FOGGIA - Il pallone è tornato fra i suoi piedi, sgonfio. Franco Landella ci ha provato finché ha potuto a salvare il Foggia. Da tifoso, prima che da sindaco. Il club rossonero scompare dal calcio professionistico, per la seconda volta negli ultimi 7 anni. E all’indomani del nuovo dramma sportivo, l’amarezza e l’incredulità della città s’intrecciano con lo sconcerto e la delusione del sindaco: «Non me l’aspettavo - ammette -, sono molto dispiaciuto. Ho cercato fino alla fine, purtroppo invano, di evitare il peggio. Ringrazio gli imprenditori che in pochi giorni hanno risposto positivamente al mio invito, al buio, senza conoscere il bilancio e i piani della società. Qualcuno, legittimamente, non ha ritenuto opportuno aderire e me lo ha detto subito. Qualcun altro aveva manifestato la volontà di partecipare, poi si è tirato indietro in extremis: di questo sono rammaricato».
La raccolta fondi, rivolta a imprenditori, commercianti e artigiani locali, oltre che a comuni tifosi, ha prodotto quasi 700mila euro rispetto al milione e 300mila euro che era l’obiettivo. «I conti del club ci sono stati illustrati solo verbalmente, senza carte alla mano - spiega il primo cittadino -. Un milione e 350mila euro per la ricapitalizzazione, debiti per 5 milioni e mezzo di euro e l’impegno del d.s. Nember a rinegoziare con i calciatori i contratti, onerosi. Capisco che qualche imprenditore non se la sia sentita di aderire, non vedendo chiarezza nella società e su chi avrebbe garantito, dopo, per la gestione del club, temendo il rischio di un crac come quello del Matera nella passata stagione. Le rassicurazioni di Nember non sono bastate. Ho avuto qualche contatto per la cessione del club, con un gruppo di Torino ed uno di Roma: pochi, però, i giorni a disposizione per la due diligence. Ho sentito telefonicamente Franco Sannella: tutti coloro che hanno contribuito alla raccolta fondi riceveranno indietro il versamento effettuato, tramite controbonifico».
La gestione dei Sannella si è chiusa in modo disastroso, a meno di 11 mesi dal centenario del club: retrocessione in terza serie ed esclusione dalla C, dopo la promozione in B e la conquista dei trofei della Lega Pro (una Coppa Italia e una Supercoppa). «La bufera giudiziaria, il -6 in classifica e il caos sui playout hanno inciso, un’attenuante su questa fine ingloriosa c’è – sostiene Landella -. Ma non voglio entrare nel merito, non faccio pagelle. Ognuno è responsabile delle proprie azioni».
Ora toccherà al sindaco rimettere la palla al centro del campo e riaccendere i riflettori allo «Zaccheria». «I presupposti per attrarre investimenti ci sono: la capienza dello stadio, riportata a 14.530 spettatori con gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi anni, e il calore della tifoseria, numerosa e appassionata come poche - conclude il primo cittadino -. Ciò che è accaduto a Bari può avvenire anche qui. Mi auguro che si riparta dalla D, con un progetto serio. Valuteremo attentamente le manifestazioni di interesse, non consegneremo il titolo sportivo ad avvoltoi o speculatori».