Martedì 02 Dicembre 2025 | 10:16

Nelle scuole di Ostuni al via l’educazione sessuale-affettiva

Nelle scuole di Ostuni al via l’educazione sessuale-affettiva

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

Scuola nel pallone, verità nel post-solleone

«La decisione si colloca in un contesto segnato dalla carenza di servizi per la tutela delle donne nel comune di Ostuni, dove fino a oggi le politiche di sostegno e protezione hanno mostrato limiti strutturali e risorse insufficienti»

Martedì 02 Dicembre 2025, 09:27

«La mozione è del centrodestra e riguarda iniziative per rafforzare le politiche comunali di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne. Il Pd ha chiesto di inserire la possibilità che l’obiettivo si raggiunga anche attraverso questi percorsi di educazione sessuo-affettiva. L’obiettivo è la prevenzione della violenza. Il Consiglio comunale non può sostituirsi al ministero dell’Istruzione e nemmeno superare l’autonomia scolastica o la volontà dei genitori dei minori». Così precisano i consiglieri d’opposizione del comune di Ostuni in seguito alla diffusione della notizia relativa all’inserimento della proposta della consigliera del Pd Rosalinda Giannotti sui percorsi di educazione sessuo-affettiva.

Alcuni esponenti hanno sottolineato «la solita strumentalizzazione di una giovane segretaria del Pd in cerca di notorietà».

Il voto finale ha comunque sancito l’approvazione all’unanimità di una mozione dell’opposizione, fatto raro nel panorama politico locale. La convergenza tra maggioranza e minoranza ha permesso di introdurre nelle scuole cittadine un percorso di educazione sessuo-affettiva, con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione della violenza di genere. La decisione si colloca in un contesto segnato dalla carenza di servizi per la tutela delle donne nel comune di Ostuni, dove fino a oggi le politiche di sostegno e protezione hanno mostrato limiti strutturali e risorse insufficienti.

Diversa la situazione a Genova, dove la sindaca Silvia Salis ha promosso un progetto sperimentale rivolto ai bambini delle scuole dell’infanzia. La scelta ha scatenato una bufera politica: la Lega ha presentato un’interrogazione parlamentare, accusando la giunta di aver imposto un modello educativo senza consultare le famiglie. Fratelli d’Italia ha parlato di «sperimentazione ideologica», mentre associazioni civiche hanno difeso l’iniziativa come un passo necessario per prevenire la violenza e favorire la parità. Genova è diventata così un terreno di scontro istituzionale, con il centrodestra deciso a trasformare la vicenda in un caso nazionale e la giunta Salis accusata di voler aprire un fronte ideologico.

Sul piano nazionale, il dibattito è ancora più acceso. Alla Camera è in discussione il Ddl Valditara, che introduce il principio del consenso informato dei genitori per ogni attività scolastica legata alla sessualità e all’affettività. Il testo vieterebbe percorsi nelle scuole dell’infanzia e primarie, consentendoli solo alle medie e superiori con autorizzazione scritta delle famiglie.

Il provvedimento ha acceso scintille: associazioni femministe e civiche denunciano un «passo indietro» proprio mentre il Paese registra un aumento di femminicidi, bullismo e discriminazioni. Per loro, limitare l’educazione sessuo-affettiva significa privare i giovani di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti legati alla crescita. Il ministro Valditara, invece, difende il testo sostenendo che non si tratta di un divieto ma di una garanzia del ruolo delle famiglie. La contrapposizione è netta: da un lato chi invoca più educazione come prevenzione, dall’altro chi teme un’ingerenza ideologica nelle scuole.

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