BRINDISI - La Asl di Brindisi ha prorogato al 2026 la convenzione con il Policlinico di Bari per l’attività specialistica di Neonatologia nell’ospedale Perrino. La tariffa oraria per i medici provenienti da Bari sarà di 121 euro l’ora. La convenzione stipulata nel giugno del 2023 si era resa necessaria «per fronteggiare la carenza di personale» che evidentemente permane nonostante la recente nomina di Francesco Dituri quale direttore della struttura complessa di Neonatologia e l’assunzione di alcuni medici avvenuta nello scorso mese di marzo.
«La carenza di personale a Brindisi non ci consente di offrire e garantire i servizi previsti in un ospedale di secondo livello - tuona il consigliere regionale di FdI, Luigi Caroli -. Oggi, se qualcuno dovesse esaminare il novero delle prestazioni, si renderebbe conto che il Perrino, per come è gestito e organizzato, andrebbe declassato». La proroga della convenzione con il Policlinico di Bari «non significa aver risolto un problema, anzi: è solo un voler procrastinare la soluzione - rimarca Caroli -. L’Utin era un fiore all’occhiello del nostro territorio, con un livello qualitativo del servizio eccezionale. Oggi non è più così, al netto dei proclami del direttore generale dell’Asl di Brindisi, Maurizio De Nuccio».
Nessun cambio di marcia, dunque, secondo Caroli, che senza giri di parole esprime disappunto rispetto all’operato dell’azienda sanitaria locale: «Possiamo discutere di tutto quello che vogliamo, ma al momento osservo un peggioramento del livello medio dei servizi offerti». Una questione, questa, che il consigliere regionale di Fratelli d’Italia ha posto durante il convegno «Sanità: presente e futuro», che si è tenuto nei giorni scorsi a Cisternino alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale al Bilancio Fabiano Amati: «Ho messo in evidenza - chiarisce Caroli - ciò che vorrei, e cioè che la provincia di Brindisi offrisse gli stessi servizi che vengono offerti nelle altre province. Siccome l’assessore Amati vorrebbe la sanità creativa, affermando che ognuno dovrebbe avvalersi dei servizi presenti sul territorio di ogni regione, io dico che va bene, ma dobbiamo partire ad armi pari, con la stessa qualità dei servizi. Se non c’è la terapia intensiva neonatale, è normale che la paziente cerca di avvalersi di uno specialista che la faccia partorire dove c’è l’Utin, valutando anche di andare altrove per stare tranquilla». Il riferimento è alla complessa situazione della gestione dei neonati prematuri, in particolare quelli con età gestazionale inferiore alle 34 settimane, che richiedono un’assistenza intensiva. Quando, infatti, non è possibile trasferire la madre, i neonati sono costretti a essere trasferiti in altre strutture, come Lecce o Bari, con il doloroso distacco tra la madre e il bambino che si ripercuote negativamente sulla salute del piccolo. La chiusura del punto nascita al Camberlingo di Francavilla Fontana ha ulteriormente aggravato la situazione, aumentando le criticità di un sistema già al collasso. «Mi auguro a questo punto - conclude Caroli - che De Nuccio riesca a risolvere una problematica su cento. Mi aveva garantito circa un anno e mezzo fa che nel giro di tre mesi avrebbe risolto il problema, sono trascorsi 24 mesi e siamo ante Christhum natum».