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Olimpiadi, Dell'Aquila non ce la fa: niente finale per il bronzo

 
Redazione online

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Dell’Aquila, operazione Grand Prix: «Voglio la finale»

Vito Dell’Aquila (in rosso), mesagnese, è campione olimpico in carica

L'oro di Tokyo del taekwondo rinuncia per lesione al tendine

Mercoledì 07 Agosto 2024, 19:41

20:51

PARIGI - Se avesse potuto scegliere il bersaglio da colpire col suo calcio, Vito Dell’Aquila avrebbe di sicuro scelto la sfortuna. Dopo la tonsillite di Jannik Sinner e i calcoli di Gianmarco Tamberi, ci mancava la lesione al tendine al campione olimpico in carica del taekwondo, per la spedizione azzurra a Parigi 2024. Un rammarico enorme, per il ragazzo di Mesagne che tre anni fa a Tokyo fu il primo oro della generazione Z, e che anche stavolta sembrava in gran forma. E invece nel quarto di finale contro l’azero Magomedov un tendine della coscia sinistra ha ceduto, e l’Olimpiade di Dell’Aquila è finita lì. Senza neanche poter tornare a combattere nella finalina per il bronzo, alla quale ha dovuto rinunciare.

«Sono molto amareggiato per la sconfitta, anzi per le circostanze che mi hanno impedito di dare il meglio: non me lo meritavo», le parole di Dell’Aquila, subito dopo aver rinunciato all’ultima chance di salire sul podio. Il primo turno, l’azzurro l'aveva superato con qualche brivido iniziale, ma un colpo da campione all’ultimo dei tre round: un calcio perfetto all’ultimo secondo del match col kazako Abababkirov lo ha rimesso in corsa negli ottavi, ribaltando lo svantaggio. Poi ai quarti l'ungherese Salim, un match senza storia (2-0), e infine la semifinale che doveva aprire la porta a un incredibile bis olimpico: invece al primo round dell’incontro con l’azero, quando l’avversario aveva già messo a segno tre punti, Dell’Aquila ha cominciato a faticare, ad andare in crisi. Il primo round si è chiuso 9-4, ma nel secondo l’azzurro ha smesso di combattere: se ne è reso conto anche Magomedov, che nei secondi finali si è fermato, arrabbiandosi persino con il suo allenatore che lo incitava ad andare avanti e colpire il corpetto di Dell’Aquila per chiudere il discorso.

«Basta, basta», gli ha urlato, mentre Dell’Aquila sgridava l’arbitro che ammoniva l’azero per essersi tolto il caschetto 2» prima della fine, come a dire non si combatte più. Dell’Aquila è uscito dal tappeto sconfitto, ed è subito andato dal medico Fita per capire di che entità fosse il dolore alla coscia. Nell’infermeria allestita all’interno del Grand Palais, l’olimpionico azzurro è stato subito visitato e sottoposto a un’ecografia: lesione al tendine comune dell’adduttore della coscia sinistra. La speranza che ce la potesse fare per la finalina per il bronzo, fissato solo tre ore dopo, erano pochissime. Ma Dell’Aquila ha rapidamente gettato la spugna.

«Purtroppo proprio durante l’ultimo calcio contro l’ungherese ho fatto un posteriore e questo mi ha distrutto», ha spiegato Dell’Aquila, che nell’elencare i problemi fisici che si portava dietro fino a Parigi ha stilato una sorta di bollettino medico. "Ho una fasciatura compressiva l’adduttore in fiamme. Avevo già una lesione parcellare del sinistro, un’osteite e soffro di pubalgia. Non potevo combattere, ma per l’Olimpiade ero disposto a tutto. Mentalmente - ha continuato - ero on fire. Si è visto dai primi due incontri, avevo ritmo. Ma ho combattuto da rotto: contro i due primi avversari me la sono cavata perché erano aggressivi e riuscivo ad anticiparli, l’azero mi costringeva invece a rincorrerlo e con la gamba così non ce la facevo». Magomedov, è il rammarico di Dell’Aquila, «è bravo ma alla mia portata, l’ho sempre battuto tranne una volta, ma il suo stile non andava con la mia gamba». 

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