BARI - Chi va piano, non va lontano. Il celebre proverbio della tartaruga non si adatta al calcio nell’era dei tre punti. In particolare quando i tornei entrano nella fase decisiva. Ed è così che il Bari oggi si ritroverebbe fuori dai playoff, per la prima volta dopo cinque mesi. I biancorossi, dopo l’avvio shock con le sconfitte patite da Juve Stabia e Modena, riuscirono a rimettersi in sesto: il doppio colpo con Mantova e Frosinone valse (alla sesta giornata, a fine settembre) l’aggancio alla zona degli spareggi promozione da cui non sono più usciti galleggiando tra la quarta posizione nei momenti di maggiore splendore alla sesta-settima in quelli di calo.
Ora, invece, ecco l’ottava piazza in condivisione con il Palermo che, però, si è aggiudicato l’andata dello scontro diretto ritrovandosi in vantaggio rispetto ai Galletti. La situazione complessiva, però, resta fluida: appena cinque sono le lunghezze di distanza dalla quarta piazza occupata dal Catanzaro e valevole il pass per l’accesso diretto alle semifinali dei playoff, così come minimi sono di stacchi dalla Cremonese quinta (lontana quattro passi), dal Cesena sesto (due gradini più avanti) e dalla Juve Stabia settima (appena un punticino in più). Dieci turni al termine della regular season consentono ancora ampi margini di manovra, ma la volata ormai è lanciata e ogni incertezza costa caro.
LA FRENATA Un dato è oggettivo: nelle ultime 12 giornate, il Bari ha rallentato il passo raccogliendo 14 punti. Soltanto tre le vittorie, quattro le sconfitte, ben cinque i pareggi. Lo score degli ultimi tre mesi, insomma, non è da big. La «X» è il segno dominante nel cammino pugliese: 14 i pari in campionato, come il Modena e meno soltanto del Catanzaro che ne conta addirittura 16, ma anche un successo in più della truppa di Longo e tre ko in meno. Vicari e compagni, in particolare, sono il complesso che in assoluto impatta di più tra le mura amiche (addirittura otto volte), continuando ad evidenziare il minor numero di vittorie totali (solo otto) tra le compagini inserite nel perimetro dell’ambizione, nonché l’attacco meno prolifico con 31 reti all’attivo. Pesano come macigni le sei rimonte subite in gare che sembravano ampiamente alla portata: clamorosi i casi contro Reggiana (non è bastato il doppio vantaggio), Brescia (avanti due volte per poi terminare 2-2) o a Cesena (1-0 a favore ed un uomo in più per oltre un tempo). Così come le chance sprecate a Genova con la Sampdoria (rigore fallito e superiorità numerica per 75’), a Brescia (altro penalty sbagliato) o a Reggio Emilia (altra situazione di «ampio» undici contro dieci a favore non capitalizzato). Tuttavia, non bisogna nemmeno trascurare qualche risultato riacciuffato in extremis: i pareggi strappati con Sassuolo e Cremonese sono arrivati a tempo scaduto, l’1-1 di domenica scorsa con la Sampdoria praticamente nell’unica conclusione a rete di un match trascorso in continua sofferenza.
LO SPECCHIO DEI VALORI In fondo, non c’è troppo da meravigliarsi. Il Bari lotta sui suoi valori che sono riconducibili senza dubbio alla solidità, alla tenacia, alla voglia di non mollare e restare in ogni caso aggrappati alle partite. Qualità che hanno generato una complessiva costanza di rendimento, un’ottima resa difensiva (quella dei Galletti è la quarta retroguardia della B), nonché un esiguo numero di sconfitte: appena sei, soltanto Sassuolo, Spezia e Catanzaro (tre passi falsi) e Pisa (cinque) sono cadute di meno. Un gruppo, dunque, abituato a combattere secondo dettami acquisiti ed un’identità riconoscibile. Già, ma l’altra faccia della medaglia ha eguale valore: anzi, potrebbe persino pesare di più. I biancorossi non decollano perché non sono mai riusciti ad elevare il tasso di qualità: né sui singoli, né nei confronti diretti. Le difficoltà sotto porta nascono da un apporto sotto le aspettative da chi era deputato a fare la differenza. Dai fantasisti, Falletti su tutti (21’ negli ultimi quattro match e zero negli ultimi due incontri), ma anche Sibilli (fin quando è stato in rosa) e Gaston Pereiro (anche l’altro uruguaiano ha collezionato due panchine di fila senza entrare), ma anche dagli attaccanti, molto lontani dalla doppia cifra (quattro centri per Lasagna, tre per Novakovich e Favilli, uno per Bonfanti arrivato a gennaio). Ecco perché, quando il tasso di difficoltà si alza, il Bari annaspa: tra le prime otto, ha battuto soltanto Spezia e Cesena al «San Nicola», impattando con Sassuolo, Catanzaro e Cremonese (con i grigiorossi due pari nel doppio confronto) e cadendo con Pisa, Palermo e due volte con la Juve Stabia. Il percorso proporrà ancora confronti al vertice: domenica con la capolista Sassuolo, così come bisognerà rendere visita al Catanzaro e ospitare Palermo e Pisa. Facile intuire quanto pesino in chiave playoff in particolare gli scontri diretti con Catanzaro e Palermo.
LA «TENDENZA» DI LONGO - Solidità e equilibrio, però, sono anche le caratteristiche principali di Moreno Longo: in queste ore, divampa il dibattito proprio sull’atteggiamento fin troppo conservativo del tecnico piemontese. Che si tratti di istinto di protezione su un gruppo che forse patirebbe una versione più sfrontata? Può darsi, eppure le statistiche confermano che il segno è dominante nella carriera del mister torinese: su 252 panchine tra i professionisti ha collezionato 78 successi, 91 pari e 83 sconfitte. Basti pensare che nel 2016-17, la sua Pro Vercelli fu la formazione che più impattò in B (19 pareggi per una salvezza comunque «miracolosa»), così come alto fu pure il numero di pari nel campionato culminato con la promozione del Frosinone in A (15 nella regular season e due ai playoff). E ancora: ben 14 sono state le «X» a Como nel 2022-23, quando raccolse i lariani penultimi e li portò comunque ai confini dei playoff per poi subire il discusso esonero l’anno successivo quando era quinto con sei successi, tre pareggi e altrettanti ko. Insomma, può darsi che anche i principi dell’allenatore impongano l’attenzione prima dell’attacco a spron battuto. Una cosa, però, è certa: per sognare occorre osare di più. Da parte di tutti. Fallire lo sbandierato (da parte della proprietà) obiettivo playoff sarebbe un clamoroso flop.