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Oscar del Teatro, terzo Premio Ubu alla barese Licia Lanera per «Con la carabina»

 
Pasquale Bellini

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Pasquale Bellini

Oscar del Teatro, terzo Premio Ubu alla barese Licia Lanera per «Con la carabina»

«Vantaggi? Nessuno, ma sempre tanta fatica»

Venerdì 16 Dicembre 2022, 11:36

Potrebbero chiamarsi «Coppe Ubu» per il teatro, piuttosto che Premi, quelli che vengono ogni anno assegnati alla varie categorie di attività: attori, regie, testi, eccetera. Infatti arrivano al termine di un lungo e faticosissimo «campionato» fra le compagnie italiane, oltre al fatto che i premi consistono proprio in coppe, con tanto d’ iscrizione come quelle sportive.

Ne parlo con Licia Lanera, muscolare e barese campionessa di teatro, da attrice e da regista, che intanto quest’anno si è assicurata ben due dei riconoscimenti in palio: quello per il miglior testo straniero messo in scena, quello per la miglior regia. Spettacolo di riferimento è quel Con la carabina, autrice la giovane francese (sotto i quarant’anni) Pauline Peyrade, che Lanera ha diretto e che ha debuttato a Bari in ottobre. Ne parlammo allora, quando le recite si svolsero in uno spazio «alternativo», un locale alla strada in zona Picone-San Pasquale, con venti spettatori presenti e con in scena gli attori Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto. Qualche domanda a Licia Lanera, che è al suo terzo Premio Ubu avendolo già ottenuto come attrice nel 2014.

Qual è il vantaggio, se c’è, di un Premio teatrale nella carriera di un’attrice, di una regista, di una compagnia?

«Vantaggi nessuno, soddisfazioni poche, lavoro di teatro sempre faticoso, il campionato continua. Ora, per esempio, sono in macchina per raggiungere la Sicilia, dove abbiamo alcune recite a Palermo e poi a Catania, dopo essere stati in scena a Bologna. Vita sempre da scavalca-montagne, in questo anno del Signore 2022».

In Sicilia siete in scena con questo spettacolo pluri-premiato, con questa Carabina?

«Per ora, per queste recite a Palermo e Catania, portiamo il precedente mio spettacolo I sentimenti del maiale (visto a Bari al Piccinni mesi fa, ndr). Lo spettacolo del Premio, quel Con la carabina della Peyrade, dopo le anteprime baresi lo abbiamo potuto portare a Roma, nel Teatro Angelo Maj, dove ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico (in sala potevano starci ben più che i venti-trenta di Bari, per fortuna!) come anche di esperti, critici e addetti ai lavori. Credo che questo passaggio romano ci abbia anche agevolato rispetto al premio poi ottenuto».

Roma, Bologna, Palermo, Catania, in giro per l’Italia: non ritenete opportuna una maggiore «tenuta» in un sito più specifico e congeniale? Per esempio, Bari?

«A Bari, la nostra città, ci siamo, ci resteremo e ci torneremo. Con questo lavoro, con questa Carabina senza dubbio, forse in questa stagione 22-23, forse nella prossima. È sempre più difficile per noi, sembra un paradosso ma è così, lavorare a Bari rispetto al lavorare in altre città, laddove spesso è più facile ottenere collaborazioni, sinergie e finanziamenti (diciamolo pure senza infingimenti!). Fatto sta che a Bari riusciamo a tenere in piedi solo un ufficio a mo’ di sede, senza una vera e propria sala-prove a disposizione per i nostri spettacoli, per i laboratori, i corsi, eccetera. Ma su Bari la nostra attenzione, la nostra mira, è sempre puntata. Con la carabina».

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