LECCE - Dagli scavi di archeologia urbana in corso dallo scorso giugno nel centro storico di Lecce sono emerse nuove testimonianze della storia della città durante l’alto medioevo. Gli archeologi ipotizzano che questa scoperta, insieme agli elementi messi in luce nel secolo scorso, siano parte di un articolato apprestamento difensivo realizzato sfruttando la mole del vicino anfiteatro, considerato dagli esperti il più imponente edificio della Lecce romana, che in età altomedievale sarebbe così divenuto un kastron bizantino, fortezza e centro politico della città.
Lo scavo si è concentrato in un settore compreso tra piazza Sant'Oronzo e via Alvino, dove già lo scorso anno erano emersi reperti di epoca romana, tra cui parte della cavea, il muro anulare, i setti radiali e tre pilastri perimetrali. Proseguendo gli scavi sono emerse possenti strutture murarie poste a ridosso dell’anfiteatro, fuori dal perimetro dell’edificio, immediatamente a nord di esso, rivelatesi parte di un’imponente opera di fortificazione, realizzata in due momenti distinti, che sfrutta e apparentemente ingloba il preesistente edificio per spettacoli di età romana. Lo scavo ha infatti portato alla luce un muro poderoso, largo 3.70 m, e alto oltre due metri in alcuni punti, realizzato con tecnica «a sacco», vale a dire con un riempimento costituito da terra e spezzoni di pietra contenuto da due paramenti in cui sono reimpiegati grandi blocchi provenienti dallo smontaggio del vicino anfiteatro e da altri monumenti esistenti nell’area.
Il sistema difensivo realizzato tra il V e il VI sec. d.C. Un periodo storico particolarmente turbolento dal punto di vista politico e militare, quando l’anfiteatro aveva ormai perso la sua funzione originaria a causa della progressiva diffusione del cristianesimo e come conseguenza del decreto di Onorio del 404 che vietava i giochi gladiatorii nelle arene.