LECCE - «La nostra società seguirà le direttive della Lega e della Figc. Quindi, se ci sarà il benestare dei ministeri competenti per riprendere l’attività, lo faremo. Ho la massima considerazione di tutte le parti in causa e non penso che saranno fatte scelte spregiudicate. La posizione del Lecce non è mutata. Se tornare in campo è utile al sistema calcio ed al sistema Paese, cosa della quale non ci sono dubbi, è giusto portare a termine la stagione, ma solo se e quando ci saranno i presupposti per farlo senza mettere a repentaglio il bene supremo, che è quello della salute. A volte ho la sensazione che si stia cercando di dare una accelerata che non mi pare giustificata dalle cifre che si registrano ogni giorno, con nuovi contagi e sui morti. Serve la massima cautela». Non mutano, nella situazione critica che si registra in Italia, le priorità del presidente Saverio Sticchi Damiani, che invita tutti ad andare con i piedi di piombo.
Cosa pensa del protocollo stilato dalla Figc ed inviato al governo per ottenere l’ok alla ripresa?
«Ho chiesto al responsabile sanitario Palaia ed ai medici Congedo, Marti e Tondo di esaminarlo, indicando eventuali criticità, anche perché toccherà a loro attuarlo. Mi risulta che gli altri sodalizi abbiano seguito la stessa linea e che presto potrebbe essere diffuso un documento condiviso dei medici delle società di serie A sull’argomento. La loro posizione sarà importantissima».
Cosa accadrà nel caso in cui, dopo essere tornati in campo, un tesserato risultasse positivo al covid-19?
«I nodi da sciogliere sono diversi e le decisioni andranno prese a bocce ferme. Occorre sapere prima di ripartire quale soluzione sarà adottata in caso di contagio in una squadra. Ma occorre capire come si pensa di conciliare l’isolamento delle varie formazioni con la necessità di eseguire, in seguito agli infortuni, esami strumentali presso centri esterni. Come si intende ovviare alla difficoltà, soprattutto in alcune zone, di reperire i tamponi che servono per monitorare con frequenza gli atleti. Inoltre, va definita la questione dei contratti e dei prestiti in scadenza il 30 giugno, che andranno prolungati d’ufficio».
Le squadre dovranno andare in ritiro permanente. Per limitare i rischi di contagio gli arbitri ed i loro collaboratori faranno la stessa cosa?
«Il Lecce ha interpellato alcune strutture della zona, attualmente chiuse, che hanno dato la propria disponibilità ad ospitarci in via esclusiva. Quindi non avremmo alcuna difficoltà sotto questo profilo. Non ci è stato comunicato cosa si intenda prevede per i direttori di gara, ma è evidente che per loro dovrebbero valere i medesimi paletti stabiliti per ogni singola compagine».
Si è ipotizzato di fare disputare tutte le restanti partite in stadi del sud, qualora al nord non ci fossero le condizioni per giocare. È una strada percorribile?
«Su questo argomento non sono in grado di azzardare valutazioni. Sono ancora in calendario oltre 120 incontri. Mi chiedo se nel Mezzogiorno d’Italia ci siano tanti stadi, con i requisiti richiesti per la serie A, per permettere di disputarle tutte».
Sul tavolo, c’è la questione legata alla riduzione degli emolumenti ai calciatori. A che punto siete?
«Ne ho parlato con il capitano Mancosu e con Lucioni. Ho spiegato loro quali saranno, per il Lecce, le conseguenze economiche della situazione che stiamo vivendo ed in che modo contiamo di agire sul fronte ingaggi. Mi hanno dato, né si chiedeva altro, la generica disponibilità a compiere dei sacrifici, nella consapevolezza che tutte le componenti dovranno farne. Con in direttore sportivo Meluso e con il direttore generale Mercadante, abbiamo iniziato a contattare i procuratori dei singoli atleti per affrontare l’argomento e giungere ad una soluzione. Sono certo che ci sarà il massimo buonsenso».