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Da Coviello a Equalize il valzer delle spie nell’Italia «groviera»

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

Da Coviello a Equalize il valzer delle spie nell’Italia «groviera»

La democrazia italiana ha corso gravi rischi, per via del «doppio Stato»: quello legale e quello illegale

Martedì 29 Ottobre 2024, 13:35

La democrazia italiana ha corso gravi rischi, per via del «doppio Stato»: quello legale e quello illegale. Si vantava di avere l’Italia in pugno, la «banda degli hacker» di Equalize. Ambizione sbagliata. Ha fatto e sfatto a suo piacimento, finché non è incappata nelle maglie della legge, vale a dire nell’inchiesta della procura di Milano, con 60 tra arrestati e indagati. Si ipotizza che i presunti dossieraggi illegali siano molti di più di 800 mila, che riguardano le persone spiate, con accessi abusivi alla banche dati. Tempo ci ha messo, ma, alla fine, la giustizia è arrivata, inesorabilmente, arrestando il principale azionista e alcuni dipendenti dell’agenzia di intelligence.

Come disse la pulce alla noce dammi tempo che ti foro. E, comunque, si è all’inizio del nuovo «verminaio». Per la spregiudicatezza della «banda hacker», fabbricatrice a larga scala di dossier veri e falsi, le autorità giudiziarie hanno il timore che ci sia stata vendita di dati e di dossier ai servizi segreti stranieri e alle organizzazioni criminali. La «banda hacker» ha agito come I Signori della truffa, il cui film ha protagonista Robert Redford a capo di un agenzia esperta in telefonia, informatica e in sicurezza che bucava banche e istituti vari per ricavarne dati e informazioni. Entrando nel merito, c’è il rischio che la «banda hacker» «abbia avuto appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri» e gli indagati spesso «promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi». Di sicuro, i nostri servizi segreti erano a conoscenza di Equalize e del lavoro che faceva, non sempre legale.

E come mai davanti a questa centrale di dossieraggio, lasciavano fare? Per di più, l’agenzia milanese aveva rapporti con pezzi del deep state e aveva delle presenze occulte nelle procure, nei ministeri e nelle istituzioni. Spetta alla procura di Milano setacciare, eliminando i «colletti bianchi» e le forze dell’ordine al soldo di Equalize. Con quali agenzie di intelligence straniere operava, visto che, in Italia, le spie straniere sono numerose e attive, molto di più dei tempi della Guerra fredda. Non è detto che non ci sia, indirettamente, la mano della «banda hacker», in alcune vicende noir, in cui ci sono le impronte digitali dei servizi segreti stranieri. Come in quella dell’affondamento del barcone, nel lago Maggiore, con agenti italiani e del Mossad, oppure, dell’evasione da Basiglio - Milano - in cui stava ai domiciliari, il russo Artem Uss, figlio di un governatore legato a Putin, che era prossimo da essere estradato negli Usa, che aveva una taglia sulla testa da 7 milioni di dollari. Una storia da film d’azione con tanto di braccialetto elettronico «hackerato» e auto cambiate per la fuga. Buona parte di coloro che l’hanno fatto scappare erano di diverse nazionalità balcaniche e alcuni di questi criminali furono arrestati, mentre il regista della fuga era un russo residente in Svizzera. Piaccia o no, non era tutta farina del loro sacco.

Per quanto riguarda l’inchiesta su Equalize, è stato scoperto un gigantesco mercato clandestino di informazioni riservate e sensibili. In particolare, su imprese importanti e su volti noti della politica e dello spettacolo e della finanza e della gente comune. Mai così numerose e in mani private da poter essere usate per scopi eversivi e ricattatori, per condizionare, influenzare e sputtanare all’occorrenza la vittima di turno. Insomma, agivano come Mr Wolf, «risolvo problemi», del film Pulp Fiction.

La «banda hacker», non avendo alcuno scrupolo, si muoveva a 360 gradi: dalla giudice gelosa del marito, non colpevole di reato, la cui unica preoccupazione erano gli incontri o meno del coniuge con l’amante colf all’accesso abusivo nell’account del presidente Sergio Mattarella. C’è di più. La Seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, e i suoi figli e l’ex premier, Matteo Renzi, sono finito nella rete della «banda hacker». C’è questo e quant’altro. Tant’è, era riuscita a «bucare»la banca dati del Ministero dell’interno, lo Sdi che raccoglie tutti i dati penali di ogni cittadino.

