Mercoledì 29 Ottobre 2025 | 22:01

Omicidio Irene a Mesagne: spunta un video con i killer

Omicidio Irene a Mesagne: spunta un video con i killer

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

Omicidio Irene a Mesagne: spunta un video con i killer

Le immagini registrate dalle telecamere aziendali inchiodano Adamo Sardella mentre impugna una pistola

Mercoledì 29 Ottobre 2025, 09:55

Una Nissan Juke di colore bianco si ferma sulla complanare della statale 7, davanti al cancello di un’azienda. A bordo ci sono la 47enne Irene Margherito e il compagno Cosimo Franco Acquaviva.

Poi arriva una Walkswagen Golf di colore grigio, guidata da Alessandro Sardella, figlio di Irene. Si apre lo sportello lato passeggero di quest’ultima e scende un uomo con una tuta nera e scarpe bianche. Impugna un’arma. È il 57enne Adamo Sardella: si dirige verso la Juke e punta la pistola. Il primo colpo di una 7,65 mm Browning, modello Ruby Victoria, risalente alla prima guerra mondiale, manda in frantumi il vetro anteriore destro e colpisce alla testa la 47enne Irene Margherito, moglie del fratello di Adamo, deceduto una decina di anni fa.

Sono le immagini delle telecamere dell’azienda dove le due auto si sono fermate. Era il 26 maggio 2024, ore 13.27. E sono state proiettate durante l’udienza che si è svolta ieri in Corte d’Assise presieduta da Maurizio Saso (a latere, giudice Ambrogio Colombo).
Il procedimento sull’assassinio di Irene Margherito vede unico imputato il cognato Adamo Sardella, difeso dagli avvocati Vito Epifani e Giacinto Epifani (collaborati dal collega Vincenzo Valente), accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi – dissidi familiari-, tentato omicidio nei confronti di Cosimo Franco Acquaviva, e porto abusivo di arma da fuoco. Sardella è presente. Lo sono anche i familiari di Irene Margherito, costituitisi parte civile e rappresentati dagli avvocati Rosanna Saracino, Simona Ermanno, Chiara Dadamo e Rosanna Raimo.

Il video trasmesso è stato commentato dal teste Stefano Manco, ispettore del commissariato di Mesagne che, insieme agli altri colleghi, ha svolto l’attività d’indagine guidato dal vice questore Giuseppe Massaro. Investigatori coordinati dal pm Mauron Gallone.

Dopo il colpo alla testa di Irene Margherito, Sardella sembra puntare di nuovo la pistola, ma si inceppa. Secondo l’accusa sarebbe stato il colpo per Cosimo Acquaviva. Poi il figlio Alessandro scende dalla Golf. Inizia una colluttazione tra quest’ultimo, lo zio Adamo e il compagno della donna, che aveva preso dalla propria auto una katana. Arriva un’altra auto: a bordo c’è una sorella della vittima che inveisce contro Acquaviva.

È il turno dell’altro teste di pg, il sovrintendente Pietro Di Monopoli. Racconta che quando è arrivato sulla scena del delitto, Adamo Sardella ha detto: «Va bene, va bene, l’ho uccisa io. Li volevo uccidere tutti e due». E che «la Margherito era ancora viva e il volto tumefatto». La donna, sarebbe morta dopo in ospedale. «Sul posto sono iniziate ad arrivare auto e persone. La situazione stava degenerando. Avevamo paura che qualcuno potesse farsi giustizia da sé».

Poi sul banco dei testimoni si sono alternati gli assistenti capo Luigi Legnante e Francesco Brunetti; l’assistente capo Antonio Zingaro del gabinetto di Bari e l’agente Roberto Cappelli.

La prossima udienza è stata fissata al 25 novembre. Saranno ascoltati: il medico legale Domenico Urso che ha eseguito l’autopsia, e i poliziotti della polizia scientifica Maurizio Ingrosso e Roberto Belfiore.

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