Sabato 20 Dicembre 2025 | 13:38

Non solo sport, l’anima cittadina tra inclusione, sociale e crescita

Non solo sport, l’anima cittadina tra inclusione, sociale e crescita

 
Alessandra Macchitella

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Alessandra Macchitella

Non solo sport, l’anima cittadina tra inclusione, sociale e crescita

Nella Biblioteca Acclavio l'ultimo talk. Il direttore della Gazzetta, Mimmo Mazza, ha sottolineato il senso dell’iniziativa: mettere insieme una Taranto che lavora, progetta e non si arrende

Sabato 20 Dicembre 2025, 11:55

Nella Biblioteca Acclavio si è chiuso ieri l’ultimo talk di «È Taranto», dedicato a «Sport e inclusione sociale». Raccontare una città che conosce la fatica, ma continua a cercare nel gioco di squadra una possibilità concreta. A Taranto lo sport non è solo competizione, ma disciplina quotidiana, spazio di relazione, linguaggio capace di unire storie, corpi e generazioni diverse. Sempre più spesso, è anche uno strumento di inclusione sociale.

Il confronto ha messo al centro chi vive lo sport come progetto educativo, infrastruttura civile, visione di futuro. Fabio Tagarelli, presidente della Fondazione Taranto 25, ha ricordato la nascita della fondazione nel periodo del Covid, come risposta della società civile a una città sospesa. «Non siamo filosofi, siamo pratici in una rete sociale» ha spiegato. In una città grande ma frammentata, lo sport è stato individuato come il canale più diretto per raggiungere tutti: dodici società coinvolte, quasi mezzo milione di euro destinato a progetti sociali. «Da soli non si va da nessuna parte», ha ribadito Tagarelli, annunciando per il 2026 la trasformazione in fondazione di partecipazione.

Sul fronte delle infrastrutture è intervenuto Silvio Scarcella, coordinatore della struttura commissariale dei Giochi del Mediterraneo. Ha tracciato un quadro dello stato dei lavori: cantieri avviati, opere recuperate, impianti pensati per non diventare cattedrali nel deserto. Dal PalaRicciardi allo stadio Iacovone, dal nuovo stadio del nuoto affacciato sul mare al pattinodromo di Salinella, l’obiettivo è restituire alla città spazi vivi e utilizzabili anche dopo l’evento.

Il mare, identità profonda cittadina, è entrato nel dibattito con Flavio Musolino, presidente della Lega Navale. Dalle attività con minori coinvolti in percorsi di giustizia riparativa ai progetti gratuiti per bambini svantaggiati, fino alle barche confiscate alla mafia e restituite alla collettività, lo sport nautico diventa strumento di legalità e inclusione. «Il mare può essere di tutti», ha sottolineato.

Per l’assessora ai Servizi sociali Sabrina Lincesso lo sport è una leva fondamentale delle politiche sociali: non solo risposta ai bisogni economici, ma strumento contro isolamento, fragilità relazionali e difficoltà adolescenziali. Piscine comunali, progetti per anziani, disabili e minori raccontano uno sport che cura anche le relazioni.

Giovanni De Pasquale, vicepresidente dell’associazione «Salpiamo», ha raccontato l’esperienza della vela come pratica educativa: rispetto delle regole, collaborazione, obiettivi comuni. Dai progetti di velaterapia ai percorsi con persone con disabilità, fino alle barche accessibili, l’esperienza di bordo diventa metafora di società.

Il velista Andrea Airò ha ricordato come la vela rischi di restare elitista senza politiche pubbliche strutturate. «Taranto è una città sul mare, ma deve diventare una città di mare» ha detto, invocando investimenti duraturi e non solo eventi.

A chiudere, Maria Laura Metta, atleta della Sup Academy Taranto, ha descritto il Sup come disciplina giovane e inclusiva, capace di coinvolgere scuole, giovani e persone con disabilità. Raccontare lo sport nel modo giusto, ha spiegato, è già un atto di inclusione.

Il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Mimmo Mazza, ha sottolineato il senso dell’iniziativa: mettere insieme una Taranto che lavora, progetta e non si arrende. Un dialogo che non finisce qui, ma continua come spazio aperto di confronto e responsabilità condivisa.

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