Non c’è due senza tre, tre numero perfetto secondo la scuola pitagorica. Ci riferiamo ai «verminai» degli accessi abusivi alle banche dati. Spuntano come funghi, avendo un sistema di sicurezza delle banche dati obsoleto e colabrodo. Il che dà spazio allo spionaggio, molte volte, usato come strumento politico capace di spostare fasce elettorali, a favore di chi l’ha commissionato. Visto ciò, in modo evidente, negli Usa, nel corso delle elezioni alla Casa Bianca, allorché Hillary Clinton fu bersagliata da fake news e dall’intrusione degli hacker nella vita privata. D’altronde, furono molto attivi gli hacker in Gran Bretagna, nel corso del referendum Brexit. In entrambi i casi, furono i russi in un work in progress a dare una mano per la vittoria di Trump e l’uscita degli inglesi dall’Ue. Simili tentativi sono stati fatti in questi giorni nelle elezioni in Moldavia e in Giorgia. Se ci fossero investimenti finalizzati a rafforzare i sistemi di sicurezza e a proteggere gli accessi non avremmo le cattive sorprese di questi mesi. Purtroppo i finanziamenti sono scarsi e a contagocce. Ragion per cui, le agenzie di intelligence fanno quello che vogliono e non ci dobbiamo lamentare, se poi scoppia lo scandalo, scoprendo che ci sono spie e spiati.

Dopo il caso della Direzione nazionale antimafia, in cui il Luogotente della Gdf, Pasquale Striano, faceva e disfaceva sugli accessi illegali Sos, poi c’è stato l’ex funzionario infedele bitontino in servizio alla Banca Intesa di Bisceglie, Vincenzo Coviello, il cui «sport», in 26 mesi, è stato di accedere abusivamente ai conti correnti e alle carte di credito di 3572 correntisti di 679 filiali. Ultimo lo scaldalo di ampie proporzioni che è vasto, complesso e preoccupante ed è stato scoperto dalla procura di Milano e riguarda - come visto - l’agenzia cybersicurezza Equalize. Sono tre casi uno diverso dall’altro e dall’altro ancora. Equalize è accusata di aver «esfiltrato» dati e informazioni sensibili e segrete, conservati nella Banche Dati Strategiche Nazionali: Sdi, Serpico, Inps e altri «per profitto economico ed altra natura». A Equalize, si rivolgevano tutti quelli che usavano le informazioni riservate pro e contro. È il caso di dire che agiva per conto terzi, in base a diverse richieste, anche riducendosi a spiare famigliari e fidanzate, purché venisse pagata a fior di quattrini.

Se putacaso non fosse stata in grado di fornire informazioni e confezionare dossier, la «banda hacker» faceva tutto di sana pianta, per uso e consumo, talvolta, non trasparente. I dossier si confezionano in due modi: in primo luogo, si raccolgono informazioni sui social e sui giornali e, per completare il lavoro, si prendono ulteriori informazioni dalle banche dati, così da preparare un report da consegnare al cliente. In secondo luogo, scavalcando la legge per avere, talvolta, informazioni richieste dagli industriali che volevano sapere se avessero clienti puliti o legati alla criminalità o se il personale fosse al di sopra di ogni sospetto. I casi Striano e Coviello, per quanto se ne sappia, non facevano gli accessi abusivi per il vil denaro, Equalize, al contrario, essendo una agenzia di intelligence privata lavorava solo e soltanto per denaro. Anche perché, aveva un personale sguinzagliato in più posti strategici, il cui costo mensile era oneroso. Generalmente, le agenzie investigative si affidano, nella stragrande maggioranza dei casi, ad ex agenti Ps, Carabinieri e Gdf, mentre, l’Equalize, caso più unico che raro, aveva la collaborazione di forze dell’ordine infedeli, in servizio permanente effettivo. In conclusione, abbiamo uno Stato groviera e non basta lanciare messaggi allarmistici o invocare nuove leggi punitive, alle strette, l’unica via d’uscita sono le riforme per costruire uno Stato inviolabile capace di proteggere la sicurezza e la privacy degli italiani.

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