Sere fa, ‘Nderr la lanz, Bari. Le moto di due agenti della polizia locale parcheggiate, dando l’idea che fossero appena arrivate. Ma agenti non visibili nei paraggi, potrebbero aver avuto necessità di muoversi. Nel frattempo tre-posteggiatori-abusivi-tre, continuavano a importunare gli automobilisti. Un paio di giorni prima, per una rissa fra loro, uno era stato arrestato, dopo essere andato in escandescenze ferendo un vigile urbano. La pattuglia in moto forse serviva proprio a rassicurare i passanti, turisti compresi. Intento fallito, visto che i tre non sembravano affatto preoccupati nel chiedere il caffè a chi riusciva a posteggiare. Come continua del resto ad avvenire in piazza Prefettura e in piazza Massari e in tanti altri altrove. La sensazione di sicurezza è una fra le incompiute di una città che invece in altri campi schizza: tipo i lavori pubblici, essendo stato lo stesso sindaco Leccese a dire di averne ereditato quasi duecento dalla precedente amministrazione. E poi il nuovo parco mai così grande, e poi i bus elettrici, e poi Parco Sud, e poi il nuovo lungomare, e poi il porto, e poi l’aeroporto. E poi Deloitte, e poi Pirelli, e poi Ovs, e poi Maipei. E poi. Ma ci sono momenti in cui anche le migliori sorti magnifiche e progressive possono scivolare sulla vita quotidiana, e sulla vita quotidiana troppe cose scivolano in questo momento a Bari. Dando l’idea peggiore nella psicologia individuale e collettiva, e nella psicologia molto meridionale: che, gira e gira, non cambi mai nulla. Insomma la nota e abusata battuta di Woody Allen: Dio è grande, ma a che serve se non trovo l’idraulico?
I posteggiatori abusivi sono purtroppo un film troppe volte visto, e non solo a Bari. Puntata domenicale in una affollata e carezzevolmente bella Matera. Tanta gente, l’overtourism, l’assalto turistico ben noto anche a Bari. Ma non una carta per terra, non una. Al confronto duole dire che Bari è un letamaio. Non solo i rifiuti ovunque contro cui il sindaco pur conduce una faticosa battaglia. Ma marciapiedi lordati da una schiatta di baresi sporcaccioni che ovviamente non rappresentano tutta Bari, essendo però quelli che più le fanno danni e colpiscono l’attenzione e la vista e l’olfatto e l’amor proprio collettivi. E lasciamo perdere lo scaricabarile, che fa l’Amiu? Un giorno dovranno dircelo. Ma se loro non puliranno a sufficienza, la filiera del lercio comincia con chi tratta la città come si sospetta tratti casa sua.
Una città in cui è prudenziale girare alla larga se si vedono sei sette ragazzotti tutti stampati allo stesso modo e con sguaiata presenza di ragazzotte. Non saranno baby gang, ma ti può capitare di essere apostrofato o disturbato con eventuali pestaggi acclusi. Lo dice la cronaca, non le leggende metropolitane. E attenti a non litigare per una precedenza, può balenare una lama, imprevista ma poi mica tanto. Una Bari vecchia nella quale turisti sorpresi e sconcertati si chiedono perché nei tratti pedonali imperversino scooter e motorini come se per loro valesse una diversa legge, una legge mafiosetta e arrogante. Possibile che non cambi mai nulla, compreso il conforto dei già detti vigili urbani che una volta, una volta soltanto, ne fermino e multino uno, così, tanto per dare un momento di gioia ai benpensanti?
E questa storia infinita delle orecchiette, con aggiunta ora di popizze e sgagliozze che fanno come se niente fosse. Magari i sopraddetti turisti vengono anche per quello, focaccia e polpo e Peroni compresi. Ma si può continuare all’infinito con questa storia infinita, quella che si conclude con l’inevitabile non cambia mai niente? E con l’altrettanto inevitabile disamore di una città che sembrava averlo in pare recuperato? E questa storia altrettanto infinita (e, francamente, noiosissima) della movida e di tanti giovani ineducati e presupponenti (no, non si dice, politicamente scorretto) che devono fare casino in strada insensibili a chi le abita. Si farà prima a fare la pace in Medio Oriente. E autodisciplina, e codici di comportamento, e steward per una «street society» cui rispondere con la comprensione ma anche con la regola (non chiamiamola legge, per carità). E improbabili nuovi spazi a loro dedicati, quando loro vogliono stare tutti nello stesso posto perché lì ci sono gli altri. E della città cementificata di sempre nuove case quanto meno abitanti ci sono, ne vogliamo parlare?
Non ci pensiamo neanche a ritenere che i cittadini siano meglio di chi li amministra. E ritenere incapace chi sta di là e noi di qua. Così si fa Bar dello Sport, non sforzo di civiche condivise virtù. Che la città migliori più di quanto dimostrino di volerlo fare i baresi, lo si sospetta ogni giorno. Ma a volte contano più le piccole convinzioni che i massimi sistemi. E la convinzione in questo momento a Bari è che, nonostante tutto, molto cambia per cambiare poco. Urge qualche volontà che venga fuori a dire una volta per tutte: ora basta. E a farla finire davvero.















