Lunedì 29 Dicembre 2025 | 18:43

«Io so» di una madre milanese in un mondo diviso tra maranza e indifferenza

«Io so» di una madre milanese in un mondo diviso tra maranza e indifferenza

 
loredana perla

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loredana perla

«Io so» di una madre milanese in un mondo diviso tra maranza e indifferenza

Un quindicenne viene sequestrato da una gang di maranza in pieno centro, spogliato e trascinato in maglietta e a piedi nudi alla mercé dei suoi rapitori, più o meno suoi coetanei

Lunedì 29 Dicembre 2025, 16:32

Mi ha molto ricordato l’ «Io so» di Pier Paolo Pasolini (l’atto di accusa contro i responsabili della strategia della tensione che funestò l’Italia nel secolo scorso), la lettera della «madre milanese» il cui figlio è rimasto ostaggio per un’ora di una gang di maranza. Quella lettera è un potente atto di accusa civile. Una chiamata alla corresponsabilità di scuola, polizia, magistratura, società civile. E della politica. Cosa ha fatto la politica a Milano in questi ultimi dieci anni per impedire il dilagare del fenomeno dei «maranza»? Giudicate voi.

Un quindicenne viene sequestrato da una gang di maranza in pieno centro, spogliato e trascinato in maglietta e a piedi nudi alla mercé dei suoi rapitori, più o meno suoi coetanei. Non sono le tre di notte ma le 19. L’adolescente chiede disperatamente aiuto ai passanti. È seminudo, difficile non notarlo. «Nessuno si è fermato» scrive la «madre milanese», descrivendo il cinismo di adulti opachi, troppo assorbiti da vetrine luccicanti e compere natalizie per accorgersi dei lucciconi negli occhi di un giovanissimo in balia di quella banda. «Io so», sembra scrivere la «madre milanese» che gli aggressori erano tutti stranieri, eccezion fatta per una ragazza «strafatta di droga e ubriaca».

«Io so» che il più piccolo e defilato del gruppo gridava agli altri di smetterla e che, una volta in questura, è scoppiato in un pianto disperato. Tutto questo io lo so. Ma «non posso fare a meno di chiedermi se non sia ipocrisia negare che a Milano il fenomeno dei cosiddetti “maranza” stia diventando una vera emergenza sociale».

La domanda è legittima. Questi ragazzi sono figli di una «pedagogia dell’inesistenza» (e l’inesistente è il codice paterno, il principio di autorità, l’educazione all’empatia, il senso di appartenenza e rispetto verso il Paese che li ha accolti). Gli spaventosi vuoti educativi subiti in fasi cruciali del loro sviluppo psico-emotivo li hanno trasformati in adolescenti anaffettivi e violenti. E dunque va bene rieducarli. Ma la rieducazione dovrebbe riguardare anche quell’universo di adulti indifferenti, non maranza, che non ha «visto» il quindicenne. Un mondo di adulti incapaci di empatia esattamente come la gang dei maranza.

È in questo mondo che andrebbe avviato un percorso di revisione radicale di alcune ideologie libertarie le cui ricadute hanno fortemente contribuito a logorare il nesso che nelle culture educative ha sempre sintonizzato il «principio di piacere» col «principio di realtà».

Si tratta di ideologie che sono giunte financo a teorizzare lo stravolgimento del principio di realtà a favore di una liberazione assoluta del primo in ragione di un argomento rivelatosi poi illusorio: ovvero che limitare le libertà di un individuo che cresce equivalga a ipotecare gravemente le sue future possibilità di scelta e, dunque, di essere felice. Sappiamo bene cosa ha prodotto la scelta di rinunciare a stabilire il «confine».

Gli ambiti dell’educazione sono stati i terreni più fertili sui quali queste ideologie hanno attecchito operando con la più incredibile efficacia, sortendo quello straordinario effetto di rottura fra istanze un tempo dialettiche: fra dovere e gioco, fra libertà e autorità, fra regola e spontaneità, fra estetica ed etica. E a distanza di sessant’anni non si può certo dire che questa liberazione del «principio di piacere» abbia sortito gli effetti auspicati. Anzi, è proprio in quelle dissociazioni che si radica il nichilismo di molti giovani, compresi i maranza. Ha scritto Platone (leggi. V, 729c): «la migliore educazione non è quella che ricorre agli ammonimenti, ma quella che mostra, tradotto in una concreta pratica di vita, il contenuto degli ammonimenti che si rivolgono agli altri».

Ricostruire il mondo degli adulti maestri e la cultura della regola è la sola strada per fronteggiare i cento e uno fenomeni «maranza», oggi e in futuro. Si è fatto a scuola con le Linee Guida per l’educazione civica e l’educazione all’empatia delle Nuove Indicazioni fortemente volute dal Ministro Valditara. E adesso lo si farà riscrivendo il patto di corresponsabilità col mondo degli adulti genitori. La miglior risposta dello Stato alla lettera della «madre milanese» è in un grande movimento civile di sostegno alla cultura del rispetto. Un risarcimento dovuto. Ma anche un impegno civile e politico imprescindibile.

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