BRINDISI - Da Brindisi parte un appello al Governo affinché accompagni la voglia delle imprese e delle istituzioni di aprire una nuova fase di industrializzazione del Mezzogiorno. Nel corso dell’assemblea generale di Confindustria Brindisi, che celebra quest’anno i suoi 80 anni di vita, il governatore Michele Emiliano e il presidente nazionale di Confindustria, Emanuele Orsini, sono tornati a chiedere l’immediata firma del Patto per la Puglia sui Fondi di sviluppo e coesione.
«Tra Fsc e Poc parliamo di quasi 6,5 miliardi di euro. Il ministro Carfagna, predecessore di Fitto, quando definì l’entità dell’Fsc in 4,6 miliardi, ci disse - ha ricostruito Emiliano, fornendo nuovi dettagli sull’impasse - di iniziare a fare la graduatoria, in modo che quando sarebbero arrivati i soldi, sarebbero stati dati subito alle imprese. E così abbiamo fatto. Ho l’impressione che dal Governo si stiano ponendo il problema che l’Fsc non sia utilizzabile per gli aiuti alle imprese. Si pongono il problema che la graduatoria è già stata fatta e che quindi finanziare l’Fsc per gli aiuti alle imprese corrisponderebbe quasi a scrivere il nome delle imprese che devono percepire il finanziamento. Non capisco che problema ci sia: la graduatoria è stata fatta regolarmente, è antecedente. Se la dovessimo annullare, tutte le imprese che hanno chiesto i mutui in banca contando sulla nostra efficienza, rischierebbero di non avere più i soldi; così, anziché aiutarle, le facciamo fallire le imprese. Questa questione va risolta dalla presidenza del consiglio dei ministri. La disponibilità della Regione Puglia è massima, purché non mi si chieda di firmare il Patto per la Puglia tenendo fuori 2.700 imprese. Questa cosa non ce la possono dire all’ultimo minuto.
Si teme che l’Fsc dato alle imprese determini un aiuto di Stato? Non è così, perché l’Fsc - ha chiosato il governatore - ha dentro di sé la deroga agli aiuti di Stato in quanto serve alla coesione; un finanziamento di coesione non può essere considerato un’infrazione europea». Anche Orsini ha lanciato un appello a fare in fretta: «Spero che i Fondi per la coesione arrivino presto alle 2.700 imprese in attesa; non possiamo perdere questa occasione». E sempre in tema di fondi europei, il presidente di Confindustria ha chiesto una proroga per le opere del Pnrr: «Il tempo a disposizione è poco, serve chiedere un allungamento oltre il 2026. Stiamo facendo massa critica, abbiamo firmato un patto insieme agli spagnoli per chiedere una proroga. Quando su 700 miliardi di Pnrr, 500 non verranno spesi per tempo, credo che qualcuno dirà di allungare i tempi». Orsini è tornato poi a spingere sul nucleare per consentire al comparto industriale di recuperare competitività: «Sugli small modular reactors bisogna correre. Credo che presto verrà costituita una società dove ci saranno Enel, Ansaldo e Leonardo: è il primo via per investire in questo Paese nel nucleare».
Rispetto alla decarbonizzazione e transizione economica in atto a Brindisi, nella relazione del presidente degli industriali locali, Gabriele Menotti Lippolis, è stato sottolineato come siano «preoccupanti i dati: sul tasso di disoccupazione nel territorio, che è al 14,8 per cento, ovvero in aumento rispetto al 2022 (13 per cento); sul tasso di inattività, che è cresciuto dal 35,1 per cento del 2022 al 37,4 per cento nel 2023». Oltre alle crisi del comparto energetico e chimico, «tra Brindisi e Grottaglie si stima la perdita di un migliaio di posti di lavoro nel settore dell’aeronautico civile», ha aggiunto Lippolis.
Il ministro del Made in Italy e delle Imprese, Adolfo Urso, nel suo intervento in video-collegamento ha ricordato che «la centrale a carbone di Cerano, per anni simbolo di inquinamento, si prepara alla chiusura prevista entro il 31 dicembre del 2025». «A Brindisi il nostro obiettivo è chiaro: trasformare la dismissione in opportunità di crescita. Con il supporto di Invitalia, stiamo predisponendo un piano industriale - ha detto il ministro - che sarà parte dell’Accordo di programma per Brindisi. Il sito della centrale di Cerano sarà rigenerato per ospitare nuove realtà industriali e saranno attivati percorsi di riqualificazione dei lavoratori».
Oltre al futuro di Enel, si è discusso anche di Eni. Emiliano - su input di Lippolis - ha svelato di aver posto alla società del cane a sei zampe la questione del rilancio della Cittadella della ricerca: «Siccome Eni è formidabile nella ricerca e nell’innovazione, mi sono permesso di proporre l’utilizzo di quella struttura, anche con l’ausilio di finanziamenti della Regione. Eni mi ha risposto che in passato è stata già sollecitata in tal senso ma che c’è stata confusione nelle proposte. Devo dire che Eni mi è sembrata ben disposta: mi è parsa l’Eni di Mattei, che si sente italiana». Quindi una tirata d’orecchi a Enel: «I massimi vertici di Eni mi hanno chiesto un incontro per il petrolchimico di Brindisi e sono venuti da me. Non come a Enel: ci siamo dovuti presentare da Cattaneo in stile Totò e Peppino. Purtroppo devo dire che a differenza di Eni, Enel continua a non fornire risposte». Il presidente della Regione ha inoltre dedicato un passaggio alla possibilità che l’armatore di New Zealand, Matteo De Nora, ha ventilato sul Corriere della Sera di portare l’America’s Cup a Brindisi: «Dico a De Nora che l’importante è non fare chiacchiere. Dobbiamo parlarne in maniera riservata, se davvero vogliamo provarci. Noi non siamo in grado di mettere 70 milioni di euro come a Barcellona, bisogna pertanto trovare il modo di coinvolgere il sistema industriale italiano e capire se è in grado di sostenere questa sfida. Il presidente Orsini ci deve dare una mano».