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San Pietro Vernotico, soggiogava la comunità tramite storie sui social

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

San Pietro Vernotico, soggiogava la comunità tramite storie sui social

Tarantino minacciava su Tik Tok il nuovo compagno della sua ex

Mercoledì 24 Luglio 2024, 10:57

SAN PIETRO VERNOTICO - Mafia social. Con «storie» pubblicate su Tik Tok, dal carcere di Sulmona in cui era detenuto, Cristian Tarantino, 36 anni, di San Pietro Vernotico, rivendicava le azioni intimidatorie ai danni di alcuni commercianti e della sua ex moglie, alcune delle quali organizzate attraverso video-call su Instagram. I retroscena emergono dal decreto di fermo, firmato dalla pm Carmen Ruggiero della Dda di Lecce ed eseguito dai carabinieri nella mattinata di lunedì nei confronti di Omar De Simone, 29 anni, Carmine Antonio Fellini, 21 anni, Daniele Poso, 38 anni (tutti e tre di San Pietro Vernotico) e di Antonio De Michele, 26 anni, di Cellino San Marco. I quattro sono accusati di aver fatto parte del gruppo ritenuto mafioso che sarebbe stato promosso e guidato da Tarantino, già affiliato di Raffaele Renna come espressione del clan dei tuturanesi della Scu. Complessivamente gli indagati sono otto.

Stralciata la posizione di un ragazzino non ancora maggiorenne, per il quale procede la Procura dei minorenni di Lecce. L’udienza di convalida dei fermi è prevista nella tarda mattinata di oggi e in questa occasione, davanti al gip Simone Orazio, gli indagati, difesi dagli avvocati Francesco Cascione, Gianvito Lillo e Mariangela Calò, saranno interrogati e potranno offrire la propria versione rispetto alle contestazioni mosse nel provvedimento. Il ruolo di luogotenente di Tarantino è stato contestato a De Simone che, intercettato il 27 maggio 2023, commentava il fatto che Tarantino avesse pubblicato sul suo profilo Tik Tok quattro foto che lo ritraevano con la divisa dell’Inter, mentre in sottofondo si sentiva l’inno ufficiale della squadra. In questa circostanza, De Simone spiegava che Tarantino pubblicava su quel profilo foto che i familiari gli scattavano durante le chiamate video autorizzate. In calce alla foto, infatti, si legge la scritta «organizzatore Sulmona» per individuare la casa circondariale. Fatta questa premessa, nel fermo la pm evidenzia che il 5 febbraio 2023, il giorno prima del secondo danneggiamento con esplosivo ai danni della salumeria della famiglia del nuovo compagno della sua ex moglie, Tarantino pubblicava sul suo profilo tre storie «contenenti minacce». Questi i testi: «Non sfidarmi troppo, perché a me non piace giocare, ma se decido di farlo, gioco per vincere». Poi: «Devi parlare poco, perché quando senti il botto non puoi respirare, ma non l’hai capito che a te ti faccio male». Infine, di nuovo: «Non sfidarmi troppo perché a me non piace giocare, ma se decido di farlo, gioco per vincere», e sullo sfondo la foto di un fucile mitragliatore.

Secondo l’accusa, i contenuti rappresentavano un «avvertimento» rispetto a quello che poi è accaduto. Il 21 febbraio, Tarantino pubblicava altri contenuti con cui «rivendicava il terzo danneggiamento» allo stesso esercizio commerciale con esplosione di colpi d’arma da fuoco contro le saracinesche. La «storia» riportava la foto di Tarantino e in sottofondo un audio con voce maschile che, in dialetto napoletano, recita il testo «ti sei fatto male i conti, le scarpe non te le faccio proprio arrivare a mettere, non te lo dimenticare mai». Le indagini hanno accertato nell’agosto del 2023 l’attivazione di un nuovo profilo Tik Tok dal quale Tarantino rivendicava il quarto attentato, quello del primo maggio scorso, ai danni dello stesso esercizio commerciale, pubblicando una storia che riproponeva i fotogrammi in tuta nella sala colloqui, mentre la voce maschile, in napoletano, dice «Io osservo, conservo e poi al momento giusto ti presento il conto. E mi devi pagare per forza, che con me non tieni scampo».

Secondo la pm, «il fatto di preannunciare e rivendicare le azioni con messaggi ed espressioni simboliche, meditante l’uso dei social network, connotati da una notevole potenzialità diffusiva dei messaggi veicolati» costituirebbe per Tarantino «una ostentazione della propria caratura criminale con il chiaro intento di intensificare l’effetto intimidatorio delle sue condotte, in spregio alle conseguenze che possono derivargli dal fatto di essere identificato come autore». Allo stesso tempo, il ricorso ai social costituirebbe «una modalità per consolidare la forza» per determinare «soggezione nei riguardi della popolazione».

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