BRINDISI - Due persone, ritenute vicine alla Sacra Corona Unita e presunte responsabili del reato di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore locale, sono state arrestate da agenti della Polizia di Stato di Brindisi.
Il provvedimento cautelare rappresenta l’epilogo degli ulteriori approfondimenti investigativi che, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, la Squadra Mobile della Questura e la Sisco (Sezioni Investigative del Servizio Centrale Operativo) di Lecce, hanno effettuato a seguito dei quattro arresti dello scorso 11 ottobre. Secondo quanto accertato avevano avvicinato un imprenditore avanzando una richiesta estorsiva, pena l’impossibilità di proseguire la propria attività lavorativa nel territorio assoggettato al loro controllo.
Tre dei quattro destinatari di quella ordinanza sono ritenuti esponenti del “clan dei mesagnesi”, articolazione della Sacra Corona Unita. Ai fini dell’accertamento dei fatti, di fondamentale importanza era stata la collaborazione della vittima, la quale, nonostante la caratura criminale dei presunti estorsori, si era rivolta agli investigatori della Polizia di Stato presentando una denuncia. Gli elementi forniti dall'imprenditore, suffragati da servizi di osservazione, anche mediante l’utilizzo di telecamere, nonché tramite le intercettazioni telefoniche, hanno permesso di cristallizzare il verificarsi di tre incontri, nell’abitazione di campagna dell’intermediario, nel corso dei quali gli indagati avrebbero rappresentato all’imprenditore che, per continuare a svolgere la propria attività lavorativa, avrebbe dovuto corrispondere la somma di duecentomila euro, oltre che assumere una persona da loro indicata, poiché anche loro “dovevano stare bene”, così avrebbero detto. Il giorno fissato per la consegna di una prima tranche della somma di denaro, pari a ventimila euro, a fronte della mancata presentazione all’incontro da parte dell’imprenditore nell’abitazione dell’intermediario, gli indagati, monitorati a distanza dagli investigatori della Polizia di Stato, si erano recati nel cantiere dell’imprenditore dove quest'ultimo stava svolgendo la propria attività lavorativa, effettuando diversi transiti, con brevi soste, a bordo di un’auto con un chiaro atteggiamento intimidatorio.
Al fine di rafforzare le prove a carico degli arrestati, già ampiamente coinvolti nelle fasi dell’avvicinamento all’imprenditore e dei successivi incontri, di fondamentale importanza sono risultate le attività di intercettazione grazie alle quali è stato possibile accertare la loro consapevolezza in merito alla richiesta estorsiva esplicitamente avanzata all’imprenditore dai quattro già arrestati lo scorso 11 ottobre. Il percorso investigativo tracciato dalla Polizia di Stato in una ulteriore informativa di reato, ha permesso alla Dda di Lecce di ottenere le misure cautelari in carcere eseguite oggi. La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Lecce.