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I soliti buoni propositi per l’anno che verrà: l’importante è migliorarsi

 
Lisa Ginzburg

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Lisa Ginzburg

I soliti buoni propositi per l’anno che verrà: l’importante è migliorarsi

Vigorose decisioni che dentro di noi formuliamo e prendiamo in una forma che ci risuona irrevocabile. Sarò più paziente, più disciplinato, più produttivo, o invece meno produttivo e più in ascolto di altre necessità del mio spirito

Mercoledì 03 Gennaio 2024, 13:38

Incomincia un nuovo anno, e oltre che di fresche memorie di scambi di doni, incontri, cenoni, cibi, abbracci stretti, altri un poco più distanti, luminarie, luci, lucine, ora con l’inizio di un anno nuovo, completamente nuovo, sentiamo la testa affollarsi di propositi, promesse, buone intenzioni, nuove sfide.

Vigorose decisioni che dentro di noi formuliamo e prendiamo in una forma che ci risuona irrevocabile. Sarò più paziente, più disciplinato, più produttivo, o invece meno produttivo e più in ascolto di altre necessità del mio spirito.

Sarò meno polemico, meno stressato, attento anche ai bisogni altrui. Viaggerò di più, starò meno sui social e molto di più con le persone «vere», in carne e ossa.

Propositi solenni che inventiamo e recitiamo come fosse un mantra silenzioso, importantissimo, anzi fondamentale per il tempo in cui lo declamiamo. Desiderosi come siamo che quel passaggio da un giorno all’altro, dall’ultimo dell’anno vecchio al primo del nuovo, segni un reale cambiamento.

Per motivi che sono come dati acquisiti, che sempre hanno valso e varranno, siamo sempre molto condizionati da un semplice (eppure tutt’altro che semplice) dato della cronologia: che un anno finisce e un altro ne incomincia. Puntuale, la ricorrenza del Capodanno si spoglia di ogni aspetto di convenzione e riesce a emozionarci, toccarci tanto da farci passare molte volte il primo giorno dell’anno oltre che satolli e ancora un po’ alticci, stanchi per aver fatto l’alba e per esserci rimbombati orecchie e occhi di fuochi d’artificio, anche pensosi, determinati nel prendere una serie di cruciali impegni con noi stessi.

I buoni propositi per l’anno nuovo contengono in sottofondo una nota amara, non lontana da quella che risuona dai rimpianti. Raccontano cosa l’anno prima non abbiamo conquistato, le sfide magari solo sfiorate e per certi versi mancate, le occasioni perse. Ma dicono, anche, quei propositi, il nostro bisogno di ciclicità: l’endemico desiderio di rituali come quello di Capodanno, una ricorrenza che celebra degnamente il senso più profondo del bisogno di «ricominciare da capo». Quasi sempre l’anno vecchio si è concluso frenetico, convulso, uno strano imbuto che ci ha come catapultati verso il passaggio (altro che «buona fine e miglior principio» del noto adagio di augurio).

Adesso, nell’interregno di pausa prima che si concludano le Feste, ci sentiamo rinascere. Perché anche trascurando qualsiasi simbologia religiosa, tutto di questo momento di inizio d’anno ci parla del rinascere. Le giornate se pure molto lentamente hanno ricominciato ad allungarsi, il calendario si «resetta», le agende sono nuove di zecca, di un bianco immacolato così rassicurante. Sono lenti e densi questi primi giorni dell’anno, impregnati di una calma benefica. Tanto benefica da spingerci a voler essere, noi anche, tutti nuovi.

«D’ora in avanti», «non più»: formule e pensieri galoppano, cavalcano il sentimento di novità da cui ci sentiamo abitati. E a contare è proprio l’intenzione: quel preciso impulso, e momento, in cui sappiamo con certezza di voler cambiare, ricominciare da capo, rinascere, e forti dei nostri buoni propositi, assolutamente convinti che riusciremo a farlo. A buttar via l’innecessario, lasciare andare il nocivo, e con la maggior cura possibile reiniziare: nei primi giorni dell’anno ne siamo assolutamente certi.

A me impressiona, ogni volta, quale potere possieda ed eserciti su ognuno di noi la ricorrenza dell’anno nuovo. Quanto siamo condizionati dal calendario, ma soprattutto, quanto bisognosi di «voltare pagina». In modi diversi, ma a tutte le età. Epifanie necessarie all’anima per crescere, ascoltarsi, capirsi. Andare oltre, certe volte almeno un poco cambiare, altre volte per nulla; quel che importa è avere desiderato di farlo, in un pugno di giorni che poi magari scolorano del tutto nei ricordi.

Oppure restano, a dirci la voglia grande che coltiviamo, di rallentare, darci spazio, ascolto, di migliorarci, noi e la qualità del nostro tempo.

Buon anno nuovo, nel segno delle nostre migliori intenzioni.

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