Giorgia non my mind… Do you remember Ray Charles? Ecco, e siccome ce l’ha in mente, uno pensa: scusa, cara, ma come ti è venuto? Non sentivi che quelli c’avevano fuorte accento ruosso? Ma come, tu hai fatto il liceo linguistico (va bene, il professionale, è lo stesso) sei una dei pochi politici italiani che parlano (un po’ di) inglese (servirebbe un ripasso di grammatica, ma non è importante) e poi, e poi, e poi… (Mina).
Ha detto Lexus che mezzora sei stato al telefono con loro, anche se hanno fatto sentire meno della metà, e poi con una mala educación (Almodóvar) tipica dei comici, ha aggiunto: abbiamo pensato che non avesse niente di meglio da fare. Insomma, Giorgia, come hai potuto?
Poi il sottosegretario Mantovano ha detto (glielo hai fatto dire tu?) che il presidente del Consiglio si è accorta subito che la telefonata era un inganno. E forse non è stata una grande idea, perché sai cos’ha pensato tanta gente che non ti vuole bene (il mondo è pieno di ingrati, e figurati l’Italia), ha pensato, questa gente: e menomale che se n’è accorta subito e è restata mezzora; allora forse c’hanno ragione comici ruossi che non c’avevi di meglio da fare. E noi qui che c’abbiano la crisi, stipendi e pensioni che si abbassano un giorno dopo l’altro (Luigi Tenco, e scommettiamo che non te la ricordi), e prezzi e tariffe che si alzano per equilibrare se no pare brutto. Che poi, saranno davvero due comici questi Lexus e Vovan?
E se invece sono due spioni, che là hacker e spione sono i mestieri più ambiti per avere il posto fisso (Checco Zalone)? Tu pensa se quelli appena hanno chiuso il telefono con te sono andati di corsa da Putin, si sono buttati per terra prosternati (là è così) e hanno detto: Maestà, lo sai che ha detto quella della Garbatella sulla guerra… no, no, volevamo dire sulla operazione speciale di polizia, in Ucraina? Ha detto… Ah sì, ha detto lo Zar, che parla l’italiano perché glielo ha insegnato Berlusconi, e mo je faccio vède io! Eh. E mo qua che deve succedere? Insomma, Giorgia, sempre on my mind, visto che ti sei accorta subito che era uno sfottò perché non gli hai detto: sentite, giovani, andare di là in cucina e fatevi dare un bel gelato italiano; poi annate a morí ammazzati! E clic!
E vedevi se non li ammazzava davvero Putin quando sapeva che tu li avevi sgamati e gli avevi fatto vedere che cos’è un presidente del Consiglio italiano. Pardon, una presidente, donna! Cioè… vabbè, dai.
E invece il povero sottosegretario Mantovano…E poi, scusa, Giorgia, fissa on my mind, ti pare che in una telefonata istituzionale, di Stato, si possa usare quel tono: my friend, between you and me (anche noi abbiamo fatto inglese alle medie, eh)… Non sta bene, si sta a tono, c’è un protocollo da rispettare. Dice, ma io sono così, sono alla mano, informale.
Va bene (nel senso che va male) ma poi le cose che hai detto! Giorgia, non si può dire al telefono, che magari dall’altra parte c’è l’ambasciatore del Catonga (copyright Totò), che quelli della UE quando li chiami manco ti rispondono al telefono. E quello, l’ambasciatore (e quei due disgraziati di Mosca) che deve pensare, che l’Italia conta meno del Catonga! E meno male che a Bruxelles doveva finire la pacchia!
Insomma, Giorgia, da sola on my mind, è stato un guaio questa telefonata. Adesso si è dimesso il tuo consigliere diplomatico Talò, che tanto fra un po’ va in pensione e la colpa gliela diamo tutta a lui, ma mo che fai la madre di tutte le riforme e diventi prima Primo Ministro che non corre rischi di ribaltoni né di governi tecnici, mi raccomando, rifatti bene la segreteria e chi ti filtra le telefonate.
La perfezione non è di questo mondo, lo sappiamo, e neanche di casa nostra. E se richiamassero quei due disgraziati, ricordati, e dillo alla segreteria, che per queste telefonate ci sono le regole, i protocolli. E magari sarebbe meglio che a dire che tu avevi capito tutto non fosse il sottosegretario Mantovano, che ha il suo credito.