Addio a Cosimo Cinieri, una vita dedicata al teatro e alla recitazione. Una lunga malattia ha stroncato l’attore pugliese che viveva a Roma. La camera ardente per l’ultimo saluto al drammaturgo sarà nella Sala del Carroccio al Campidoglio, il 21 agosto alle ore 16. A seguire dalle 18 la commemorazione con interventi tra gli altri di Pasquale Panella, Bibiana Carusi, Nicola Vicidomini. Nato il 20 agosto 1938 (avrebbe compiuto 81 anni domani) a Taranto, Cinieri - che in molti ricorderanno anche per aver prestato per anni il suo volto alla pubblicità, partecipando agli spot televisivi dei panettoni di una nota marca nel periodo natalizio - era considerato tra i nomi più importanti del teatro italiano. Celebre il sodalizio con Carmelo Bene con cui divise per anni la scena da comprimario, per capolavori come «Sade» e «Otello» o la «Deficienza della Donna». Nel 1968 Cinieri fece anche parte del gruppo di attori che sostenne Carmelo Bene alla Mostra del Cinema di Venezia, dove presentava «Nostra Signora dei Turchi», il capolavoro che aveva suscitato accese polemiche alla proiezione.
Il ricordo di Pasquale Bellini: Avevo sentito Cosimo Cinieri, per l’ ultima volta, in marzo: fu una conversazione faticosa, stava male, ma volle offrirmi un ricordo su un amico comune e autore di teatro, Nicola Saponaro, su cui di lì a poco si sarebbe pubblicato un volumetto di interventi (Adda ed. a cura di Michele Roberto e Mary Sellani). Cinieri aveva curato la regia di un testo di Saponaro, Don Juan, una rielaborazione in chiave «pugliese» del mito di Don Giovanni, da Molière. Era il 1977 e il lavoro debuttò al Teatro Purgatorio, crogiuolo in quegli anni, di idee originali e curiosità, sotto l’ egida di Beppe Stucci.
Quello scorcio degli anni ‘70 vide il tarantino Cosimo Cinieri (fra l’ altro era nipote per parte di madre del commediografo Cesare Giulio Viola) spesso frequentare Bari e i suoi teatri e i suoi teatranti: bazzicò il Centro Universitario S. Teresa dei Maschi (allora egemonizzato dal Cut), realizzò spettacoli di strada al Cep-San Paolo insieme alla neonata Bedda Compagnie-Anonima G.R., infine un notevole debutto ci fu nel 1978, al Teatro Piccinni, con Beat-Generation, testo scritto con Irma Palazzo, da allora e poi per sempre sua compagna e affettuosa collaboratrice.
Del resto Cosimo Cinieri, se negli anni ‘70 segnava il clou della sua carriera grazie al sodalizio tenace con Carmelo Bene con il quale aveva messo in scena già nel 1974 il S.A.D.E.: libertinaggio e decadenza del complesso della gendarmeria salentina e cui seguirà (nel 1979) un formidabile Otello, aveva già dagli anni ‘60 intrapreso la strada del teatro sperimentale e di avanguardia.
Nella Roma delle «cantine» si era fatto notare con Finale di partita, Aspettando Godot, Atto senza parole, tutti testi di Samuel Beckett realizzati nel ‘65 in collaborazione con Giuliano Scabia. Poi nel ‘66 una Fantesca di Della Porta, Libere stanze di Roberto Lerici, con la regia di Quartucci. In collaborazione con Leo De Berardinis e Perla Peragallo, nel ‘71, un San Sebastiano in forma di «teatro di strada». Insieme a Irma Palazzo ha poi realizzato, dopo Beat Generation, diverse versioni di Show in versi, anche un Macbeth di Shakespeare.
Ha interpretato anche Mandragola di Machiavelli (regia di Mario Missiroli), poi ancora testi di De Filippo, Garcia Lorca, Pirandello, Cechov. Innumerevoli le sue «letture sceniche» dove la poesia era protagonista accanto alla musica: Canzoniere italiano, Poesia in concerto, Garcia Lorca in flamenco, Luoghi della memoria dai Sepolcri, Giocar di versi, Café della Voce, tutti realizzati tra la fine degli anni ‘90 e l’ inizio dei 2000.
Ancora un paio di stagioni fa, in estate, da bravo teatrante e professionista indefesso, «batteva» siti, location e piazze da teatro con il suo recital di poesie, musiche, canzoni, riflessioni.
Alla sua attività teatrale Cinieri ha sempre alternato partecipazioni in produzionio cinematografiche e televisive, nonché la conduzione di stage di recitazione e tecnica espressiva. Non si era tirato indietro neanche dalla pubblicità. Perché no, del resto? Per anni è stato il testimonial di una nota marca di biscotti: con la sua barba bianco-brizzolata era il bonario Signor B... che invitava i ragazzini a degustare biscotti, croccanti e dolciumi vari.
Un grande serio professionista, figlio di una Puglia di cui ha portato in giro, sempre con garbo e ironia, la cultura, il linguaggio, l’ arte della sperimentazione e della ricerca. Un saluto a te, Cosimo, insieme all’ ultimo applauso. A te un abbraccio Irma.