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Covid, scoperta la «variante italiana»: è un mix tra l'inglese e la nigeriana

 
Nicola Simonetti

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Nicola Simonetti

Covid, scoperta la «variante italiana»: è un mix tra l'inglese e la nigeriana

Ma non è più letale delle altre mutazioni del virus

Domenica 04 Aprile 2021, 08:34

Nuova variante «Italia» isolata, per la prima volta, in una 50enne della provincia di Novara, dall’equipe del virologo F. Broccolo del laboratorio Cerba Health Care di Milano e ieri registrata nel data base internazionale. Essa non sembra essere più contagiosa o più letale delle altre varianti note. Si è trattato di un matrimonio morganatico (ricombinazione) tra le varianti inglese (20%) e nigeriana (80%). Si teme una certa, per ora non preoccupante, modesta resistenza agli anticorpi neutralizzanti indotti da vaccini e infezioni precedenti.

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L’Oms raccomanda di «non usare l'ivermectina indipendentemente dal livello di gravità o durata dei sintomi» per i pazienti con Covid-19, ad eccezione che negli studi clinici. «L'ivermectina è un antiparassitario di uso comune che è oggetto di un'intensa campagna promozionale sui social network, ma, secondo un panel di esperti dell'Oms, i dati degli studi clinici per misurarne l'efficacia nei confronti del Covid-19 non hanno fornito risultati conclusivi» (Janet Diaz, capo team risposta al Covid-19 ). Anche l’agenzia europea Ema fa la stessa raccomandazione.

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Covid genera aritmie lo dimostra uno studio multicentrico internazionale che ha coinvolto 6 centri fra Italia e Germania, coordinato dalla Sc di Cardiologia Universitaria del Policlinico Riuniti di Foggia diretta dal Prof. Natale Daniele Brunetti e dalla Cardiologia dell'Ospedale Bonomo di Andria e pubblicati su Clinical Infectious disease. È emerso che l'uso di duplice terapia anti-virale, la frequenza cardiaca basale e l'età sono predittori di un'anomalia elettrocardiografica pericolosa per la vita (intervallo Qt allungato). L'incidenza di aritmie maligne è stata del 3.6% con tasso di mortalità del 50%. Le aritmie insorgono dopo circa 10 giorni dal ricovero e sono in molti casi letali entro 48 ore dall'insorgenza.

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