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Caprile decide e allontana il mercato «Resto a Bari fino a giugno»

 
Davide Lattanzi  (foto Donato Fasano)

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Davide Lattanzi (foto Donato Fasano)

Caprile decide e allontana il mercato «Resto a Bari fino a giugno»

Elia Caprile, portiere 21enne , è alla prima stagione con la maglia del Bari. Il ds Polito lo ha acquistato dal Leeds. Commenta: «A Reggio Calabria una partita bellissima. Abbiamo voglia di vincere e stupire»

Giovedì 15 Dicembre 2022, 12:25

12:43

BARI - Decisivo, sicuro, pervaso da un equilibrio interiore che sembra irreale a 21 anni. La ribalta che vive ormai quotidianamente da circa quattro mesi non ha scalfito minimamente Elia Caprile. Il giovane portiere veneto è una delle più brillanti realtà non soltanto del Bari, ma dell’intero calcio italiano. Dall’esordio in Coppa Italia contro il Padova in pieno agosto fino alla prossimità del Natale, il ragazzo veronese ha mantenuto un livello di prestazioni altissimo. Le sue parate valgono punti sonanti, più dei numeri che scandiscono la sua stagione: sempre presente nelle 17 gare disputate dai Galletti, cinque clean sheet, due rigori neutralizzati. E in mezzo una serie di prodezze che hanno consentito ai pugliesi di restare in piedi nei frangenti di difficoltà.

Le perle con il Modena sono soltanto gli ultimi gioielli di una catena preziosa: perché se da un lato la truppa di Michele Mignani ha meritato in pieno il rotondo successo con gli emiliani, dall’altro è stato comunque necessario resistere per oltre un’ora in inferiorità numerica.

E in quel momento, Elia è salito in cattedra: uno, due, tre interventi determinanti per impedire che gli avversari rientrassero in partita. E alla fine del match, era persino un po’ arrabbiato… «Felicissimo per il risultato, però dopo una gara così speravo davvero di mantenere la porta inviolata: ad ogni modo, meglio prendere gol sul 4-0 e non sullo 0-0», racconta il numero 18 biancorosso. Che poi passa in rassegna le parate di questa prima parte di stagione: «Domenica scorsa la più difficile sul profilo tecnico è stata sul colpo di testa di Falcinelli, ma forse la più determinante è stata su Diaw a fine primo tempo: se il Modena avesse accorciato le distanze prima dell’intervallo, avremmo rischiato una ripresa in sofferenza. La parata che più mi ha stupito è stata sul rigore di Cerri, a Como: davvero non pensavo di esserci arrivato, poi ho sentito la palla toccare la mia mano e sbattere sul palo. Aver deviato il penalty si è rivelato decisivo ai fini di un’azione difficile da comprendere. Blanco era entrato in area commettendo infrazione, se non ci fosse stato il mio tocco, il rigore sarebbe stato ripetuto. Ma l’intervento a cui sono più legato è stato su Faraoni in Coppa Italia, a Verona: nella mia città, dietro quella parata ci sono tante emozioni speciali».

Non c’è giorno in cui il suo nome non sia accostato alle big italiane o rimbalzi addirittura all’estero. Lui, però, resta con i piedi ben saldi in terra, né si azzarda a scorgere nelle pieghe del futuro. «Non so se sono pronto per la serie A», riflette con la consueta schiettezza. «Ogni campionato è differente, in fondo per ora mi sto misurando in serie B, una categoria in cui mai avevo militato prima. Avevo tanti dubbi quando ho cominciato il torneo, ma erano incertezze legate alle difficoltà che avrebbe imposto la cadetteria. Riguardo le mie possibilità, invece, mi sono sempre sentito sicuro: so quanto lavoro e sacrifici ho dovuto affrontare per arrivare fin qui. Perciò, se mai arrivasse un’opportunità dal massimo contesto, mi metterò nelle condizioni di esserne all’altezza. Prendersi del tempo per crescere in una piazza che mi ha adottato? Sicuramente è un’opzione e sono sicuro che il calcio possa ancora raccontare storie del genere. Tuttavia, ogni situazione va valutata al momento: ci sono treni, ad esempio, che passano una sola volta. A me è capitato a 18 anni con il Leeds e non ci ho pensato un attimo perché la ritenevo un’occasione unica. Tuttavia, per ora non c’è nulla su cui ragionare: capita anche a me di sentire voci o possibili interessamenti, ma non c’è nulla di reale o concreto. Sono del Bari e resto qui. Almeno fino alla fine della stagione, i tifosi biancorossi dovranno sopportarmi».

Il direttore sportivo Ciro Polito è stato realmente l’uomo della sua svolta. «Gli devo tanto», ammette Elia. «In estate è stato l’unico che ha creduto davvero in me e nel tempo si è instaurato un bel rapporto: da ex portiere, peraltro, non perde occasione per darmi consigli. Spero che altri giovani portieri possano avere l’opportunità che è capitata a me: in C ce ne sono tanti. Mi piace molto Turk della Reggiana. I miei riferimenti attuali sono Lloris e Livakovic che al Mondiale ha brillato con la Croazia, ma l’idolo assoluto resta Buffon».

Vive con maturità il rapporto con l’errore e con i compagni di squadra, pur essendo il più giovane di una retroguardia che proprio nell’esperienza ha il suo valore aggiunto. «Di Cesare ha quasi vent’anni più di me e circa 400 partite in più tra i professionisti», racconta Caprile. «Vicari ha giocato in A ed è stato il capitano della Spal: si tratta di gente che non ha bisogno dei miei consigli. Ma il portiere deve dialogare con i colleghi della difesa, dare istruzioni in base ad una visuale privilegiata. Sono orgoglioso di avere la loro fiducia, così come tutti i compagni sanno che non cambierò: l’umiltà è un valore che mi è stato trasmesso dai miei genitori, un insegnamento indimenticabile. E anche nel percorso da calciatore ho ben presto imparato che le cose possono cambiare in un istante. Proprio come avviene in una partita. L’errore fa parte del gioco: un intervento errato ha la stessa valenza di un passaggio fuori misura o di una rete fallita. Perciò, cerco di non farmi condizionare: so che potrò sbagliare, ma dovrò cancellare tutto immediatamente perché il match deve andare avanti. Il grande portiere non è certo quello che non cade mai, ma quello che sa rialzarsi prontamente dopo l’errore».

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