Oltre 300 occupati diretti, 1.500 impiegati nell’indotto. Sono i numeri sciorinati da Paolo Francia della Corset, Marco Malgara della Ice Yachts e Giulio Grimaldi della Fiart Mare, che vorrebbero insediare a Brindisi un cantiere per la nautica da diporto su 7-8 ettari. L’iniziativa imprenditoriale è stata favorita da Giuseppe Meo, presidente della «Sea Event» che organizza il Salone nautico di Puglia. «Produciamo scocche in vetroresina - ha spiegato Francia - e abbiamo nove stabilimenti in Italia. È demenziale realizzare un cantiere lontano dal mare. Da qui, il progetto della nautica a chilometro zero e quindi l’idea di Brindisi: i cantieri devono essere sull'acqua. In Puglia c'è poco in questo senso. Le vostre maestranze sono in giro per l'Italia, ho tanti fornitori e collaboratori dalla Puglia». C’è un «però» non trascurabile: al momento, nel porto non ci sono aree destinabili a queste iniziative. Tanto è vero che anche «Adriatic Green Shipyard», che voleva realizzare qui un cantiere per traghetti di ultima generazione, in mancanza di risposte sta pensando di investire altrove. Sia la banchina di Capo Bianco che la vasca di colmata di Costa Morena Est, che saranno pronte tra non meno di due anni, sono state candidate dall’Autorità portuale all’avviso pubblico del governo, che individuerà due aree nel Mezzogiorno dove ospitare le fabbriche di «floaters» per gli impianti eolici off-shore. Se Brindisi non dovesse essere scelta dal governo, allora la vasca di colmata potrebbe essere utilizzata per la nautica.
Per gli imprenditori della cantieristica, dunque, ci sono solo due opzioni: realizzare a proprie spese una colmata contermine a quella ex British Gas oppure attendere la realizzazione della vasca di colmata. Sempre che non serva per i floaters.