Sabato 01 Novembre 2025 | 17:33

Con la giustizia è iniziata la sfida del 2027

Con la giustizia è iniziata la sfida del 2027

 
Bruno Vespa

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Bruno Vespa

Con la giustizia è iniziata la sfida del 2027

È evidente che la separazione delle carriere dei magistrati non ha niente a che fare con i pieni poteri del governo o del presidente del Consiglio

Sabato 01 Novembre 2025, 12:00

La campagna elettorale per le elezioni politiche del 2027 è cominciata ieri mattina quando i senatori dell’opposizione hanno sventolato il cartello: «No ai pieni poteri». È evidente che la separazione delle carriere dei magistrati non ha niente a che fare con i pieni poteri del governo o del presidente del Consiglio. Ricordiamo che l’Italia è l’unico Paese europeo (e non solo) in cui il pubblico ministero non dipende dal ministero della Giustizia. E resterà ovviamente indipendente anche dopo questa riforma. Di più: Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia del Pd, ha detto - come altri - che avere un proprio consiglio superiore renderebbe i magistrati requirenti ancora più potenti.

Di pieni poteri si potrebbe parlare, seppure in maniera impropria, solo quando entrasse in funzione la legge sul premierato che potrebbe assegnare al presidente del Consiglio il potere di pretendere in alcuni casi lo scioglimento delle Camere anche se il presidente della Repubblica non fosse d’accordo. (Questo già avviene, peraltro, in alcuni Paesi europei).

Il cartello mostrato dalle opposizioni dimostra che la difesa della magistratura (da che cosa?) non sarà la priorità della campagna elettorale referendaria perché i giudici da anni hanno perso molta della popolarità di un tempo. Si insiste invece su una campagna contro la Meloni sperando che una sconfitta nel referendum possa indebolire la maggioranza in vista delle elezioni politiche, anche se lei ha detto che non commetterà l’errore di Matteo Renzi di dimettersi dopo la sconfitta del referendum del 2016.

Bisogna riconoscere oggettivamente che la separazione delle carriere e quanto le sta intorno non ridurrà di un giorno la durata dei processi e alcuni episodi di mala giustizia. Ha il suo punto di forza nel garantire al magistrato che deve emettere una sentenza di farlo senza il condizionamento psicologico del pubblico ministero. Si ricorderà che negli anni di Mani Pulite ( e non solo) il lavoro del gip consisteva nel copiare e incollare le richieste del pubblico ministero. Il sorteggio dei componenti i due consigli superiori potrebbe promuovere degli incapaci, ma certamente disarticolerà il micidiale potere delle correnti per cui tutte le nomine degli uffici direttivi delle procure e dei tribunali sono rigorosamente frutto di spartizioni.

La creazione di un’Alta Corte per provvedimenti disciplinari, anche qui con membri laici e magistrati sorteggiati, dovrebbe sottrarre al potere delle correnti il mercimonio dei favori resi e ricambiati che di fatto garantiscono la sostanziale impunità ai giudici sotto inchiesta. Per avere una vera efficacia, questa riforma andrà completata tuttavia con due elementi. La responsabilità civile dei magistrati perché oggi è lo Stato che paga per i loro errori (potranno assicurarsi, come fanno i medici). Il collegamento delle promozioni alla qualità effettiva del lavoro svolto. Oggi il 99% dei magistrati arriva al massimo della carriera, anche se la gran parte delle richieste accusatorie sono state disattese e la gran parte delle proprie sentenze sono state riformate. Solo allora, i cittadini saranno davvero tutelati.

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