Una lunga dichiarazione di indipendenza, scandita dai romanzi e dai saggi, dalle prime apparizioni televisive quando in maglietta bianca e jeans era un ragazzo degli anni ‘90 che incantava il pubblico con le sue lezioni di letteratura e soffiava sulle braci dell’Opera Lirica determinando una fase indimenticabile della carriera, sino a maturare quella forza dirompente che più tardi ha riempito i teatri. Ed è questa indipendenza a muovere i passi di chi ieri si è messo in fila a formare un particolare pellegrinaggio per incontrare - seppur per una manciata di istanti, appena sufficienti a raccogliere il segno o l’autografo - non proprio un santo, bensì uno scrittore del nostro tempo, forse – addirittura - quello che più di chiunque altro lo ha previsto e anticipato con una intelligenza visionaria che si lascia leggere da chiunque.
Alessandro Baricco è tornato a Lecce dopo anni di assenza per il firmacopie «sintomatico» del suo nuovo romanzo, Abel edito da Feltrinelli (pp. 160, euro 17), organizzato dalla libreria Liberrima di Maurizio Guagnano che, in passato, ha seguito da vicino la carrellata di successi di un fuoriclasse spesso imperdonato per il suo debordante successo. Al punto che, nella sua recente apparizione in tv, ospite di Fabio Fazio, ha dichiarato con feroce candore di essere stato travolto dallo stupore nel ricevere così tanti messaggi di affetto dai suoi lettori dopo aver deciso di parlare della diagnosi di leucemia che lo ha costretto a due trapianti di midollo osseo e ad un’assenza annunciata e riassorbita dal suo noto riserbo. Il suo ritorno non sarebbe passato inosservato comunque, Baricco è un modello di intensità con una forza a sé, la stessa che risuona nei suoi romanzi e in special modo in Abel – un libro che ribadisce quanto lo stile resti una questione radicale per far sì che i lettori siano pronti a seguire uno scrittore fin dentro ad un western metafisico, per partecipare alla stesura infinita di mondi inventati che prima di certe narrazioni non c’erano. Così come un’altra sua creatura, la Scuola Holden, nata trent’anni fa e di cui Baricco ha appena lasciato le quote, pur restando membro del Consiglio di amministrazione e preside a vita.
Ieri pomeriggio, un’ora prima dell’arrivo di Baricco, i suoi lettori erano già in fila. Appena arrivato, accolto da un altro grande scrittore contemporaneo e suo conterraneo, Roberto Cotroneo (ospite di Liberrima per la presentazione del suo Chet con Paolo Fresu), ha salutato tutti con una certa dolcezza, come chi sa di essere involontariamente un archetipo paterno. Ha preso posto al tavolino sistemato per il firmacopie e ha dato il via ad un paziente confessionale. Uno ad uno, gli si sono avvicinati i lettori delle sue storie, non solo i ragazzi degli anni ‘90 ora cresciuti e diventati padri e madri, ma anche i giovanissimi, tutti ugualmente commossi. Lui ha stemperato l’emozione prestando il fianco a una carrellata di battute. Così, ad una signora che gli ha confessato di aver letto tutti i suoi libri, ha risposto: «Che fedeltà! Mi crede? Devo proprio dirglielo: nessuno mi è stato così fedele.» Ad una ragazza che gli ha donato una rosa di carta ed un augurio: «Continui a scrivere!», Baricco ha risposto con un invito universale: «Continuate a leggere!». A centinaia di sentiti «In bocca al lupo!» ha replicato con entusiasmo incoercibile: «Viva il lupo! Viva la vita, sempre!». Ai più timidi, è stato lui a rivolgere la parola per primo, piano: «Dimmi. Sai, ho degli allievi della tua età, li considero miei figli.» Ai più temerari «Come sta?», ha risposto da vero Baricco: «Da dio!».
C’erano i solitari, ma anche interi nuclei familiari accolti con una ventata di allegria e gioia di vivere, in special modo una famiglia che ci ha tenuto a raccontargli l’inizio di un amore vissuto attraverso lo scambio dei suoi romanzi, un amore testimoniato dalla presenza delle copie di Seta, Castelli di rabbia, Novecento e dai loro figli in carne ed ossa, Baricco li ha guardati un po’ più a lungo: «Eravamo giovani, - ha poi commentato, commosso e felice – e a quanto pare siamo cresciuti insieme, questa è la nostra storia. Questi sì che sono gli appuntamenti belli della vita. Grazie a voi. Non perdiamoci di vista.»