BRINDISI - Da enclave della Marlboro City a quartiere modello dell’innovazione sociale che si apre ai turisti. È la storia che sta scrivendo il quartiere Paradiso. È un processo che parte da lontano, quando negli anni ‘80 alcuni giovani brindisini hanno deciso di indirizzare le proprie energie nelle espressioni artistiche urbane tipiche dell’hip-hop invece che nelle diffuse pratiche illegali. Quel percorso oggi trova una sua finalizzazione grazie all’impegno di quei giovani, oggi diventati innovatori sociali, e di istituzioni come Arca Nord Salento e la Regione che hanno creduto nella possibilità di trasformare il Paradiso in un museo a cielo aperto, ristrutturando case popolari dove vivono 400 famiglie, effettuando interventi di efficientamento energetico, istituendo una comunità energetica, un compostaggio di comunità, il tutto sublimato da 40 murales da realizzare sulle facciate delle palazzine nate tra il 1963 e il 1968.
Ad oggi sono 15 gli edifici trasformati in opere d’arte. L’ultimo murales inaugurato a maggio rappresenta l’icona di questa transizione culturale che impegna da oltre venti anni la città e il Paradiso in particolare. Si chiama «Nuova Primavera» e raffigura una comunità in cammino dove campeggiano bandiere di Libera. Un chiaro riferimento e un tributo all’Operazione Primavera che all’inizio del secolo smantellò la Marlboro City. Ieri nell’istituto comprensivo Paradiso-Tuturano i rappresentanti di Arca Nord Salento e i protagonisti di questo progetto culturale (con a capo Daniele Guadalupi di Collettivo Immaginabile) hanno presentato questo progetto di rigenerazione urbana nell’ambito della tappa brindisina di un evento di respiro nazionale sull’arte pubblica portato avanti dall’associazione Mecenate 90, Cidac e Federcasa. Ieri a Brindisi sono stati illustrati alcuni tra i progetti di rigenerazione urbana più riusciti in Italia. E tra questi c’era appunto quello dei «padroni di casa». Daniele Guadalupi, anima del progetto, ha posto l’accento su come queste iniziative possano fungere da leve di riscatto. «Queste iniziative sono importanti - ha argomentato Guadalupi - perché consentono di rompere lo schema di rassegnazione secondo il quale qui non si può fare niente. Adesso si sta provvedendo a riqualificare locali occupati abusivamente o sottoutilizzati dove si potranno svolgere attività sociali.
Pensiamo ad esempio di formare giovani guide di quartiere. I cittadini ci portano l’acqua, il caffè mentre lavoriamo a queste opere, a conferma che il quartiere si sente parte di questo processo». E dato che l’appetito vien mangiando, adesso il proposito è quello di rendere manifesta cotanta bellezza, attirando turisti interessanti all’arte e al racconto di una storia di riscatto sociale. «Il tema della rigenerazione urbana - spiega Emma Taveri, destination manager - e di come contesti periferici complessi possano diventare attrattori turistici è molto attuale. Ci sono casi nazionali e internazionali dove sono aumentati i flussi turistici puntando sull’arte contemporanea e sul racconto della rigenerazione di un quartiere, di una comunità. È anche un modo per portare in questi luoghi persone diverse, creando una contaminazione culturale e innovazione sociale. Ci sono casi interessanti come quello di Tor Marancia.
Di murales ormai se ne fanno tanti, serve pertanto realizzare un percorso artistico che abbia un senso, un filo conduttore. Queste opere d’arte, per diventare attrattori, devono essere realizzate da artisti che abbiano un seguito e siano oggetto di interesse. E poi bisogna lavorare sulla vivibilità di questi luoghi, su un sistema di accoglienza adeguato, è necessario realizzare un sito web dove poter raccogliere informazioni e prenotare visite». Il quid in più, nel caso del Paradiso, potrebbe essere offerto proprio dalla storia particolare del quartiere. «Convertire una narrazione negativa in positiva - prosegue Taveri - funziona. Basta vedere quello che accade in Sicilia con il tema della mafia, dove a Capaci è stato creato un museo, il Must 23, che è pensato come un viaggio nella memoria. Il segreto è avere una buona strategia di marketing che renda appetibile le storie dei luoghi. Non dico che si debba fare un tour della Marlboro City ma sicuramente parlare della nostra memoria e del riscatto, dell’orgoglio di questa città che guarda a un futuro diverso, rappresenta un messaggio forte, bello, che in questo caso viene espresso anche attraverso l’arte e la creatività. La gente ricerca bellezza, speranza. Apprezzo molto il lavoro svolto da Arca Nord Salento e dalle associazioni, l’ho potuto toccare con mano da assessore. Adesso non resta che strutturare il progetto perché merita di essere proposto all’esterno».