Fragile, ma anche poco prolifico. Sette giornate sono già trascorse, ma il Bari ancora non c’è. Malgrado il fondamentale successo colto contro il Padova, i Galletti vivono l’attuale sosta con l’imprescindibile obbligo di trovare la via maestra, al fine di non andare incontro ad una stagione intrisa di sofferenze: sei i punti attuali che confinano i Galletti in piena zona playout. Un flop rispetto ai programmi societari che, invece, puntavano con decisione ai playoff.
La retroguardia ha rappresentato senza dubbio la fonte di maggiore preoccupazione ben 12 i gol passivo, meglio soltanto di Empoli, Padova (entrambe a quota 13 reti subite), nonché del Pescara (14). La porta barese è stata puntualmente perforata tra Coppa e campionato: Cerofolini non ha collezionato fin qui nemmeno un «clean sheet» così come è allarmante il dato che vede i pugliesi essere passati in svantaggio in ben sette circostanze su otto impegni ufficiali. Le carenze difensive (forse preventivabili in un reparto che sul mercato non è stato potenziato da elementi di grido) avrebbero potuto quantomeno essere compensate da una spiccata vocazione offensiva. Invece, i gol realizzati sono appena sette configurando il quartultimo attacco della B, spuperiore soltanto a quelli di Entella (sei reti all’attivo), Mantova (cinque) e Spezia (quattro). Eppure, almeno in prima linea le scelte non mancherebbero davvero: tra esterni offensivi e punte pure, sono ben otto gli elementi utilizzati dal tecnico Fabio Caserta. Ma risposte concrete sono arrivate in minima misura.
Moncini salvavita, Gytkjaer in ritardo Gabriele Moncini è arrivato quasi in punta di piedi: prelevato senza esborsi dal fallimento del Brescia, sembrava destinato a fungere da prima alternativa ad un centravanti di spessore. Invece, il 29enne di Pistoia si sta dimostrando l’unica vera certezza. Sempre presente tra campionato e Coppa Italia, è stato titolare in sette occasioni su otto, ha segnato tre reti (due su azione, una su rigore) che hanno portato in cassa cinque punti sui sei conquistati. Perennemente obbligato anche ad un lavoro di sacrificio e raccordo, ha capitalizzato quasi al 100% le occasioni che gli sono capitate. È entrato in scena dopo, invece, Christian Gytkjaer, fermato da un infortunio al piede. L’esperto centravanti era l’elemento più atteso: nazionale danese, due promozioni in A centrate con Monza e Venezia, dovrebbe rappresentare il vero valore aggiunto della prima linea biancorossa. Dopo aver saltato i primi tre match, tuttavia, ha disputato mezzora a Palermo, poco più di un’ora con la Sampdoria, quindi un tempo con Entella (entrando ad inizio ripresa) e Padova (titolare e sostituito all’intervallo). Il fiuto è sempre vivo: la rete in mischia a Chiavari ha comunque portato in cassa un pari insperato. Le prestazioni, invece, risultano molto al di sotto dei suoi standard sia sul piano fisico, sia sulla partecipazione alla manovra. Dalla sua crescita dipende senza dubbio il miglioramento del reparto. Uno squillo, invece, è arrivato da Leonardo Cerri. Il 22enne scula Juventus ha disputato appena tre spezzoni con Palermo, Entella e Padova trovando contro i veneti il guizzo per il primo successo stagionale. Il potenziale non gli è mai mancato: ora dovrà sfruttare la sosta per trovare una condizione accettabile e capitalizzare le chance che gli saranno concesse.
Esterni appannati Stupisce, però, lo zero negli indici che riguardano la batteria degli uomini dotati del maggiore tasso tecnico e qualitativo. Teoricamente sarebbero gli esterni del 4-3-3, ma tutti sono in grado di disimpegnarsi all’occorrenza anche da fantasisti o addirittura da punte. Eppure, in cinque, finora non hanno collezionato nemmeno una rete o un assist vincente. Il minutaggio maggiore è appannaggio di Giuseppe Sibilli: sei gettoni tra Coppa e campionato, 466’, tanta generosità, ma poca sostanza. La sua stagione, peraltro, è già conclusa a causa degli otto mesi di squalifica rimediati per le violazioni riguardanti le scommesse sportive. Grandi aspettative sono riposte in Anthony Partipilo, tornato nel club della sua città dopo un lungo peregrinare. Cinque finora le sue apparizioni (quattro da titolare, ma sempre sostituito), mentre con Palermo, Sampdoria e Padova è rimasto tristemente in panchina: il passo e lo spunto nell’uno contro non sono certo quelli dei giorni migliori, così come finora non sono emerse le indubbie doti balistiche. Ha trovato più spazio di quanto probabilmente sperasse il 19enne Emanuele Rao: sette presenze, 252’, effervescenza, sfrontatezza e velocità, ma, alla resa dei conti, ha prodotto poco. Mirko Antonucci è arrivato negli ultimi giorni di mercato: fin qui gli sono toccati spiccioli di gara con Monza, Modena e Palermo, mentre contro il Padova ha avuto la prima maglia da titolare: cento i minuti in campo, modesto il suo impatto, eppure tecnica e rapidità certo non gli fanno difetto. Gaston Pereiro, infine. Doveva essere il valore aggiunto dello scorso mercato invernale, invece ha deluso al punto da essere finito tra gli elementi in uscita. La squalifica di Sibilli gli apre nuove porte: non a caso, si è rivisto sabato scorso dopo la passerella in Coppa con il Milan e i 9’ di Venezia: in mezzo, quattro panchine e una tribuna. Ora, però, è a tutti gli effetti parte delle rotazioni offensive. Per lui vale il discorso che coinvolge l’intero reparto: dimostrare che quanto visto finora è solo un brutto incubo. Sulla carta, i mezzi per invertire la tendenza non mancherebbero.
