CEGLIE MESSAPICA - Operaio Arif morto, tre indagati per omicidio colposo: caso archiviato. «Relativamente all’infortunio oggetto di indagine, non è possibile individuare violazioni di norma e conseguenti responsabilità in capo al datore di lavoro o alle altre figure responsabili della sicurezza». Si è concluso con il decreto di archiviazione del gip Simone Orazio - perché il fatto non sussiste - il caso relativo al decesso dell’operaio 66enne dell’Arif, Mario Rotiglio, rimasto tragicamente coinvolto in un incendio nelle campagne di Ceglie Messapica. Caso che ha visto indagati per omicidio colposo tre funzionari dell’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali. Il dramma risale al pomeriggio del 20 luglio 2024, quando Mario Rotiglio - che sarebbe andato in pensione di lì a breve -, a seguito di un incendio di vaste dimensioni nelle campagne tra San Vito dei Normanni e Ceglie Messapica, stava intervenendo per salvare dalle fiamme un grosso ulivo secolare. Purtroppo, un tronco si spaccò, cadendo e schiacciando l’uomo. Altri due colleghi dell’Arif rimasero feriti. Alla famiglia della vittima arrivò il cordoglio del presidente della Regione, Michele Emiliano: «Una tremenda notizia colpisce tutti noi. Un esperto operaio dell’Antincendio regionale Arif, Mario Rotiglio, è morto nell’adempimento del suo dovere. Queste le conseguenze della irresponsabile attività di chi per dolo o colpa grave scatena questi incendi senza rendersi conto dei rischi cui espone chi deve spegnerli». Successivamente venne compiuto un «atto dovuto» della magistratura: sul tavolo del pm Alfredo Manca arrivò il fascicolo per concorso in omicidio colposo che vedeva indagati tre funzionari dell’Arif. «Stante l’entità delle lesioni traumatiche riscontrate, si ritiene che anche la presenza di un elmetto dpi in dotazione non avrebbe evitato l’evento morte. La concentrazione di carbossiemoglobina riscontrata non fu determinante ai fini del determinismo della morte ma rappresenta un dato di avvenuta esposizione a prodotti della combustione quando il Rotiglio era ancora vivo», si legge nell’esito dell’autopsia.
«Dalle sommarie informazioni assunte, non si comprende con certezza se il lavoratore indossasse un elmetto dpi al momento del suo intervento benché, come emerge dalla relazione conclusiva dello Spesal (e dalle testimonianze assunte) fosse fornito (come anche i suoi colleghi) dei necessari dispositivi di protezione individuali calcolati in funzione alla valutazione dei rischi, alle specifiche esposizioni professionali di rischio e in relazione alle risultanze del giudizio di idoneità alla mansione lavorativa svolta».
«La causa di morte è identificabile in gravi esiti contusivo-emorragici e fratturativi del capo, del torace e del settore vertebrale cervicale, secondari a investimento con rapido schiacciamento del corpo al suolo - concludeva il medico legale - da parte di un albero diveltosi in corso di evento incendiario».