Sabato 06 Settembre 2025 | 22:36

Il pentito parla in udienza e conferma le accuse per il gruppo della Scu attivo a Tuturano

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Il pentito parla in udienza e conferma le accuse per il il gruppo attivo a Tuturano

Il collaboratore di giustizia, chiamato a testimoniare sui presunti capi, ha confermato l’accusa nei confronti del «signor Cinquelire, Giovanni Donatiello»

Martedì 16 Gennaio 2024, 14:15

In veste di collaboratore di giustizia, per la seconda volta in un’aula di tribunale, Pierluigi Chionna, 44 anni, di Francavilla Fontana, ha confermato l’accusa nei confronti del «signor Cinquelire, Giovanni Donatiello» riferendo ai giudici del tribunale di Brindisi e al pm della Dda di Lecce di aver ricevuto una richiesta di 50mila euro come «spartenza» sui guadagni del traffico di droga, con minaccia di morte nei confronti del suo figlioccio.

Donatiello, 62 anni, è imputato assieme a Francesco Campana, 51, con l’accusa di aver continuato a far parte della Sacra corona unita, entrambi con ruoli direttivi in seno alla frangia tuturanese. Sia i due imputati principali del processo, che il collaboratore erano collegati in videoconferenza. Donatiello, lo scorso 13 settembre, è stato condannato in abbreviato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso con riferimento alla pretesta del denaro, a conclusione del processo di primo grado in cui Chionna ha debuttato come pentito. Secondo l’accusa confermata dal tribunale, Donatiello «in concorso con Roberto Mazzuti e Salvatore Schiavone», anche facendo ricorso alle armi, avrebbe costretto Chionna, a «elargire una somma di denaro al gruppo mafioso operante a Oria» che sarebbe stato «guidato da Fabrizio Russo». Quest’ultimo avrebbe raggiunto Chionna in un distributore di benzina, sulla strada per Latiano e facendo riferimento a Donatiello, promotore della richiesta”, avrebbe preteso 50-60mila euro con dazione immediata di 25mila euro.

Chionna ha consegnato anche un memoriale in cui ha descritto la geografia del traffico di droga nel Brindisino, indicando i canali di approvvigionamento e di distribuzione e ha fatto riferimento a Donatiello e Campana. Per questo motivo, la pm Cannalire ha chiesto il suo ascolto come teste nel processo in corso davanti al collegio presieduto da Maurizio Saso.

Chionna ha precisato di «non avere motivo di accusare una persona, se a me non è stato fatto il suo nome» e di non aver mai incontrato Donatiello di persona: “Io non lo conoscevo, però le estorsioni a nome suo sono state fatte”.

Nei verbali depositati dalla pm, il collaboratore ha anche detto che, negli ultimi anni, la “combriccola” di cui avrebbero fatto parte Roberto Mazzuti, Fabrizio Russo e Salvatore Schiavone, “si vantava di aver abbandonato Francesco Campana per passare con Giovanni Donatiello”. Secondo la Dda, Campana avrebbe ricoperto il ruolo direttivo della frangia tuturanese della Scu dal carcere, mentre Donatiello all’esterno, in seguito alla scarcerazione dopo aver scontato in cella 30 anni continuativi come mandante dell’omicidio di Antonio Antonica, avvenuto nel 1989 a Mesagne. Donatiello è tornato in libertà nella primavera del 2018 ed è stato arrestato il 22 gennaio 2022.nell’ambito dell’inchiesta sul traffico di droga. Campana, detenuto al 41 bis e condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio D’Amico avvenuto sulla diga di Punta Riso, a Brindisi, il 9 settembre 2001 è stato accusato dai fratelli Antonio, al fine pena mai per l’omicidio di Massimo delle Grottaglie nel 2001 e Sandro morto suicida nel 2020.

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