. Per questo è importante scegliere gli investimenti meno pericolosi e procedere in direzione della «diversificazione» per ridurre l’impatto dei rischi, spalmandoli tra le varie opzioni disponibili e provando così a compensare le eventuali perdite. Rilevante, infine, è la questione della trasparenza informativa dei prodotti finanziari, così come quella del ruolo degli intermediari. Parliamo di informazioni che devono essere dettagliate e puntuali. Informazioni che in termini di flussi devono essere assicurate con costanza e continuità.

Ha ragione, pertanto, Banca d’Italia quando sottolinea che sapere poco o nulla di finanza in fondo è una forma di analfabetismo. Una condizione che può rendere il cittadino debole e indifeso.

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