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Tentate estorsioni nel Brindisino, le intercettazioni: «Avrei comprato casa con quei soldi»

 
stefania de cristofar0

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Tentate estorsioni nel Brindisino, le intercettazioni: «Avrei comprato casa con quei soldi»

Ieri Magli e Cava sono comparsi davanti al gip del tribunale di Lecce

Sabato 09 Novembre 2024, 13:05

Dopo essere finiti in carcere con l’accusa di tentata estorsione mafiosa ai danni del titolare di una ditta del Brindisino, vincitrice di un appalto bandito dalla Provincia per il rifacimento del manto stradale, Massimo Magli, 48 anni, di San Pietro Vernotico, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre Andrea Cava, imprenditore di 37 anni originario di Manduria ma residente a Erchie, ha respinto l’addebito legato alla pretesa di 200mila euro, somma poi ridotta a 50mila euro.

Ieri i due indagati sono comparsi davanti alla gip del tribunale di Lecce, Tea Verderosa, che ha firmato la seconda ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla pm della Dda Carmen Ruggiero, dopo quella che, l’11 ottobre scorso, ha portato in cella Lucio Annis, 54 anni, di San Pietro Vernotico, Francesco Sisto, 51 anni e Tobia Parisi, 43 anni, entrambi di Mesagne ma domiciliati a Brindisi (tutti e tre già condannati in via definitiva per essere stati affiliati al clan dei mesagnesi della Scu), e Salvatore Esposito, 44 anni, di San Pancrazio Salentino che, secondo l’accusa, avrebbe agito facendo da tramite con l’imprenditore, sfruttando la conoscenza personale.

I difensori di Magli e Cava, gli avvocati Dario Budano e Michele Iaia, valuteranno se presentare ricorso al Tribunale del Riesame. Anche se pesa la pronuncia del Riesame, nei giorni scorsi, per Annis, Sisto ed Esposito: i tre ricorsi, infatti, sono stati rigettati. Per le motivazioni bisognerà aspettare ancora ma appare chiaro che gli indizi raccolti dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi non siano stati scalfiti. Nel provvedimento che ha portato in carcere Magli e Cava, la gip ha sottolineato che «il quadro accusatorio è granitico» e che i due indagati hanno fornito «un contributo causale consapevole». Tra i gravi indizi, non ci sono solo le foto scattate dagli investigatori in occasione di alcuni incontri con l’imprenditore. Ci sono anche le intercettazioni.

Magli è stato ascoltato mentre parla con un uomo estraneo all’inchiesta: «Stamattina alle 7.30 tenevamo appuntamento, oggi ci saremmo dovuti sistemare tutti. Mi sarei comprato casa». Per l’accusa, il riferimento era al fatto che l’11 ottobre era prevista la consegna del denaro da parte dell’imprenditore. Anche perché è lo stesso Magli a dire senza mezzi termini: «L’estorsione stavamo facendo a uno di 200mila euro euro, uno che ha preso un lavoro grosso, roba di strade, nove milioni di euro».

L’11 ottobre scattano i primi quattro arresti e Magli contatta Cava per verificare se fosse stato arrestato. Cava - si legge - a sua volta ipotizzava che fosse stato arrestato Magli. Quella stessa mattina, Magli avrebbe avuto modo di incontrare alcuni familiari di Parisi e Annis, dopo aver raggiunto la Questura, parlando della vicenda e di chi potesse aver presentato denuncia: «Ne ho pensati tanti, però ho detto quello è stato, gli altri non si sarebbero permessi proprio».

Ancora, di eventuali errori: «Martedì ci hanno visti, perché stavamo tutti “scigghiati” sul perimetro di casa». Parla anche di un possibile riconoscimento per via dei tatuaggi e parlando con un’altra persona dice: «Mi è venuta bene questa mattina che a loro se li sono portati e a me no».

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