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In Salento la vergogna del «piro-paesaggio»: indifferenza sugli incendi

 
Vito Lisi

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Vito Lisi

In Salento la vergogna del «piro-paesaggio»: indifferenza sugli incendi

Se siete amanti del piro-paesaggio (definizione che prendo in prestito da un mio geniale amico), allora non potete lasciarvi sfuggire il Salento da giugno a settembre. Come perdersi le scie fumé di anidride carbonica che al tramonto si stagliano su Gallipoli vecchia, unite a quella briosa e frizzante arietta dall’antico sapore di bruciato che accompagna le notti stellate

Domenica 27 Luglio 2025, 13:38

Se siete amanti del piro-paesaggio (definizione che prendo in prestito da un mio geniale amico), allora non potete lasciarvi sfuggire il Salento da giugno a settembre. Come perdersi le scie fumé di anidride carbonica che al tramonto si stagliano su Gallipoli vecchia, unite a quella briosa e frizzante arietta dall’antico sapore di bruciato che accompagna le notti stellate.

Per non parlare delle escursioni notturne, veri e propri momenti di unicità, con tutte quelle torce avvolte dal buio, sembra un presepe napoletano. E quel cielo poi, meglio delle aurore boreali. E che dire del day after? Paesaggi anneriti, con il fumo che esce dai ceppi arsi per giorni e giorni, con le pietre trasformate in calce viva!

Le Orte di Otranto, o il villaggio del VII secolo dopo Cristo in località Scorpo a Supersano, avranno una nuova visione, un nuovo sbocco: Archeo-Piro-Paesaggio. Che sballo!

Mentre nel Nord Italia si spera che non piova e si ha paura dell’addensarsi delle nuvole, qui al Sud temiamo il vento e le temperature spropositate che stiamo vivendo. Certo, analizzando i dati, sin dagli anni Settanta del secolo scorso si sapeva che avremmo fatto la fine della rana nella pentola, ma francamente se dovessi trovare un termine adatto direi che ce ne siamo fregati. Tutti! Peccato che la pentola sia sul fuoco molto prima di quanto avevamo preventivato e che la rana si sia lessata così velocemente.

Purtroppo sono finiti in fumo anche i buoni propositi preventivi del Prefetto di Lecce, Natalino Domenico Manno: forse gli enti coinvolti non l’hanno preso sul serio, o c’è stato il solito scarico di responsabilità, o forse ritardi burocratici, roba di convenzioni, tanto quello che ci stiamo giocando si chiama territorio e futuro. Roba da poco!

Certamente il Prefetto aveva altre esperienze di paragone in efficienza amministrativa.

Di fatto, dal 15 giugno al 15 luglio, sono più di mille in tutta la Puglia gli incendi, +20% rispetto allo stesso periodo del 2024, una media di 33 interventi al giorno, dati del Dipartimento di Protezione Civile e Gestione Emergenze della Regione Puglia. Se poi l’80% di questi sono intenzionali, allora abbiamo almeno 30 piromani in giro. Con questi dati è assodato che la tanto indispensabile prevenzione del reato non ha funzionato, anche le persone percepiscono un danno, come a San Giovanni Rotondo con 160 evacuati, o con i treni bloccati a Chieti con la Puglia adriatica isolata per giorni, o semplicemente respirando tutte le sostanze sprigionate nell’aria dall’incendio, per non parlare della fauna carbonizzata.

L’augurio è che le statistiche degli incendi si abbassino nei mesi a venire, sperando che oltre al danno non ci sia la beffa. In questo particolare periodo storico, nel nostro amato Salento, qualcuno distrugge e abbandona e qualcuno ricostruisce e protegge.

Molte realtà non si vogliono arrendere al degrado e al fuoco, è un grido strozzato dall’indifferenza e dall’abbandono in cui a volte si affoga. Molte aziende agricole, molti giovani che in controtendenza coltivano le terre salentine hanno subito ingenti danni: uliveti curati con dedizione e non eradicati sono stati azzerati, anni di lavoro e assistenza persi in poche ore. Così come i campi di farro o grano senatore Cappelli, bruciano liberando spazi; qualcuno l’altro giorno ha fatto un favore al terzo stralicio della S.S. 275, aprendole un sipario di cenere a ridosso di una Zona Speciale di Conservazione (Bosco Macchia di Ponente) fra Castiglione d’Otranto e Tricase; si crea spazio per impiantare macchine produttrici di energia nell’ ex regno devastato dei patriarchi bruciati; che divenga un grande regno di specchi alternato a mulinelli a vento!

Se esiste una cura dopo il fallimento della prevenzione, se esistono delle leggi che siano applicate come in un’emergenza pandemica, è questo il momento di metterle in atto.

Può il Prefetto assicurarsi che i sindaci oltre a dotarsi di un piano antincendio efficace (sopra i 5000 abitanti), aggiornino il Catasto degli incendi come previsto dalla legge 353/2000, in modo da apporre il vincolo al cambio di destinazione d’uso per 10 - 15 anni? Un atto che si spera scoraggi chi intende saccheggiare per speculare, un’azione a favore delle future generazioni che senza terra fertile sono condannate a divenire sterili consumatrici di beni e prodotti altrui, anche se potrebbero sempre vendersi il piro-paesaggio.

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