Sabato 06 Settembre 2025 | 18:40

Fasano, ordinata una nuova ispezione al vano ascensore di via Piave

 
stefania de cristofaro

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stefania de cristofaro

Brindisi, ordinata una nuova ispezione al vano ascensore di via Piave

Dopo la morte della 25enne Clelia Ditano, precipitata nel vuoto

Lunedì 04 Novembre 2024, 13:15

13:19

FASANO - Ancora un’ispezione nel vano dell’ascensore della palazzina in via Piave, a Fasano, necessaria per raccogliere elementi utili a stabilire per quale motivo l’impianto non funzionasse correttamente, se la sorte di Clelia Ditano, 25 anni, poteva essere evitata e se per quel decesso ci siano responsabilità sul piano penale.

Il sopralluogo, il terzo dall’inizio delle operazioni peritali avviate il primo agosto scorso, a distanza di un mese dalla tragedia, sarà eseguito dall’ingegnere Massimiliano Bursommanno, al quale la pm Livia Orlando ha conferito l’incarico per svolgere verifiche elettromeccaniche, anche in relazione a eventuali corto circuiti, ovvero combustioni, allo scopo di accertare le effettive condizioni di funzionamento dell’ascensore, eventuali anomalie o alterazioni.

La ragazza precipitò nel vano dell’ascensore, facendo un volo di circa dieci metri, dal quarto piano del condominio in cui viveva con i genitori. Il corpo senza vita venne trovato sul tetto della cabina dell’ascensore, rimasta bloccata al primo piano.

Quattro gli indagati nell’inchiesta per omicidio colposo: l’amministratore del condominio, il responsabile tecnico dell’impresa di manutenzioni, per i quali la gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, ha disposto l’interdizione per la durata di un anno, il legale rappresentante della società e un operaio.

La misura è stata ritenuta idonea a impedire che le condotte “gravemente e spavaldamente incaute” possano “cagionare ulteriori pregiudizi o comunque esporre a rischio altre persone”.

Sulla base dei documenti acquisiti dai carabinieri e dai funzionari dello Spesal e delle testimonianze raccolta tra i condomini, la gip nell’ordinanza interdittiva, aveva evidenziato il malfunzionamento dell’ascensore: le porte non si chiudevano correttamente e non consentivano di far partire la cabina in salita o in discesa.

Dopo il primo guasto al quarto piano, quello della famiglia Ditano, il padre della 25enne, in attesa dell’intervento, aveva applicato un laccio sul lato interno della porta dell’ascensore in modo che aderisse al battente e permettesse la ripartenza della cabina. Quel laccetto è stato trovato quando è stato scoperto il corpo senza vita della ragazza.

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