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I pericoli sono enormi: l’intelligenza artificiale ha bisogno di regole

I pericoli sono enormi: l’intelligenza artificiale ha bisogno di regole

 
Rocco Limongelli - Solicitor in Inghilterra e Galles Ricercatore Marie Curie presso Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa)

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Rocco Limongelli - Solicitor in Inghilterra e Galles Ricercatore Marie Curie presso Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa)

Intelligenza artificiale

Un’americana è morta dopo aver chiesto aiuto ad «Alexa» invece che ad un essere umano

Mercoledì 19 Aprile 2023, 14:00

In seguito ad un provvedimento del 30 Marzo 2023 del Garante della Privacy Italiano, OpenAI ha inibito l’utilizzo del servizio ChatGPT per gli utenti che si connettono dall’Italia. In particolare, il Garante ha constatato la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di «addestrare» gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.

Non c’è dubbio che il Garante abbia dimostrato leadership e diligenza nell’instaurare una conversazione costruttiva con OpenAI, per proteggere la privacy dei cittadini italiani, e stabilire un precedente applicabile a livello europeo, per dare spunto agli altri Paesi dell’Unione.

La problematica dell’intelligenza artificiale, però, va oltre la privacy degli utenti. Si potrebbe disquisire sul fatto che il regolamento europeo che norma la protezione dei dati, non ha gli strumenti per poter essere efficace contro nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale (IA) e la Robotica. Ma la vera problematica è di natura sociale.

Cos’è reale? Questa è una domanda che ci perseguita da sempre. Da migliaia di anni l’umanità cerca di dare una risposta a questa domanda. Nel 300 a.c. il filosofo cinese Zhuangzi sognò di diventare una farfalla che volava tra i fiori, dimenticandosi chi fosse. Poi si svegliò, confuso, e si domandò: ho sognato di essere una farfalla o è la farfalla che ha sognato di essere me? In una società dove la linea tra il reale ed il virtuale è sempre più sottile, l’IA contribuisce a sfocare questo limite. Infatti, l’IA viene sviluppata in modo da poter interagire con gli esseri umani in maniera semplice ed intuitiva. Non è necessario che Siri o Alexa sappiano raccontare barzellette, ma sono programmati per farlo; questo li rende più «umani» agli occhi degli utenti.

Ma allo stesso tempo, questa tendenza ad umanizzare la tecnologia può avere effetti disastrosi. Prendiamo l’esempio di LouAnn Dagen, una signora di 66 del Michigan, che è tragicamente morta dopo aver chiesto più e più volte aiuto - solamente - ad Alexa, invece che ad un essere umano.

Il rischio è quello di lentamente perdere ciò che caratterizza i rapporti umani, ad esempio trovando conforto in un sistema IA quando ci sentiamo soli o angosciati, oppure passare del tempo con un copia virtuale di un nostro caro ormai morto. Se non ben normate, queste tecnologie hanno il potere di stravolgere il nostro concetto di essere umani, di realtà. Per darvi un esempio concreto, vi propongo una interpretazione del film The Matrix: magari non sono state le macchine a costringere gli esseri umani a vivere in un mondo virtuale, ma gli esseri umani a delegare sempre più alle macchine, ritrovandosi senza accorgersene con nulla più da delegare, neppure lo stesso vivere.

Avendo riconosciuto certe criticità dell’IA, la Commissione Europea sta ora lavorando ad un regolamento per normare lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA nell’Unione Europea. Seppur il contenuto del regolamento è al momento deludente, è sicuramente un primo passo necessario per incoraggiare un confronto tra accademici, giuristi, politici e noi tutti, sui pericoli di queste nuove tecnologie.

Nella speranza, che anche questo scritto, nel suo piccolo, possa stimolare un confronto.

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