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Due archeologi pugliesi studiano il «tesoro» delle maioliche rinvenute a Orvieto

 
Redazione online

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Due archeologi pugliesi studiano il «tesoro» delle maioliche rinvenute a Orvieto

Il prof. Danilo Leone e la prof.ssa Simonetta Stopponil presentano le maioliche ritrovate a Orvieto

La campagna di ricerca porta al ritrovamento di brocche utilizzate tra il XIII e il XVI secolo. La sinergia dell’associazione Campo della Fiera con l'università di Foggia

Mercoledì 24 Agosto 2022, 15:33

15:35

Rinvenute a Orvieto 300 maioliche integre in un pozzo profondo dieci metri durante la campagna di scavi archeologici al Campo della Fiera. Le brocche, ritrovate in perfetto stato di conservazione, erano utilizzate tra il XIII e il XVI secolo. A darne notizia all’Ansa è la professoressa Simonetta Stopponi che da oltre 20 anni dirige la campagna di scavo dell’associazione Campo della Fiera su concessione ministeriale e con la collaborazione dell’Università di Foggia, con il supporto finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.

«L'eccezionalità del rinvenimento consiste non solo nello straordinario stato di conservazione dei reperti, già in fase di restauro, che serbano ancora le decorazioni e i colori intensi degli smalti, ma anche perché si tratterebbe di uno dei pochi contesti ceramici di età medievale e moderna rinvenuti in un complesso extraurbano del territorio orvietano, indagati secondo le moderne tecniche dell’archeologia stratigrafica», viene spiegato dalla professoressa Stopponi. Tra i ritrovamenti, in particolare, spicca la fiaschetta di un pellegrino della metà del Duecento. Numerose sono le maioliche di età rinascimentale, provenienti dalle principali botteghe umbre e alto laziali, e vendute dai mercanti che accorrevano stagionalmente per partecipare alle fiere.

«I recipienti, in corso di studio da parte del prof. Danilo Leone e di Vincenzo Valenzano dell’Università di Foggia, consentono di arricchire la storia delle produzioni ceramiche di un comprensorio territoriale molto ampio dal Medioevo fino all’età moderna» sottolinea Stopponi. Che conclude ricordando che «i risultati finora ottenuti sono del massimo interesse e documentano l’importanza storica di un luogo che dal VI secolo a.C. fu dapprima sede del santuario federale etrusco, noto come il Fanum Voltumnae, venne poi ristrutturato in epoca romana e continuò a vivere in epoca cristiana e medievale». Questo tesoro archeologico rinvenuto è dunque sotto la lente d'ingrandimento di due studiosi pugliesi, il tarantino Danilo Leone e il foggiano Vincenzo Valenzano.

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